Sei anni e mezzo dopo, si è concluso il processo Do ut des, legato ad un presunto giro di mazzette circolate per i puntellamenti effettuati nel post terremoto all’Aquila.
Gli imputati sono stati tutti assolti. La sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi.
L’inchiesta Do ut des, ad inizio 2014, travolse la giunta Cialente, costretto alle dimissioni, poi ritirate, per la risonanza mediatica che la vicenda aveva assunto, a L'Aquila e fuori dalle mura cittadine.
Era l’8 gennaio, lo ricorderete: di primo mattino, gli agenti della Squadra Mobile della Questura dell'Aquila, con la collaborazione di quelle di Teramo e di Perugia, eseguirono quattro misure cautelari in regime di arresti domiciliari nei confronti di Pierluigi Tancredi, all'epoca dei fatti contestati consigliere comunale d'opposizione con delega, per un breve periodo di tempo, al recupero e alla salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città; Vladimiro Placidi, ex assessore comunale; Daniela Sibilla, dipendente del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i suoi precedenti mandati di assessore; Pasqualino Macera, all’epoca dei fatti funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno.
Erano ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione.
Vennero iscritti nel registro degli indagati anche l’allora vice sindaco Roberto Riga, fatto dimettere immediatamente (al suo posto verrà nominato l'ex magistrato Nicola Trifuoggi), il dirigente comunale Mario Di Gregorio, Fabrizio Menestò, ingegnere di Perugia, e Daniele Lago, imprenditore della ditta Steda spa, il professionista che con le sue rivelazioni aveva fatto scattare l’inchiesta.
Le indagini, iniziate nel novembre del 2012, "hanno svelato l'esistenza di un sistema corruttivo - spiegarono gli inquirenti - secondo il quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post terremoto fornivano illecite dazioni, quantificate in circa 500mila euro, elargite nei confronti di funzionari pubblici quale contropartita per l'aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009".
Al centro dell'inchiesta finirono, in particolare, i lavori di puntellamento di Palazzo Carli e di un altro palazzo in via Accursio. I fatti facevano riferimento al periodo che andava dal settembre 2009 al luglio 2011.
L'operazione venne denominata Do ut Des proprio per sottolineare come gli indagati avessero creato - stando ancora agli inquirenti - “un sistema di tangenti ben radicato sul territorio aquilano”.
Nel marzo 2016, a più di due anni dagli arresti, venne messo un primo punto col giudice per l'udienza preliminare che decise di rinviare a giudizio 7 degli 8 indagati: Riga, Tancredi, Placidi, Sibilla, Macera, Menestò, Lago. Venne prosciolto da ogni addebito, invece, il dirigente comunale Mario Di Gregorio.
Da allora sono passati 4 anni e mezzo.
Nel corso del dibattimento Agostino Marcon, collaboratore dell’imprenditore Lago, aveva confessato di aver consegnato personalmente una tangente da 10 mila euro a Tancredi, che a sua volta l’aveva poi girata a Riga. Un'ammissione di colpevolezza in seguito alla quale gli increduli avvocati difensori degli imputati avevano chiesto al collegio giudicante di fermare la testimonianza per poter mandare gli atti in procura affinché Marcon venisse processato per concorso in corruzione. E così è andata.
Il grande accusatore però, risentito di nuovo a febbraio scorso, non più nelle vesti di testimone ma di imputato, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. E’ venuta meno, dunque, la prova d’accusa.
Nel mentre, Roberto Riga si era fatto invece interrogare e aveva deciso, unico tra tutti gli imputati, di non avvalersi della prescrizione - già scattata per tutti i reati di cui erano accusati gli imputati, eccetto che per la bancarotta fraudolenta contestata a Lago - e di essere giudicato.
Ha avuto ragione lui: oggi, è arrivata l'assoluzione piena per l'ex vice sindaco dell'Aquila e, così, per tutti gli altri imputati che, comunque, avrebbero beneficiato della prescrizione.