Con l’atto di nascita ufficiale della fondazione Ferrante D’Aragona, siglato la scorsa settimana, e la contestuale nomina dell’organigramma e del comitato scientifico, è andato a posto l’ultimo tassello che, a livello normativo e burocratico, andava sistemato per far partire il progetto dell’omonimo collegio universitario diffuso. Ora si dovrà lavorare per renderlo operativo già dal prossimo anno accademico, così come annunciato dall’assessora comunale Fausta Bergamotto nella conferenza stampa di presentazione.
L’auspicio è che la scommessa – ovvero il riconoscimento, da parte del Miur, di quello che all’inizio sarà uno studentato diffuso come collegio di merito vero e proprio, al termine dei tre anni di startup – possa essere vinta con successo.
Le risorse pubbliche investite sul progetto sono ingenti: ai 4,3 milioni di euro dei fondi Restart va sommato infatti il valore dei 150 alloggi equivalenti dati alla fondazione in comodato d’uso gratuito trentennale dal Comune, che a spanne si aggira su diversi milioni di euro.
In attesa che il collegio diventi una realtà, non bisogna dimenticare, però, che c’è un settore, quello del diritto allo studio universitario “ordinario”, che non se la sta passando affatto bene.
La materia, certo, non è di competenza comunale ma regionale; ma sarebbe il caso che a dare un segnale fosse anzitutto la classe politica cittadina, perché, all’interno di un quadro generale caratterizzato da diverse criticità, è l’Adsu dell’Aquila a essere messa peggio.
Andando con ordine, c’è anzitutto da risolvere il problema delle borse di studio.
Come, nelle settimane scorse, ha denunciato più volte l’Udu, andando a protestare anche davanti alla sede del consiglio regionale, ci sono quasi 2mila studenti abruzzesi risultati idonei (367 all’Adsu L’Aquila, 200 a Teramo e oltre 1300 a Chieti-Pescara) che aspettano ancora, dopo tre mesi, di percepire la borsa.
Il motivo della mancata erogazione è sempre lo stesso. Sono anni che la Regione non stanzia risorse sufficienti a coprire le graduatorie. Per legge, infatti, l’ente dovrebbe versare, per finanziare le borse, il 40% del Fis (il fondo integrativo statale), che quest’anno è di circa 8 milioni di euro. Ad oggi risulta essere stato messo in bilancio, però, meno di un milione. E’ un problema annoso, che non nasce certo oggi e che nessun partito e nessun governo regionale, al di là di generiche dichiarazioni, ha mai voluto affrontare di petto.
Rispetto alle altre Adsu regionali, quella dell’Aquila sta scontando poi difficoltà maggiori perché, alla cronica insufficienza dei trasferimenti regionali, si aggiungono i tanti nodi ancora irrisolti legati alla localizzazione e alla ricostruzione delle sedi (incluse quelle della nuova casa dello studente) nonché gli effetti della vicenda giudiziaria che ha decapitato la giunta del comune di Celano, quella in cui è coinvolto Filippo Piccone.
Tra i destinatari delle misure cautelari, infatti, c’è anche Luigi Aratari, che lo scorso anno era diventato il responsabile dell’ufficio tecnico Non solo. Come rivelato dal Centro, tra le persone denunciate all’interno della medesima indagine c’è anche la presidente, Eliana Morgante, nominata un anno fa in quota Lega.
L’arresto di Aratari ha di fatto bloccato il piano pluriennale delle opere pubbliche che il consiglio d’amministrazione aveva rivisto, su proposta dello stesso funzionario, nel 2020, per cercare di velocizzare i tempi.
La programmazione prevede il recupero di quelle che sarebbero dovute diventare le nuove sedi sia della casa dello studente che degli uffici Adsu, ovvero Casale Marinangeli (3,6 milioni già finanziati dal Cipe) e l’ex clinica medica del complesso dell’ex S. Salvatore, su viale Duca degli Abruzzi (sempre 3,6 milioni). Nel piano, inoltre, c'è anche l'accordo il Comune dell'Aquila per la permuta del sedime dell’ex casa dello studente di via XX settembre con quello dell’ex scuola media Carducci, sempre su viale Duca degli Abruzzi, e la trasformazione di quest’ultima in un altro studentato, visto che Casale Marinangeli potrà arrivare a ospitare al massimo 55 posti letto.
Altro punto del piano è il completamento dei lavori di ristrutturazione dell’edificio polifunzionale del polo universitario di Coppito. Con il primo lotto (268 mila euro) sono stati ripristinati il bar e la mensa ma manca ancora il secondo lotto (1,1 milioni di euro la spesa prevista), con cui dovrebbe ridata piena funzionalità anche al resto dell’immobile, dove una volta sorgevano le sale studio.
Quella delle sedi è una questione prioritaria, perché a fine 2022 scadrà la convenzione tra la Regione, il comune dell’Aquila, il ministero della Difesa e l’agenzia del demanio che finora ha consentito di usare, come casa dello studente e mensa, una parte delle palazzine della caserma Campomizzi, struttura dove attualmente alloggiano quasi 400 studenti.
Il cda dell’Adsu ha deliberato a maggioranza la richiesta di un ulteriore rinnovo della convenzione ma sembra che il ministero della Difesa abbia già detto di non essere disposto a concederla. Un rifiuto che la presidente Morgante avrebbe a quanto pare incassato senza troppe rimostranze.
Siccome è impossibile, anche per le ragioni spiegate sopra, che per quella data si arrivi ad avere le nuove sedi di Casale Marinangeli, dell’ex clinica medica e della ex Carducci, il rischio è che tra meno di due anni l’Adsu possa ritrovarsi, letteralmente, in mezzo a una strada.