Lunedì, 23 Novembre 2020 11:49

Jane's Walk: intervista a Giulia Tomassi, presidente dell'Urban Center

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Di Quirino Crosta - Salutiamo Giulia Tomassi, presidente dell’Urban Center dell’Aquila con cui chiudiamo l’edizione della passeggiata virtuale e cominciamo invece nuove riflessioni elaborate e maturate a seguito della passeggiata in presenza dell’edizione dello Street Science 2020.

Buon pomeriggio a tutte e tutti, grazie per averci dato voce e per averci coinvolto in questa bellissima passeggiata anche se soltanto virtuale. Ricordo quando lo scorso anno ci siamo mossi dal centro dell’Aquila ed è stata un’esperienza davvero istruttiva e coinvolgente.

Grazie Giulia e grazie per il tuo intervento.

Vorrei ringraziare anche tutte le persone che sono intervenute prima di me perché queste occasioni sono sempre importanti per non sentirsi troppo soli e anche per sentirsi dentro a percorsi con importanti affinità.

Cosa ti porti di questa conclusa passeggiata virtuale?

Mi sono ritrovata in tante cose che sono state dette e ho ritrovato in quelle parole anche l’azione dell’Urban Center L'Aquila, per cui è stata una passeggiata molto interessante e piacevole. È stato anche bello vedere che ci sono tante sensibilità così attive. È fondamentale. È fondamentale che tutti i cittadini e le cittadine si sentano attivi e riprendano in mano il proprio status di cittadino, affinché non siano cittadini distratti.

C’è una riflessione o un tema affrontato che hai condiviso particolarmente?

Nel suo intervento Giovanni Cialone ha accennato “ai paesi fantasma che scompaiono per colpa di una distrazione collettiva”. Noi possiamo cercare, attraverso una cultura della partecipazione, e qui ritorniamo alla formazione dei ragazzi e a anche per le persone di tutte le età, di ricominciare a fare insieme: per prenderci cura di ciò che ci riguarda collettivamente.

C’è ancora bisogno di parlare di partecipazione?

Dobbiamo assolutamente parlare di cultura della partecipazione perché il metodo partecipativo apre alla possibilità di una gestione profondamente democratica della “cosa pubblica”. Si è fatto cenno alla sussidiarietà, che è un principio tutelato dall’Art.118 della nostra Costituzione, il quale prevede che "Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà".

E cioè?

Al riguardo è importante evidenziare che il perseguimento dell’interesse generale riguarda anche l’azione dei cittadini, ma è fondamentale ribadire altresì che le Istituzioni sono chiamate assolutamente a sostenere queste sfere di autonomia.

E l’Urban Center come agisce quello di cui si è detto?

È il motivo per cui l’Urban Center L’Aquila, che è una rete di circa 40 realtà e molte delle quali fanno parte di questa passeggiata di oggi, si occupa di promuovere progetti di partecipazione dal basso per incontrarsi con le Istituzioni, perché spesso le Istituzioni fanno azioni che non rispondono alle reali esigenze dei cittadini e delle cittadine e ai reali bisogni dei territori.

Con quali metodi intendete portare avanti questo obiettivo?

Noi cerchiamo di creare questo ponte e questo dialogo attraverso i tavoli di partecipazione (sono lo strumento della partecipazione, della consultazione, del confronto, della collaborazione, della programmazione e della valutazione finalizzato alla realizzazione di un sistema di Welfare locale basato sul principio della sussidiarietà orizzontale a cui accedono gli attori o portatori di interessi per discutere e raggiungere un accordo su un obiettivo comune circa una determinata questione).  

Cosa riporteresti all’interno dell’Urban Center della Jane’s Walk?

E qui ritorniamo alla circolarità di cui abbiamo parlato prima. E’ evidente che sono tantissimi gli spunti e le connessioni tra le tante realtà che si muovo e che fanno della sussidiarietà il principio base della loro azione, quindi parlare di cultura della partecipazione è sostanziale e dobbiamo assolutamente portare avanti questo cambiamento corale, perché è un cambiamento che ci porta a stare nelle cose in maniera diversa, con uno sguardo diverso, per creare non una distrazione collettiva, ma un’intelligenza collettiva.

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