Più di due anni dopo, è stato messo un primo punto all'inchiesta 'Do ut des' che, nel gennaio 2014, travolse la giunta di Massimo Cialente, costretto alle dimissioni, poi ritirate, per la risonanza mediatica che la vicenda aveva assunto, a L'Aquila e fuori dalle mura cittadine.
Il giudice per l'udienza preliminare ha deciso per il rinvio a giudizio di 7 degli 8 indagati: si tratta di Roberto Riga, vice sindaco del Comune dell'Aquila fino alla notizia dell'inchiesta, fatto dimettere e sostituito da Nicola Trifuoggi, finito ai domiciliari a novembre 2015 per un altro presunto caso di corruzione; Pierluigi Tacredi, all'epoca dei fatti contestati consigliere comunale d'opposizione con delega - per un breve periodo di tempo - al recupero e alla salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città, coinvolto anche nell'inchiesta 'Redde Rationem'; Vladimiro Placidi, ex assessore comunale; Daniela Sibilla, dipendente del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i suoi precedenti mandati di assessore; Pasqualino Macera, all’epoca dei fatti funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno Spa; Fabrizio Menestò, ingegnere di Perugia; Daniele Lago, imprenditore della ditta Steda Spa che con le sue dichiarazioni ha dato origine all’inchiesta.
Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, millantato credito, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita.
Esce dall'inchiesta, invece, il dirigente comunale Mario Di Gregorio: il gup, Guendalina Buccella, ha deciso per il non luogo a procedere. Non sono stati trovati riscontri per sostenere in giudizio l'accusa di abuso d'ufficio che pendeva su Di Gregorio.
La prima udienza dibattimentale è stata fissata per prossimo 6 ottobre, innanzi al tribunale collegiale.
La vicenda
E' la mattina dell'8 gennaio 2014. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura dell'Aquila, con la collaborazione di quella di Teramo e di Perugia, eseguono quattro misure cautelari in regime di arresti domiciliari - più altre perquisizioni, in ditte, abitazioni e nelle stanze del Comune di L'Aquila - nei confronti di Pierluigi Tancredi, Vladimiro Placidi, Daniela Sibilla e Pasqualino Macera ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione.
Le indagini, iniziate nel novembre del 2012, "hanno svelato l'esistenza di un sistema corruttivo, secondo il quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post terremoto fornivano illecite dazioni, quantificate in circa 500mila euro, elargite nei confronti di funzionari pubblici quale contropartita per l'aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009", spiegheranno gli inquirenti.
Al centro dell'inchiesta, i lavori di puntellamento di Palazzo Carli e di un altro palazzo in via Accursio. I fatti-reato si riferiscono al periodo che va dal settembre 2009 al luglio 2011.
L'operazione viene denominata "Do ut Des" proprio per sottolineare come gli indagati - oltre agli arrestati c'erano l'allora vice sindaco Roberto Riga, il dirigente comunale Mario Di Gregorio, Fabrizio Menestò e Daniele Lago - avessero creato un sistema di tangenti ben radicato nel tempo e sul territorio aquilano, al fine di ottenere delle dazioni di denaro per l'aggiudicazione di alcuni appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009. Alcuni indagati, inoltre, si sarebbero indebitamente appropriati, previa contraffazione della documentazione contabile, della somma di circa 1.250.000 euro, relativa al pagamento di parte dei lavori. A far rumore, la notizia che anche i moduli abitativi provvisori (Map) sarebbero stati usati come vere e proprie tangenti.
Dalle indagini risultò che gli imputati Placidi, Macera, Tancredi e Sibilla giustificavano formalmente i versamenti che giungevano loro dalla ditta di Bassano del Grappa, Steda s.p.a., incaricata dei lavori di messa in sicurezza, tramite due società: la Pro.ges di Placidi e la DA.MA Consulting Srl di Paqualino Macera, in cui operavano anche Pierluigi Tancredi e Daniela Sibilla. Versamenti che giungevano per consulenze ritenute fittizie dagli investigatori.
Tancredi, tramite il suo avvocato Maurizio Dioniso, si è sempre difeso, parlando di consulenze amministrative legittime come mediatore di affari (o broker): in altre parole, avrebbe semplicemente messo in contatto committenti e ditte appaltatrici.
Do ut des: si, ma quanto? E quando?
A cura di Alessandro Tettamanti
SETTE sono gli imputati (erano 8, Di Gregorio - come detto - è uscito dall'inchiesta).
DUE sono i Palazzi del centro storico al centro dell'inchiesta per via dell'assegnazione dei lavori di messa in sicurezza per cui si sarebbero consumati i favori che intrecciano politica e ricostruzione. Sono Palazzo Carli e il palazzo di Via Accursio facente parte dell'aggregato ALTOMAC.
DUE sono le imprese di costruzione da cui è partita l'inchiesta. La Steda S.P.A con sede a Bassano del Grappa, il cui titolare, Daniele Lago, è indagato, e la ditta aquilana Silva Costruzione Srl, parte offesa nella vicenda dei puntellamenti di Palazzo Carli che gli furono assegnati dal Comune. La ditta Silva fu praticamente costretta a costituirsi in ATI (associazione temporanea d'impresa) con la Steda dopo il secondo Sal (Stato Avanzamento Lavori) di Palazzo Carli. Dal contenzioso in sede civile tra queste due ditte, riguardante il pagamento del terzo Sal, è partita l'indagine.
Una Ati favorita - stando agli inquirenti - dal dirigente comunale all'ufficio ricostruzione Di Gregorio, che però ha sempre detto di non aver mai suggerito nessuna ditta - e definita anomala per varie ragioni da parte degli inquirenti, dato che per esempio la ditta più piccola avrebbe svolto i lavori mentre a quella più grande sarebbe spettata la parte amministrativa.
DUE sono le società attraverso le quali gli imputati Placidi, Macera, Tancredi e Sibilla giustificavano formalmente i versamenti che giungevano loro dalla Steda s.p.a. per farla entrare nei lavori di messa in sicurezza: la Pro.ges di Placidi e la DA.MA Consulting Srl di Paqualino Macera e in cui operavano anche Pierluigi Tancredi e Daniela Sibilla.
7.200 euro la rata mensile che Steda aveva pattuito di pagare come consulenza alla società DA.MA per una durata di 12 mesi e per un totale di 86.400 euro, oltre alle percentuali per ogni singolo lavoro.
43.200 euro i soldi effettivamente erogati secondo gli inquirenti per pagare le prime sei mensilità.
5 i Map che, secondo l'accusa, Lago avrebbe consegnato a Tancredi come saldo della pattuizione originaria. Map dal valore di 40.000euro ciascuno (per un totale di 200.000euro).
12.000 euro sempre secondo gli inquirenti sarebbero stati consegnati in assegni contanti a Sibilla sempre per saldare la cifra pattuita nell'ambito dei favori.
30.000 euro la cifra che secondo l'accusa sarebbe stata versata da Lago all'allora vice sindaco Riga affinché intervenisse per garantire alla Steda i lavori di messa in sicurezza dell'immobile facente parte del consorzio Alto.Mac in Via Accursio, poi aggiudicati da un'altra ditta.
10.000 euro la parte di denaro contante effettivamente consegnata secondo l'accusa da Lago a Riga tramite Tancredi per i lavori di messa in sicurezza del palazzo in via Accursio facente parte dell'aggregato Alto.Mac, poi aggiudicato ad un'altra ditta.
87.600 euro (Iva inclusa) la somma complessiva promessa dalla Steda alla Pro.ges la società di Placidi per far entrare la Steda nei lavori di Palazo Carli.
24.000 euro la cifra versata effettivamente secondo gli inquirenti il 15 febbraio 2010 da Steda a Pro.ges, la società dell'allora assessore Placidi, giustificata come pagamento di un progetto di ingegneria che l'accusa ritiene sia stato in realtà prodotto dalla stessa Steda.
1.268.000 euro invece è il pagamento del terzo Sal (al centro dell'inchiesta) per i lavori di messa in sicurezza di Palazzo Carli che finiscono sul conto della Banca Popolare di Verona (a cui la Steda ha fatto cessione del credito) invece che alla ditta Silva che secondo gli inquirenti ha effettivamente effettuato pressochè tutti i lavori ma che dopo il secondo Sal è praticamente costretta a costituire un Ati (associazione temporanea di impresa) con la ditta Steda.
1.600.000 euro il costo stimato dall'ingegner Menestò per la messa in sicurezza di Palazzo Carli affidato alla ditta Silva.
620.000 euro la cifra massima per cui la ditta Silva è abilitata ad efffettuare lavorazioni in quanto in piossesso di un SOA cat OG2 cat II ragion per cui dopo il secondo Sal è praticamente costretta a costiuirsi in un'ATI con la Steda.
60.000 euro la tangente richiesta da Macera a Lago per una fornitura di Map da 30milioni, pari allo 0,2% quindi del valore complessivo. In tale filone Macera è indagato per millantato credito nei confronti dell'ex vice capo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinisi, estraneo ai fatti. La riserva infatti sarebbe caduta comunque e Macera non aveva nessuna influenza su De Bernardinis.
Ma quando? Altrettanto interessante è la ricostruzione dell'inchiesta lungo la linea del tempo.
Qualche data:
- 2009-2011 il periodo a cui si riferiscono i fatti contestati
- 2012 l'inizio delle indagini
- 16/5/2009 L'Ance e l'Api stilano l'elenco delle imprese di "serie competenza" cui demandare in via prioritaria "a chiamata diretta" i lavori di messa in sicurezza. In questa lista c'è la ditta Silva e non la Steda
- 22/10/2009 viene costituita la società DA.MA di Macera il cui amministratore reale secondo l'accusa era Tancredi coadiuvato da Sibilla
- 18/11/2009 la data del contratto tra la Steda S.p.a. e la società DA.MA
- 19/11/2009 viene formalizzata con rogito del notaio l'ATI tra Silva e Steda
- 23/11/2009 la stipula contratto tra Steda e Pro.ges. la società di Placidi
- 15/12/2009 Placidi viene nominato Assessore al Comune dell'Aquila dal Sindaco Massimo Cialente.
Puntellamenti, Di Gregorio: "Imprese in ufficio con consiglieri e assessori"
Nel gennaio 2015, Mario Di Gregorio - prosciolto da ogni accusa - ha reso dichiarazioni spontanee ai pm David Mancini e Antonietta Picardi nell'ambito dell'inchiesta 'Do ut Des'.
Nel periodo durante il quale volarono milioni di euro negli affidamenti diretti per i puntellamenti del centro storico colpito dal terremoto, "la maggior parte delle ditte veniva accompagnata da qualcuno in ufficio", ha raccontato l'ingegnere aquilano, sottolineando come, secondo lui "si potesse trattare di un modo di fare quasi naturale, magari per ispirare più fiducia".
Non si trattava di pressioni, ma di vere e proprie "indicazioni" di imprese, che venivano sempre accompagnate da "qualche consigliere o assessore, o precedute da qualche telefonata". Tra i più presenti, proprio uno dei protagonisti dell'inchiesta 'Do ut des': il broker, ex assessore e consigliere, Pierluigi Tancredi: "Era molto presente", ha ribadito Di Gregorio ai due pm.
L'ex dirigente comunale ha citato anche il sindaco Cialente, in relazione alla nomina di Tancredi come delegato comunale per la ricostruzione del centro storico: "Tancredi ti affiancherà in questa cosa perché è una persona esperta, diciamo smaliziata...", ha detto di ricordare Di Gregorio a proposito di una telefonata ricevuta dal primo cittadino, prima della nomina. Il sindaco ha sempre negato di aver mai parlato con Di Gregorio della nomina dell'allora consigliere comunale.
Di Gregorio - nel corso della deposizione - ha citato anche alcune delle imprese che sarebbero state caldamente "sponsorizzate" da Tancredi: la Steda Spa di Daniele Lago - anch'egli indagato - l'aquilana Dipe Costruzioni e Opera Srl, impresa molisana con base a Sant'Eusanio Forconese (L'Aquila).