"In sinergia con le determinazioni stabilite dal Governo nei DPCM 08/03/2020 e 09/03/2020 e i successivi Comunicati della CEI e della CEAM, ho disposto, nell’Arcidiocesi di L’Aquila, la sospensione delle Messe (festive e feriali), come anche la celebrazione delle esequie, delle nozze e dei battesimi fino al prossimo 3 aprile. Sono pure sospese, fino alla medesima data, tutte le attività catechistiche, formative e pastorali. I Vescovi e i Sacerdoti continueranno a celebrare l’eucaristia a porte chiuse (cioè, senza la presenza dei fedeli). Si consiglia la partecipazione alla liturgia, anche se “a distanza”, attraverso i moderni mezzi della comunicazione sociale".
A darne comunicazione è il Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo metropolita dell'Aquila.
In particolare, "per quanto attiene ai funerali i Sacerdoti provvedano ad impartire la benedizione del feretro presso il cimitero, riservando la partecipazione al rito della sepoltura ai soli familiari stretti, al fine di evitare assembramenti rischiosi. Quando questa contingenza sarà oltrepassata, si potrà prevedere con i parenti la celebrazione di una liturgia eucaristica comunitaria. Le chiese rimarranno aperte, ma si abbia la massima cura nel garantire il rispetto delle regole prudenziali emanate dall’Autorità civile e religiosa (universalmente note e pubblicate anche sul nostro sito diocesano): è fondamentale infatti che, in questi frangenti, gli edifici di culto mantengano la loro destinazione di luoghi di meditazione e di preghiera personale. Anche i Sacerdoti - come sempre hanno fatto - nel limite del possibile e nei modi prescritti, rimarranno “sul campo”, a disposizione dei fedeli che volessero ricevere la comunione, confessarsi o avere colloqui riservati".
Infatti "i Presbiteri, animati dalla carità pastorale, sono chiamati a spendersi “per”, a vivere “tra” e a camminare “con” la gente affidata al loro ministero, testimoniando lo stile e la dedizione del Signore crocifisso-risorto, Buon Pastore".
Aggiunge Petrocchi: "Nel Medioevo, quando un pericolo si avvicinava alle mura urbane, venivano suonate le campane a martello: era il segno che chiamava a raccolta i cittadini. Si dovevano immediatamente superare le divisioni faziose e gli antagonismi interni, così pure mettere da parte individualismi e gli interessi privatistici per convergere, compatti, verso la difesa del bene comune, che è il bene di tutti e di ciascuno. La diffusione del contagio da “coronavirus” rappresenta una grave minaccia per l’intera popolazione (a livello nazionale e planetario): la “controffensiva” a questo pericolo incombente richiede lo “stato-di-allerta” delle coscienze e l’adozione unanime di comportamenti adeguati. E’ il tempo della “co-responsabilità”, cioè di una convergenza di pensiero e di azione che postula un impegno “al plurale”, nel segno del buon “Noi”. Questo “scatto in avanti” della coscienza civile e religiosa esige saggezza condivisa e spirito di obbedienza alle norme (igieniche, sanitarie e sociali) fissate dalle legittime Autorità".
Le “discrepanze” etiche e le dissonanze comportamentali, proprio perché lesive del bene generale, vanno evitate con fermezza e con avveduta coerenza. "Per gli Aquilani questo “sussulto” emergenziale - provocato dall’epidemia da coronavirus - rappresenta un’ulteriore sofferenza che si abbatte sulla Comunità, già drammaticamente colpita dal sisma. Occorre una mobilitazione della preghiera (specie nelle famiglie), per chiedere a Dio di liberare il mondo e la nostra gente da questo flagello. Recentemente abbiamo consacrato la nostra Comunità ecclesiale e civile alla Madonna e vissuto due anni dedicati alla spiritualità mariana. Per questo, siamo certi che proprio “la” corona-del-rosario costituisca una formidabile risorsa per contrastare “il” corona-virus. Sono persuaso che, sostenuta dalla propria fede - temprata nei secoli dal confronto resiliente con gravi prove - la Comunità Aquilana si dimostrerà, anche questa volta, esperta nel sostenere l’impatto con difficoltà oscure ed impreviste. L’addestramento - avuto nel corso della propria storia - a reagire con dignità e perseveranza alle avversità, le consentirà di riuscire vincente in questa sfida, facendo leva sull’aiuto della grazia e con la forza proveniente dall’unità delle menti e dei cuori. Partecipiamo alla sofferenza dell’intera Nazione, condividendone rinunce e privazioni, ma anche siamo interamente coinvolti nello slancio, carico di speranza, verso il pieno superamento di questa insidia dolorosa. Esprimo, a nome di tutti, fraterna solidarietà alle persone colpite dalla malattia e fattiva riconoscenza verso coloro che - sul fronte delle Istituzioni, della Sanità, dell’Ordine pubblico, dei Servizi sociali - sono impegnati, con eroismo spesso anonimo, a combattere questa battaglia sotto la bandiera dell’altruismo e della collaborazione competente. Nel Signore, nostra Pasqua".