E' successo nel tardo pomeriggio di sabato nella desolata area industriale di Pescara, nei pressi della Tiburtina. Lui, Gianfranco Di Zio 48 anni - che lavorava come falegname ed autista - era in macchina con sua figlia di cinque anni e la sua ex compagna, madre della piccola - un'operaia di 44 anni - quando ha cosparso sé stesso e l'auto di alcool e ha acceso il fuoco.
La donna è riuscita a scappare provando a strappare la bimba dall'abbraccio omicida del padre, senza riuscirci. Lei stessa ha riportato ustioni di secondo grado nel 45% del corpo e lotta tra la vita e la morte all'Ospedale San'Eugenio di Roma.
La storia dal finale orrendo, è simile a molte altre. Ad aprile dello scorso anno la donna aveva denunciato l'uomo per maltrattamenti e lui era stato allontanato dall'abitazione di Cepagatti dove vivevano. Di Zio aveva rimediato una condanna ad un anno di reclusione e avrebbe potuto incontrare la figlia solo una volta a settimana, a scuola, alla presenza di un assistente sociale.
Tuttavia l'ex-compagna gli permetteva di vederla anche fuori dagli orari consentiti proprio come sabato, quando i tre erano stati a pranzo dalla nonna paterna. Usciti di lì si è consumata la tragedia. Secondo la ricostruzione della Squadra Mobile pescarese la donna era al volante e Di Zio seduto al fianco.
Cosa sia accaduto di preciso lo potrà raccontare soltanto la donna, se riuscirà a sopravvivere.