Martedì, 23 Marzo 2021 09:47

L'Abruzzo ha perso 40mila residenti in 7 anni; il saldo migratorio è negativo e cresce l'età media. Aree interne a rischio spopolamento

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L'Abruzzo è la seconda regione più vecchia d'Italia e, negli ultimi sette anni, ha subito una emoraggia di abitanti dovuta, oltre che al calo delle nascite, un dato strutturale negli ultimi 15 anni, all'inversione del saldo migratorio; se 'reggono' le aree metropolitane, ci sono vaste zone interne - la Valle Subequana e l'alta valle dell'Aterno in provincia dell'Aquila, le aree del chietino al confine col Molise - che vivono un drammatico processo di spopolamento. Ad andarsene sono i giovani, tanto è vero che l'età media dei residenti in alcune zone interne si attesta a 60 anni: a Pescara città è di 45 anni, dato inferiore alla media nazionale.

Evidentemente, ciò pone problemi di tenuta economica, sociale e sanitaria. 

Emerge con chiarezza dallo studio sull'evoluzione demografica abruzzese presentato da Riccardo Persio, dottorando di ricerca dell'Università degli studi di Enna Kore, nella giornata dedicata dall'Inps al rendiconto sociale.

Come si evince dal grafico, nel 2020 l'Abruzzo è sceso sotto la soglia del milione e 300 mila residenti, perdendo circa 40mila abitanti negli ultimi sette anni - nel 2014, era oltre un milione e 330 mila - con la quota sulla popolazione residente in Italia che è scesa dal 2.20% circa al 2.17%. La provincia che fa registrare la peggiore performance è quella di Chieti, 'pesa' quasi il 50% sul totale degli abitanti persi, ma il trend negativo riguarda anche le altre province.

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In alcune aree interne - nel grafico sono evidenziate la Valle Subequana e le zone del chietino al confine col Molise - si assiste, di fatto, ad un vero e proprio processo di spopolamento; d'altra parte, se si leggono i tassi di crescita medi annui, si evince che tiene la costa adriatica, l'area metropolitana in particolare, e così le altre aree urbanizzate d'Abruzzo (nell'aquilano spiccano in positivo i comuni di Pizzoli e Scoppito), con le zone interne che, al contrario, soffrono, ed in particolare l'alta valle dell'Aterno colpita dagli eventi sismici del 2016/2017.

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Per ciò che attiene la crescita media naturale e i saldi migratori, l'Abruzzo nel suo complesso presenta dati in linea con la media nazionale, sebbene in peggioramento. 

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Tuttavia, nell'analisi di dettaglio si evince, di nuovo, come una fetta importante del territorio regionale, le così dette aree interne, presentino numeri assolutamente allarmanti. Se il calo delle nascite è un segnale di scarsa fiducia nel futuro, dovuto alla difficile situazione economica e, nelle aree interne, anche all'assenza di servizi, il saldo migratorio negativo conferma la scarsa attrattività della nostra regione, ed ovviamente delle sue aree interne, dal punto di vista lavorativo e professionale. 

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Come conseguenza, l'Abruzzo è la seconda regione più vecchia d'Italia dopo la Liguria: l'età media dei residenti si attesta a 46,5 anni, circa un anno in più rispetto al dato nazionale. La provincia più vecchia è quella dell'Aquila, che sfiora i 47 anni d'età media (46,9 anni); segue di poco la provincia di Chieti (46,8 anni). Il pescarese è sotto la media regionale, con 46,1 anni di media, e così il teramano che si attesta a 46,2 anni, comunque sopra la media nazionale (45,7 anni). 

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Di nuovo, la Valle Subequana in provincia dell'Aquila e l'alta Val di Sangro, nel chietino, sono le aree più vecchie della regione, con oltre 55 anni d'età di media.

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Ciò fa emergere un altro dato preoccupante; il ricambio generazionale, in Abruzzo, è piuttosto lento: ogni 100 giovani under 14 ci sono 198,5 over 65; il rapporto è di un giovane ogni 2,1 anziani, il dato medio italiano si attesta ad 1.8. 

In alcune aree, come la Valle Subequana o l'alta valle dell'Aterno, ci sono comuni dove si contano 1 giovanissimo ogni 28 anziani.

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E ciò pone enormi problemi di ordine sanitario e sociale. Come si evince dal grafico che segue, in alcune aree della Regione ci sono più residenti non autosufficienti che in età lavorativa.

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Come detto, anche il saldo migratorio è sotto la media nazionale: in Italia si attesta a 8,45, in Abruzzo a 6.45. Tiene la provincia dell'Aquila, per la presenza di manodopera straniera nel settore edile, l'indice è pari ad 8; segue il teramano (7,46). Entrambe si attestano sopra la media regionale. Staccate le provincie di Chieti e Pescara che hanno tra i valori più bassi d'Italia. 

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I migranti abbassano l'età media della popolazione residente, attestandosi a 32-33 anni; anche su questo dato, però, si registra una tendenza all'invecchiamento, considerato che c'è una inversione del saldo migratorio. 

In alcune aree della regione, come in Valle Subequana, la presenza degli stranieri fornisce una alternativa possibile allo spopolamento, considerato che i migranti fanno più figli: nell'alta Val di Sangro, per fare un confronto, la quota di immigrati è risibile e ciò rende evidente come, in quei territori, ci sia una vera e propria emergenza sociale alle porte.

Se si guarda alle quote di immigranti sulla popolazione per fasce d'età, si evince che tra i 25 e i 40 anni quasi il 15% degli abruzzesi sono di origine straniera: la generazione dei figli si attesta all'8% sulla popolazione totale. Oltre i 50 anni, la quota scende vertiginosamente. Volessimo proiettare il grafico di qui a vent'anni, dunque, è chiaro che la quota di popolazione straniera aumenterà e ciò pone un tema di diritto alla cittadinanza.

persioultima

 

Ultima modifica il Martedì, 23 Marzo 2021 21:15

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