Venerdì, 02 Giugno 2017 21:27

'Do ut des', sequestro di 900mila euro alla Steda spa: appropriazione indebita

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La Squadra Mobile della Questura dell’Aquila ha sequestrato circa 900 mila euro dal conto della curatela fallimentare dell’impresa edile vicentina Steda Spa, già impegnata in lavori di ricostruzione post-terremoto 2009 e al centro dell’inchiesta “Do ut des” [Leggi qui] della Procura della Repubblica su presunte tangenti negli appalti privati; quattro le misure cautelari in regime di domiciliari che avevano scosso la 'politica' cittadina, con le dimissioni - nel gennaio 2014 - del vicesindaco Roberto Riga, indagato.

Ad oggi, il processo è in fase d'istruttoria dibattimentale; nel marzo 2016, infatti, sono stati rinviati a giudizio 7 degli 8 indagati: oltre a Riga, Pierluigi Tacredi, all'epoca dei fatti contestati consigliere comunale d'opposizione con delega - per un breve periodo di tempo - al recupero e alla salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della città, e coinvolto anche nell'inchiesta 'Redde Rationem'Vladimiro Placidi, ex assessore comunale; Daniela Sibilla, dipendente del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i suoi precedenti mandati di assessore; Pasqualino Macera, all’epoca dei fatti funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno Spa; Fabrizio Menestò, ingegnere di Perugia; Daniele Lago, imprenditore della ditta Steda Spa che con le sue dichiarazioni ha dato origine all’inchiesta.

Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, millantato credito, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita.

Il sequestro disposto eseguito dalla Mobile, su disposizione del sostituto procuratore David Mancini, nasce da uno stralcio dell'inchiesta penale, con l'accusa di appropriazione indebita formulata, al momento, contro ignoti.

L’indagine è partita da un esposto dell’azienda aquilana Silva che accusa la Steda d'appropriazione indebita per aver incassato il quarto e quinto stato di avanzamento dei lavori (Sal) della commessa per l’intervento di ristrutturazione di palazzo Carli, sede del rettorato dell’Università, per oltre 1 milione di euro; all'epoca dei lavori, le due società erano in associazione d'impresa.

L’indagine dovrà dimostrare anche i motivi per i quali il Comune ha pagato il Sal alla Steda nonostante, come scrivono i legali della Silva nella denuncia, la ditta del capoluogo avesse comunicato ai funzionari dell’ente che c’erano decreti ingiuntivi per spettanze non pagate da Steda a Silva.

Stando alle ipotesi accusatorie che hanno portato all'inchiesta, la Steda sarebbe stata imposta alla Silva come partner da alcuni degli indagati - Tancredi, Placidi e Sibilla in particolare - tanto che si procedette alla costituzione dell'associazione temporanea d'impresa. E proprio su questa circostanza punta, stando a quanto si apprende da fonti giudiziarie, la difesa dell’amministrazione comunale, chiamata in causa in questo nuovo filone: Steda era capofila dell'Ati, dunque è all'impresa edile vicentina che vennero indirizzati i pagamenti.

 

Ultima modifica il Venerdì, 02 Giugno 2017 23:20

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