Usare la rete delle 1700 farmacie comunali italiane per la vaccinazione anti Covid, una volta che il farmaco sarà messo in commercio e pronto per la distribuzione.
A proporlo al ministro della Salute Roberto Speranza è Venanzio Gizzi, presidente nazionale Assofarm.
La nota di Gizzi
Fin dall’inizio dell’emergenza pandemica, tutto il movimento italiano delle farmacie comunali ha sinceramente apprezzato gli enormi sforzi profusi da Lei personalmente e da tutto il Ministero della Salute. Apprezzamento che, ci creda, è rafforzato dalla consapevolezza che il sistema sanitario italiano ha dovuto affrontare i problemi attuali dopo anni in cui lo stesso ha subito un progressivo disimpegno in termini di investimenti pubblici.
Forti di questa sua sensibilità, ci permettiamo di portare alla Sua attenzione un tema che negli ultimi mesi ha impegnato con entusiasmo tutte le 20.000 farmacie territoriali pubbliche e private italiane.
Le ultime notizie danno come vicino il momento in cui una prima consistente tranche di vaccini anticovid sarà disponibile nel nostro paese. Abbiamo appreso, inoltre, che è in fase di predisposizione il piano nazionale per la vaccinazione contro il Coronavirus.
La rapidità dispensativa del farmaco sarà certamente auspicabile: verrebbe quanto prima tutelata la salute dei cittadini in condizione di maggior rischio, e si eviterebbero isterie collettive innestate da eventuali difficoltà di accedere ad una cura esistente ma non reperibile.
Attualmente la legislazione italiana limita la pratica vaccinale ai soli medici e infermieri. Una disposizione certamente corretta dal momento che altri professionisti della salute non sono stati formati al riguardo.
La recente esperienza della vaccinazione antinfluenzale sta però dimostrando come la rete nazionale dei medici di medicina generale e i centri di vaccinazione delle strutture sanitarie non sono, da sole, in grado di rispondere alla sfida di una vaccinazione massiva da effettuarsi in tempi strettissimi.
Di fronte a tale situazione, le farmacie territoriali italiane ritengono di costituire una grande opportunità per tutto il sistema sanitario nazionale.
Siamo una rete di presidi sanitari uniformemente presente su tutto il territorio italiano e le indagini statistiche confermano da anni l’elevato gradimento ed una solida fiducia da parte dei nostri concittadini.
L’estensione della dispensazione vaccinale anche ai farmacisti richiede senza dubbio una loro preventiva e adeguata formazione tecnica oltre ad una organizzazione degli spazi dedicati dalla farmacia in grado di assicurare la totale sicurezza delle procedure.
Ciò è già avvenuto in altri 36 paesi del mondo, e tra essi figurano sistemi sanitari avanzati come quelli del Portogallo, Francia, Svizzera, Norvegia, Gran Bretagna e Svezia.
Assofarm, già da qualche anno, ha la responsabilità della presidenza dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali (UEFS) e, mi creda signor Ministro, durante i nostri frequenti incontri risulta davvero incomprensibile ai nostri partner sapere che in Italia il farmacista non è abilitato alla pratica della vaccinazione.
Nelle ultime settimane anche il contesto italiano ha registrato un fermento degno di nota. Dopo il parere negativo del CTS alla volontà della Regione Lazio di praticare il vaccino antinfluenzale presso circa 400 farmacie locali, le rappresentanze dei Medici di Medicina Generale hanno espresso il loro favore ad un coinvolgimento dei farmacisti, a condizione che ciò sia preceduto da adeguate riforme legislative.
E’ a tal proposito, signor Ministro, che ci permettiamo di disturbarLa in un momento così delicato. Riteniamo, a buon conto, che vi siano tutte le condizioni per creare un sistema distributivo in grado di vincere la più importante sfida sanitaria della nostra storia.
Le quasi 1.700 farmacie comunali italiane, che mi onoro di rappresentare, in tempi rapidissimi possono organizzare ed avviare percorsi formativi per i loro professionisti.
I nostri farmacisti e i nostri manager possono vantare competenze organizzative maturate nelle recenti collaborazioni con il SSN in tema di test sierologici e tamponi rapidi.
A fronte di tale impegno, facendo eco a quanto recentemente affermato dai medici di medicina generale e da noi condiviso, sarebbe opportuno un rinnovato inquadramento normativo che chiarisca ruoli e competenze, che riduca intoppi burocratici, che permetta a tutti i professionisti impegnati sul campo di lavorare serenamente senza timori di natura legale.
Abbiamo poco tempo a disposizione ma è sufficiente per organizzarci in merito.
Certo della sua considerazione per quanto abbiamo esposto, nel rinnovarLe la gratitudine e la stima di tutto il movimento italiano delle Farmacie Comunali per quanto Lei e il Governo state facendo per il Paese, Le chiedo un incontro, compatibilmente con gli impegni istituzionali che Lei giornalmente sostiene, al fine di programmare le prassi più efficaci che garantiscano il pieno raggiungimento degli obiettivi della prossima vaccinazione. In attesa di riscontro, le esprimo le mie più vive cordialità.