Martedì, 24 Novembre 2020 20:27

Aumentano le richieste di aiuto al Centro Antiviolenza dell’Aquila: le iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne

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In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, istituita nel 1999 dall’assemblea generale delle nazioni unite, tornano a mobilitarsi le donne della rete italiana Non una di Meno, progetto che riunisce numerose realtà che promuovono politiche partecipative autonome per affermare l'autodeterminazione delle donne contro la violenza maschile.

Tante le iniziative in programma nelle piazze ma anche in rete, con eventi e momenti di confronto che si svolgeranno online. A L’Aquila, nel rispetto delle misure anti-contagio, si terrà un’azione dimostrativa (alle 15 alla rotatoria nei pressi della Questura) promossa dal collettivo Fuori Genere. All’iniziativa hanno aderito l’associazione Donne TerreMutate, il Centro Antiviolenza L’Aquila, le Donne Democratiche provincia dell’Aquila , Pamela Soncini, Carla Cimoroni, la Biblioteca delle Donne Melusine, il Circolo Provinciale Arcigay Massimo Consoli L'Aquila, il Coordinamento Donne Uil, il Coordinamento Donne SPI CGIL della Provincia di L’Aquila, Articolo 1 L’Aquila, e Link L’Aquila – Studenti Indipendenti.

Il 25 novembre - si legge nella nota diffusa dalle organizzatrici - è la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere. Una giornata che negli ultimi anni ci ha vist* in migliaia inondare le strade di Roma e che ha, di fatto, unito le nostre piccole realtà creando una rete femminista più solida. Oggi però, in piena pandemia, ci vediamo costrette a rimodulare questa giornata in una forma più ristretta ma non per questo meno incisiva. Non rinunceremo a questa giornata perché vogliamo condividere paure, dolore, isolamento e solitudine, lo facciamo da sempre, ne abbiamo ancora più bisogno ora che la vulnerabilità delle nostre vite è esplosa, così come l’interdipendenza delle relazioni e i bisogni della cura del vivere”.

Non siamo tutti e tutte sulla stessa barca”, affermano ancora le organizzatrici. La pandemia di Covid ha avuto infatti un impatto diverso se si guarda al genere. Problemi strutturali e mai sanati hanno reso ancora più pesanti gli effetti dell’emergenza sulle donne: hanno avuto più problemi sul lavoro perché impiegate nei settori più colpiti dalla crisi e nell’economia sommersa, sono state penalizzate dall’incremento del divario retributivo di genere e dall’aumento del lavoro di cura e di quello domestico.

L’impatto della pandemia sulle donne assume contorni ancora più drammatici davanti all’aumento dei casi di stupro, maltrattamenti e femminicidi registrato dopo il lockdown dello scorso marzo. Una vera emergenza nell’emergenza che le operatrici e le volontarie dei centri antiviolenza hanno fronteggiato per lo più sole. Negli ultimi nove mesi il Centro Antiviolenza dell’Aquila ha accolto 52 donne, di cui 9 straniere, venti in più rispetto al 2019, quando i contatti al Cav, nell’arco di tutto l’anno, erano stati 36, con 9 donne straniere.

“In linea con quanto accaduto nel resto d’Italia, anche il nostro Cav ha visto un incremento delle richieste durante l’emergenza - afferma a NewsTown la presidente del Cav Donatella Tellini, Simona Giannangeli che spiega come tutte le richieste si siano concentrate tra aprile e maggio perché “nonostante il nostro centro non abbia mai smesso di lavorare, continuando a garantire consulenza legale e psicologica via Skype, a marzo il telefono non ha mai squillato”. Un dato grave e significativo che suggerisce come le donne durante il lockdown “non avessero nessun margine di sicurezza a chiamarci da casa o a decidere di andare a fare una denuncia senza sapere chi avrebbe dovuto lasciare casa e soprattutto in che tempi".

Anche il dato relativo ai "primi contatti" è significativo dell'acuirsi della violenza domestica durante la prima ondata: tutte le richieste giunte tra aprile e maggio fanno riferimento a donne che non si erano mai rivolte a un Centro Antiviolenza. “A febbraio 2020 le donne accolte erano 18, a fine maggio eravamo già 38. Nel primo mese di emergenza - spiega Giannangeli - era quasi impossibile per queste donne ricevere aiuto considerando che il primo colloquio richiede molto tempo, concentrazione e silenzio, di certo non si poteva sostenere mentre si faceva la spesa o si comprava il giornale”.

Per Giannangeli non c’è stato un adeguato sostegno da parte delle istituzioni. “Quello era il tempo in cui uno stato avrebbe dovuto emanare con rapidità e concretezza tanti ordini di allontanamento dei maltrattanti invece di mettere le donne nella condizione di non sapere dove andare nel momento in cui decidevano di denunciare. La pandemia ha evidenziato ancora di più tutta la inadeguatezza della risposta che danno le istituzioni a questo tipo di problema e ha sottolineato che per le donne il virus più duraturo è quello della violenza maschile. Forse troveranno il vaccino per il Covid ma per la violenza maschile non pare esserci nulla”.

Nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria e la scarsa attenzione da parte delle istituzioni, le operatrici del Cav Donatella Tellini sono riuscite ad attivare la casa rifugio in emergenza che ha concesso il comune prima dello scoppio della pandemia. “La casa rifugio è operativa e pronta ad accogliere donne che ne abbiano necessità. A L’Aquila abbiamo a disposizione anche la casa di transizione, quella cioè dove le donne devono trascorrere il periodo di quarantena previsto dalle norme anti-contagio”. “Abbiamo accolto soltanto una giovane donna durante l’estate, sostenendo tute le spese visto che il bando regionale specifico per le case rifugio è stato pubblicato a settembre - ha aggiunto Giannangeli - Restiamo in attesa della copertura finanziaria regionale ma, ribadisco, la casa è operativa e può essere messa in funzione in qualsiasi momento”.

Ultima modifica il Mercoledì, 25 Novembre 2020 10:46

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