Riaprire le scuole di competenza provinciale, le scuole secondarie di secondo grado per intenderci, adempiendo alle richieste del Ministero dell'Istruzione per l'inizio delle lezioni fissato al 14 settembre (addirittura al 1 settembre per gli studenti che debbano recuperare delle materie), è impresa quasi impossibile.
A lanciare il grido d'allarme sono stati i presidenti delle province abruzzesi, Antonio Zaffiri (Pescara), Mario Pupillo (Chieti), Angelo Caruso (L'Aquila) e Diego Di Bonaventura (Teramo) che, ieri, hanno tenuto una conferenza congiunta a Pescara chiedendo che l'inizio dell'anno scolastico venga differito al 1° ottobre e che il Governo garantisca risorse certe. "I 750 mila euro di fondi europei assegnati ad ogni provincia non bastano per adeguare gli spazi, o crearne di nuovi nelle strutture scolastiche, nel rispetto di distanziamenti e protocolli di sicurezza anti Covid", la presa di posizione dei presidenti.
D'altra parte, i tempi sono strettissimi: "vanno prima presentanti i progetti di attuare, poi istruite le gare d'appalto o chiamate le aziende per via diretta, infine svolgere i lavori, e c'è agosto di mezzo"; e poi, le risorse a disposizione non sono sufficienti, hanno ribadito i presidenti di Provincia. Tra l'altro, "le risorse sono state assegnate ma non ancora in cassa e, d'altra parte, quando i soldi finiranno saranno gli Enti, già sofferenti, a dover anticipare le somme".
In Abruzzo, sono 56.929 gli studenti dei licei e istituti tecnici e professionali che dovranno tornare a scuola, tra il 1 e il 14 settembre; in questi giorni, si susseguono i sopralluoghi con gli uffici scolastici regionali e provinciali e con i presidi nelle scuole ma "siamo fortemente preoccupati per i ritardi e le lungaggini burocratiche", hanno ribadito Zaffiri, Pupillo, Caruso e Di Bonaventura. "C'è da pensare all'ampliamento degli spazi delle aule, cercarne di nuovi, per esempio utilizzando le aule magne e gli spogliatoi, tenendo sempre sotto controllo gli sviluppi dell'emergenza sanitaria".
Ciò che più preoccupa la squadra presidenziale "non è tanto il piano stanziale del distanziamento già messo quasi a punto" quanto "il piano dinamico che prevede l'obbligo di mascherina per ogni spostamento dentro e fuori la scuola". Non solo. Vanno previsti bus dedicati per ragazze e ragazzi costretti a viaggiare, riorganizzati gli ingressi e le uscite di sciurezza, adeguati gli impianti antincendio e antisismici, pianificate le sanificazioni degli ambienti, degli arredi, persino i turni in bagno, va garantito l'uso del gel disinfettante e anche del termoscanner che non è previsto nelle disposizioni ministeriali".
La situazione è particolarmente delicata in provincia dell'Aquila, 16 poli scolastici per 12.239 alunni, e nel cratere 2009 in particolare, dove emergenza si somma ad emergenza. Il presidente Angelo Caruso ha dichiarato: "Ci sta a cuore la salute dei ragazzi che devono avere tutti lo stesso trattamento, dichiariamo tutta la nostra contrarietà ai piani ministeriali, chiediamo che la riapertura delle scuole slitti almeno di un mese e più fondi. I presidi stanno facendo il possibile, ma non hanno libertà di azione".
Sulla stessa lunghezza d'onda il vice presidente e delegato all'edilizia scolastica, Vincenzo Calvisi. "Ci sono fortissime criticità, in particolare all'Aquila; penso al caso 'Cotugno'. Per noi, è praticamente impossibile raddoppiare gli spazi o aggiungerne di nuovi a quelli già previsti. I presidenti hanno giustamente chiesto un differimento delle aperture al 1° ottobre e risorse ulteriori; ad oggi abbiamo davvero pochi spiccioli. E' impraticabile dare seguito alle direttive del Governo in due mesi".
Aggiunge Calvisi: "in provincia abbiamo 31 edifici, e non sono tutti nelle stesse condizioni evidentemente; vi sono edifici vetusti e altri nuovi. Per alcuni non si porranno problemi, per altri sicuramente sì. Il caso aquilano è emblematico: il Liceo Scientifico è una scuola ad alta densità, così come l’Itis; il Cotugno può sopperire in qualche modo con i Musp ma abbiamo problemi sul Liceo musicale. Va fatta una valutazione caso per caso. A fine mese faremo una conferenza dei serivizi con i dirigenti scolastici, così da condividere, per quanto possibile, delle soluzioni, ma ripeto: il problema è di carattere economico, normativo e di tempi che sono davvero strettissimi".