Giovedì, 09 Luglio 2020 15:26

L'Aquila, presentato il corso di laurea in Tecniche di protezione civile

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Nasce all’Aquila il corso di laurea in Tecniche della protezione civile e sicurezza del territorio, che entrerà a far parte dell’offerta formativa di Univaq a partire dal prossimo anno accademico.

Nato da un’intuizione della Protezione civile e della Regione (che lo ha finanziato con 750 mila euro) - a seguito delle emergenze che hanno flagellato l’Abruzzo negli ultimi anni (terremoti, nevicate, mareggiate, tragedia di Rigopiano) - in sinergia con l'Università dell'Aquila e in collaborazione l’ordine dei geometri della provincia dell’Aquila, il corso, di durata triennale, afferirà al Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile-Architettura e Ambientale (Diceaa).

Tecnicamente parlando, sarà un corso di laurea sperimentale professionalizzante: al termine del triennio, i laureati avranno tutte le competenze per entrare nel mercato del lavoro come esperti di attività di pianificazione di protezione civile e direzione dei soccorsi.

A presentare il corso a Palazzo Silone sono stati il capo dipartimento nazionale della Protezione civile Angelo Borrelli; il dirigente della Protezione civile regionale Silvio Liberatore; il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio;  il presidente dell’ordine dei geometri della provincia dell’Aquila Giampiero Sansone; il prefetto dell’Aquila Cinzia Torraco; il rettore di Univaq Edoardo Alesse; il direttore del Diceaa, il professor Angelo Luongo.

E’ stato proprio quest’ultimo a illustrare le specificità del corso: non il primo in Italia in Tecniche della Protezione civile ma il primo a nascere all’interno di un dipartimento di ingegneria, laddove gli altri già esistenti sono stati istituiti nell’ambito dei dipartimenti di scienze naturali.

Il percorso formativo, come detto, si articolerà in 3 anni: un biennio di lezioni frontali al quale seguirà un anno, l’ultimo, interamente dedicato a tirocini formativi che gli studenti potranno svolgere nelle varie strutture operative di Protezione civile. Al termine del triennio i laureati potranno conseguire la qualifica di geometra laureato e di ingegnere junior.

Queste le materie caratterizzanti: primo anno analisi matematica, fisica, chimica, geologia, geometria, informatica, disegno, meccanica delle strutture, tecniche di analisi e diagnosi territoriali, sicurezza dei trasporti, lingua inglese; secondo anno: rilevamento topografico e cartografia; idraulica applicata e costruzioni idrauliche; ingegneria geotecnica; sicurezza dei cantieri; valutazione della sicurezza strutturale e valutazione del rischio.

Il corso sarà a numero chiuso e sarà riservato a 50 studenti. L’inizio delle lezioni è previsto a novembre mentre le selezioni avverranno tramite test Cisia (in modalità virtuale) a settembre. Il bando per le iscrizioni al test sarà pubblicato la prossima settimana.

A tenere i corsi saranno 5 Rtda (ricercatori universitari a tempo determinato) ma durante il percorso ci saranno lezioni curate anche da funzionari della Pc nazionale e da rappresentanti di altri corpi e di altre istituzioni che fanno parte del sistema nazionale di Protezione civile.

“L’idea di questo corso” ha spiegato Silvio Liberatore “è quello di creare un professionista, uno specialista, una figura riconosciuta a livello nazionale alla quale i Comuni potranno affidare l’incarico di mettere su tutto il sistema locale di Protezione civile. Basti pensare che in Abruzzo, su 305 Comuni, solo 39 hanno il piano di Protezione civile. Il punto è che dove i piani mancano, mancano perché i sindaci hanno difficoltà a creare una struttura di Protezione civile. Questo accade soprattutto nei piccoli e medi Comuni, che sono l’80% del totale. La prima risposta in caso di emergenza o calamità viene proprio dalle strutture di Protezione civile comunali. Se queste non esistono, va in crisi tutto il sistema, che si basa su più livelli in base al principio di sussidiarietà”.

“L’attività di Protezione civile non si improvvisa” ha osservato Angelo Borrelli “C’è bisogno di professionisti per tutti i livelli in cui è strutturato il sistema e questo corso va proprio in questa direzione. Spero che in futuro la pubblica amministrazione faccia anche dei bandi specifici per reclutare professionisti formati ad hoc”.

“Questo corso non è una cattedrale nel deserto” ha dichiarato Alesse “ma va a inserirsi  in un tessuto culturale già stratificato. Ricordo che l’Università dell’Aquila ha già due master in gestione dell’emergenza, un laboratorio di geologia e sismologia e, unico ateneo in Italia, anche un’unità di crisi interna”.

"Nel mio programma di mandato - ha detto Marsilio - ho inserito alcuni capisaldi che oggi stiamo inverando. Uno è quello di far crescere la Regione Abruzzo attraverso un forte investimento sulla ricerca scientifica e sulla valorizzazione di un patrimonio di presenze storiche e tradizionali sul territorio come le università. Vogliamo mettere in rete questo sistema di ricerca, laboratori, atenei e accademie, tra loro e con il territorio, sviluppando un sistema territoriale della conoscenza che partendo dalle effettive esigenze faccia in modo che l'università non sia soltanto un luogo di pura ricerca accademica e scientifica scollegata dal resto del mondo, una torre d'avorio che non produce risultati apprezzabili".

Ultima modifica il Giovedì, 09 Luglio 2020 19:54

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