Da giorni si ripetono da più parti - partiti, sindacati, ordini professionali - appelli e richieste affinché il personale in forza alle strutture sanitarie, il più esposto al rischio di contagio da coronavirus, venga messo nelle condizioni di lavorare in piena sicurezza, sia attraverso un'adeguata dotazione dei dispositivi di protezione individuali sia mediante l'esecuzione dei tamponi.
D'altra parte, fino a ieri erano 4.824 i medici e infermieri contagiati, pari al 9% sul totale dei pazienti, una percentuale più che doppia rispetto a quella cinese stando allo studio pubblicato sul Journal of American Medical Association (3,8%). In provincia dell'Aquila, sono 5 i sanitari che hanno contratto il virus: un operatore del 118, una collega - originaria della Marsica - della dottoressa del San Salvatore trovata positiva nei giorni scorsi dopo aver avuto molti contatti con altri sanitari e pazienti, un operatore socio sanitario in forza al reparto di Geriatria dell'ospedale San Salvatore che è stato a contatto con il 69enne appoggiato dopo il ricovero nella struttura in attesa del tampone, per poi essere trasferito a malattie infettive e in ultimo in terapia intensiva, dove è morto sabato mattina. Dell'Aquila è anche l'oncologo che è in servizio all'ospedale di Teramo, in isolamento domiciliare.
Per questo, la Cgil L'Aquila ha deciso di passare dalle parole ai fatti presentando un esposto "per la mancata esecuzione del prelievo tampone a tutti gli operatori, ancorché asintomatici, della sanità pubblica e privata.
L'esposto - inviato alla procura, al prefetto, all'Inail, al ministero della Sanità e al direttore generale della Asl, Roberto Testa - fa seguito a quello presentato dal sindacato la scorsa settimana in merito alla mancata distribuzione al personale medico-sanitario di un congruo numero di dispositivi di protezione individuale.
"Alla luce di quanto previsto dalle vigenti disposizioni in merito al corretto utilizzo dei DPI, alla doverosa necessità di attuare un corretto piano di prevenzione contro la diffusione del virus ed alle procedure aziendali per la corretta gestione dei pazienti potenzialmente affetti da COVID-19 e tenuto conto altresì delle disposizioni contenute nei D.L., nei Dpcm e nelle Ordinanze del Presidente della Giunta Regionale, nonché delle disposizioni relative alla salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro" affermano Francesco Marrelli e Anthony Pasqualone, rispettivamente segretari provinciale della Cgil e segretario provinciale della Fp Cgil "le scriventi organizzazioni sindacali della Provincia dell'Aquila intendono inoltrare formale segnalazione/esposto affinché si verifichino le motivazioni della mancata esecuzione dei tamponi al personale sanitario in servizio presso le strutture Pubbliche e Private al fine innanzitutto di tutelare la salute dei lavoratori, ma anche al fine di interrompere ogni possibile catena di trasmissione del virus mediante l'individuazione di tutti i possibili casi sospetti e probabili, ancorché asintomatici, intervenendo con tutte le azioni necessarie così come previste dalle norme di Legge e, contestualmente, salvaguardare la salute di tutti gli operatori che, in un momento storico così critico e delicato, si adoperano ogni giorno per la garanzia del diritto costituzionale alla Salute".
Inoltre, continuano a giungere segnalazioni circa l'insufficiente/inesistente fornitura di idonei dispositivi di protezione individuale per il personale esposto con differenti modalità al rischio di contagio da COVID-19; "a tal proposito, chiediamo altresì di effettuare i dovuti accertamenti
sull'efficacia e funzionalità, anche in termini temporali, dei dispositivi consegnati fino ad oggi al personale e di quelli che verranno messi a disposizione. Chiediamo inoltre di verificare, in questa particolare contingenza dovuta all'emergenza Coronavirus, le procedure attuate dalla ASL nella gestione dei pazienti affetti da COVID-19 con conseguente individuazione di tutte le misure tecnico organizzative e procedurali atte ad evitare l'esposizione al contagio di tutto il personale in servizio anche ai sensi e per gli effetti del TUSL".
Festuccia: "Gravi le affermazioni di Grimaldi"
Sull'argomento interviene anche l'ex consigliere comunale Vittorio Festuccia, medico che per quarant'anni ha prestato servizio all'interno del S. Salvatore.
Festuccia fa riferimento in particolare alle affermazioni rilasciate dal dottor Alessandro Grimaldi, primario del reparto di Malattie infettive del nosocomio aquilano, all'emittente televisiva LaQTv: "La mia opinione" aveva detto Grimaldi "è che il tampone sugli operatori sanitari potrebbe essere utile se l'operatore è sintomatico; se l'operatore è asintomatico, non credo che il test rivesta una grande utilità".
"Ho deciso di evitare interventi su questioni politiche o sanitarie da quando ho smesso di fare politica e da quando sono andato in pensione" scrive Festuccia in una nota inviata a NewsTown "Questa volta però ho avuto un sussulto leggendo le dichiarazioni rilasciate al vostro giornale. In tale articolo si afferma che in un'intervista ad un'emittente locale è stato dichiarato che negli operatori sanitari il tampone potrebbe essere utile se l’operatore è sintomatico mentre è di scarsa utilità se l’operatore è asintomatico. Si asserisce ancora, in maniera lapalissiana, che gli operatori debbono proteggersi e debbono cautelarsi con idonei dispositivi per non trasmettere le malattie ai pazienti".
"La cosa più grave" afferma Festuccia "che viene dichiarata è che 'se facciamo il test e risultiamo positivi che succede, andiamo tutti a casa in quarantena?'. Un brevissimo commento è da parte mia necessario: l’inutilità del tampone negli asintomatici è oggi messa in discussione persino nelle persone non addette all’assistenza, gli idonei dispositivi di protezione non sono attualmente sempre disponibili. L’ultima affermazione non è degna di commento perché può giustificare la trasmissione della malattia da operatore a paziente. Oggi siamo in una situazione in cui abbiamo dei dati che sembrano dimostrare una riduzione della progressione della malattia e se al centro-sud, dove la malattia non è ancora esplosa, con pochi ma corretti atteggiamenti potremmo scongiurarne una diffusione più capillare e grave".