Si è costituito a Viareggio il 29 giugno, in occasione del secondo anniversario della strage ferroviaria del 2009. Il primo incontro - organizzato dal Comitato Familiari Vittime Casa dello Studente - si era tenuto a L'Aquila, il 5 aprile 2010. Presenti oltre 20 associazioni provenienti da tutta Italia.
Il Coordinamento Nazionale delle Associazione e dei Comitati si è ritrovato in città anche quest'anno, per ribadire gli impegni assunti a Viareggio: l'istituzione di un organismo di consultazione periodico, composto dai rappresentanti di ogni associazione e comitato; lo sviluppo e il consolidamento del dibattito e lo scambio di informazioni attraverso gli strumenti della rete; la reciproca solidarietà e sostegno, anche in fase processuale; la promozione di iniziative comuni.
"Il lavoro comune di più comitati dà ancora maggior forza alla nostra voce", sottolinea a NewsTown Antonietta Centofanti del comitato aquilano. "Una voce che chiede sicurezze e legalità nella gestione di un territorio, come di una fabbrica dove si parla di 'morti bianche' per nascondere veri e propri omicidi o di abitazioni imbottite di amianto, e penso alle Case White di Milano. Recentemente, sono morte altre tre persone. Ed Elena, che ha partecipato spesso ai nostri incontri, oggi non è qui perché si è gravemente ammalata. La nostra è una testimonianza forte che passa per la vita e la carne di ciascuno di noi: speriamo di convincere la politica - finalmente - ad occuparsi della vita, prima di ogni altra cosa".
"Sono cinque anni che una delegazione di Viareggio viene a L'Aquila - racconta Daniela Rombi, presidente dell'associazione familiari vittime della strage ferroviaria - per portare la nostra fattiva, concreta e materiale solidarietà a questa città meravigliosa, che è stata distrutta e che non trova ancora il verso di rialzarsi. Siamo convinti che la solidarietà tra le tante, troppe, stragi italiane sia un'arma per unirsi, per urlare insieme a chi dovrebbe sentire che la vita umana vale più di ogni altra cosa. E invece, i nostri politici continuano a far prevalere il profitto sulla vita umana".
Il 29 giugno 2014 saranno passati 5 anni. Anche a Viareggio. E i familiari continuano a chiedere verità e giustizia, come a L'Aquila. "Abbiamo appena iniziato il processo - spiega Daniela Rombi - e soltanto a maggio, con l'udienza del 14, il dibattimento entrerà nel vivo con le testimonianze dei familiari, dei sopravvissuti, e dei due macchinisti del treno. Fino ad ora, e sono passati 5 anni, noi non abbiamo avuto alcuna risposta".
"Il tempo è nostro nemico - sussurra - perché cancella la memoria e, purtroppo, nuove stragi si accavallano alle altre. Tocca a noi tener vivo il ricordo perché nessuno ci dà una mano. Per dire: il caro Governo Italiano, nel nostro processo, ha preferito prendere i soldi dei risarcimenti invece di costituirsi parte civile accanto a noi. Tutti ci voltano le spalle. Siamo noi che abbiamo purtroppo o per fortuna il dovere di tener vivo il ricordo".
Il 24 aprile sarà pronunciata la sentenza di cassazione del processo Thyssen Krupp. "E noi saremo lì con loro, per tenere vivo il dibattito. E' normale che le persone - con tutti i problemi che viviamo quotidianamente - dimentichino. Non deve accadere".
"E' fondamentale fare rete", incalza Gloria Puccetti, mamma di Matteo Valenti morto sul lavoro nel novembre di dieci anni fa. "Se pian piano qualcosa si sta muovendo, è anche grazie alla nostra azione di denuncia. Se pensiamo alle morti sul lavoro, nel 2004 la situazione era vergognosa: ora, con il processo alla Thyssen, si è aperto uno spiraglio. Tra i prossimi obiettivi del Coordinamento - ne abbiamo parlato ieri sera, qui a L'Aquila - c'è una proposta di legge per proteggere i familiari delle vittime di tutte le stragi. Siamo tantissimi: Thyssen, L'Aquila, Viareggio, Giampilieri, San Giuliano di Puglia. Le storie sono simili: dopo la tragedia, c'è l'abbandono delle istituzioni che sembra quasi vogliano proteggere coloro che sono stati artefici dei disastri piuttosto che le vittime. Non abbiamo alcuna garanzia nei processi, addirittura alcuni - come me - non hanno mai avuto un processo. E' fondamentale che si cominci a lavorare perché i familiari delle vittime siano tutelati in ogni forma. Ogni giorno, dobbiamo lottare, studiare, seguire i processi perché non ci fidiamo delle istituzioni. E questo non è giusto".
Sembra che tutto si metta in moto per proteggere gli artefici delle stragi italiane, si lascia andare Gloria Puccetti. E le sue parole ricordano tremendamento lo sfogo di Vincenzo Vittorini che ieri, a margine del convegno 'Sos24', ha denunciato ai microfoni di L'Aquila Blog "il lancio di ‘pizzini’ istituzionali in riferimento alla sentenza della Commissione Grandi Rischi. Noi, familiari delle vittime, abbiamo deciso di restare in silenzio in attesa del processo di appello", ha sottolineato il consigliere comunale. "Ci aspettavamo che facessero lo stesso le istituzioni, ma purtroppo non è così. E’ da ieri che sono iniziati i primi segnali, dalle parole del presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta, davanti al procuratore capo Fausto Cardella, presenti a L’Aquila, a oggi che ne hanno parlato sia Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento della protezione civile, sia Gianni Chiodi, sia il sottosegretario Giovanni Legnini, con riferimenti espliciti".
"La mia non è una richiesta ma una vera e propria minaccia. Nessuno si può permettere di influenzare l’opinione pubblica o la magistratura in prossimità del processo".
"L'Aquila è una ferita enorme", sottolinea Gloria Puccetti. "Quello che è successo qui è il massimo del degrado morale a cui è arrivato l'essere umano. Nessuno ha avuto rispetto delle vittime".