Venerdì, 16 Maggio 2014 12:01

Expo e L'Aquila, intrecci continuano. Prefettura aquilana inviò informativa

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Continua l'intreccio tra lo scandalo delle tangenti per l'Expò 2015 e il periodo emergenziale del post-sisma aquilano. E' di oggi un'inchiesta del settimanale L'Espresso, che rivela di tre informative emesse, tra il 2011 e il 2012, dalle prefetture di L'Aquila e Vicenza, sulla Maltauro Costruzioni Spa, una delle imprese maggiormente coinvolte nello scandalo sulle presunte mazzette. La società presieduta dall'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, arrestato lo scorso 8 maggio, ha vinto la commessa per la realizzazione del collegamento del canale dell'Expò con la Darsena (41 milioni di euro) e, successivamente, l'appalto per le architetture di servizio nell'area dell'esposizione (55 milioni). Per quest'ultimo, secondo la Procura di Milano, Maltauro avrebbe pagato decine di migliaia di euro di tangenti.

"Ha partecipato a varie gare d'appalto con la società [...] indagata perché infiltrata da esponenti della criminalità mafiosa", è scritto su una delle informative prefettizie riportate da L'Espresso. La nota inviata dalla Prefettura del capoluogo abruzzese potrebbe riferirsi ai lavori di costruzione delle aree del Progetto Case, di cui la Maltauro Costruzioni era titolare dell'appalto. Come vi abbiamo raccontato all'indomani degli arresti, infatti, la Maltauro Costruzioni è una delle imprese che, in associazione temporanea di imprese (ati) con l'aquilana Taddei Spa, ha realizzato diversi edifici all'interno delle 19 aree del Progetto Case, a Bazzano, Camarda, Poggio di Roio e Paganica.

Nell'ambito della costruzione del Progetto Case, la Edimal Scarl - consortile appositamente costituita dall'unione di intenti tra Taddei Spa e Maltauro Costruzioni - diede in subappalto la fornitura dei muri di sostegno negli appartamenti del Progetto Case di Bazzano alla siciliana Impresa Generale Costruzioni (Igc), di Gela (Caltanissetta), cui fu ritirato dalle autorità il certificato antimafia nell'autunno del 2009.

La decisione fu presa in seguito al rapporto della Direzione investigativa antimafia, consegnato alla Procura dell'Aquila, all'interno del quale gli inquirenti avevano segnalato «collegamenti tra la società e personaggi ricon­ducibili alla famiglia mafiosa capeggiata dai fratelli Rinzivil­lo», come scritto da Ammazzateci tutti Lombardia già nel 2009. Edimal si era aggiudicato, in regime di leggi emergenziali, lavori per la costruzione delle Case di Bazzano per 56 milioni. Di questi, 21 milioni finirono nei subappalti. L'Igc, prima del ritiro del certificato antimafia, realizzò muri di sostegno per un totale di circa 160mila euro, autorizzati dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile nel settembre 2009. Durante i lavori, su ordine della prefettura aquilana, furono anche fatti dei controlli all'interno del cantiere di Bazzano. In quell'occasione venne appurato che 13 operai della Igc (su 26 presenti) avevano "precedenti di polizia".

Oggi L'Espresso rivela che la prefettura aquilana inviò le suddette informative alla struttura omonima milanese: "Secondo il rapporto - si legge nel settimanale - l'impresa veneta si serve anche di imprenditori legati alla criminalità organizzata". Come si presume sia avvenuto all'Aquila, insomma. Alcuni funzionari del Prefetto milanese, dopo aver ricevuto le informative dai colleghi di Vicenza e L'Aquila, scrissero inoltre che "la società Maltauro tende a subappaltare lavori a ditte che sono successivamente destinatarie di informazioni antimafia interdittive".

L'antimafia, dunque, aveva consigliato le strutture prefettizie di impiegare la massima attenzione sul gruppo Maltauro. Ma non è stato abbastanza per evitare i grandi appalti dell'Expò. Per quanto riguarda la ricostruzione dell'Aquila, invece, l'impresa di Enrico Maltauro non si è occupata solo degli alloggi Case e della costruzione della nuova sede Anas aquilana, ma è anche attualmente titolare di alcuni lavori in aggregati del centro storico.

Ultima modifica il Sabato, 17 Maggio 2014 08:04

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