Mascherine chirurgiche introvabili o quasi.
L’ordinanza firmata lo scorso 26 aprile dal commissario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri, che ha imposto la vendita al pubblico a un prezzo massimo di 50 centesimi (da qualche giorno comprensivi anche di Iva), avrebbe dovuto mettere fine alle speculazioni (che in alcuni casi avevano fatto lievitare i prezzi anche fino a 6 euro) e aumentare gli stock a disposizione delle farmacie. Invece si fa ancora fatica a trovarle, come ha potuto constatare, in questi giorni, chiunque abbia provato ad acquistarle.
A cosa si deve questa penuria? Sostanzialmente al fatto che l’ordinanza ha ristretto il circuito dell’approvvigionamento a due soli grossisti, che operano su tutto il livello nazionale, vietando alle farmacie di rifornirsi su altri canali.
Un nuovo accordo firmato la scorsa settimana da Arcuri, Assofarm e Federfarma (le due associazioni che rappresentano le farmacie pubbliche e quelle private) ha stabilito che i distributori si impegneranno a consegnare altri 9 milioni di pezzi fino alla fine maggio.
Un quantitativo che rimane, però, insufficiente a coprire tutto il fabbisogno, come spiega anche Alessandra Santangelo, amministratore unico dell’Afm, l’azienda che gestisce le sei farmacie del Comune dell’Aquila: “Purtroppo, non appena le mascherine arrivano nei nostri presidi, vengono esaurite nell’arco di poche ore. Nelle ultime settimane ce ne sono state consegnate 1500, che sono una goccia nel mare”.
La situazione dovrebbe migliorare a partire dal prossimo mese: l’intesa con Assofarm e Federfarma prevede infatti che, da giugno, grossisti e distributori debbano garantire la consegna a tutte le farmacie italiane di 20 milioni di mascherine la settimana.
L’ordinanza di Arcuri e gli accordi integrativi successivi riguardano esclusivamente la distribuzione delle mascherine chirurgiche. Non quella dei guanti (diventati negli ultimi giorni pressoché introvabili) e delle mascherine FFP2, per le quali non è previsto alcun prezzo calmierato, visto che l’approvvigionamento dipende da un circuito di distribuzione differente.
Oltre a costare di più, questi dispositivi presentano anche un altro problema: “Per poter essere messe in commercio” spiega sempre Alessandra Santangelo “queste mascherine necessitano di un processo di certificazione molto lungo, che può durare anche un mese. Nell’80% dei casi, abbiamo dovuto scartare quelle che ci erano arrivate perché erano prive di certificazione oppure l’avevano ma non era idonea perché rilasciata da enti non accreditati”.
Per quanto riguarda invece le tre mascherine omaggio previste per gli over 65, l’Afm precisa che coloro che fossero fisicamente impossibilitati a recarsi nelle farmacie, possono comunque incaricare una terza persona tramite delega. Per evitare che ci siano abusi e che una stessa persona possa prendere più di tredispositivi, l’azienda ha sviluppato un software che consente di monitorare in tempo reale, attraverso il codice fiscale, chi ha già avuto accesso alla misura.