Martedì, 08 Giugno 2021 18:05

Residenti del centro storico 'sfidano' il Comune: diffida alla Regione affinché intimi l'approvazione del Piano rumore. E istanza a Biondi per contenere orario dei locali con la minaccia del risarcimento danni

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Ed ora, i residenti del centro storico hanno deciso di mettere alle strette il Comune dell'Aquila. 

Non bastassero le polemiche degli ultimi giorni, un gruppo di cittadini - rappresentanti dal legale Fausto Corti - ha inviato una formale diffida al Presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, affinché intimi al Comune dell'Aquila di approvare il 'Piano del rumore' utilizzando, in caso di inadempienza, i poteri sostitutivi. 

"La legge quadro sull'inquinamento acustico n. 447 dell'ottobre 1995 - si legge nella diffida - ha demandato alle Regioni la definizione dei criteri per la classificazione acustica del territorio e per la predisposizione e l'adozione dei piani di risanamento acustico da parte dei Comuni. In particolare, la norma impone ai Comuni l'obbligo di effettuare la zonizzazione acustica del proprio territorio e di suddividerlo in zone acustiche omogenee nel rispetto dei limiti di classificazione stabiliti dal DPCM del 14 novembre 1997".

Di fatto, qualora la zonizzazione acustica evidenzi il superamento dei valori limite imposti dal DPCM, il Comune è tenuto a predisporre un piano di risanamento acustico del territorio, attuando le azioni necessarie a tutela della salute umana e dell'ambiente. 

"In attuazione delle norme nazionali - ricordano i residenti del centro storico - la Legge regionale 23 del 17 luglio 2007 ha stabilito che la Giunta regionale emanasse entro 180 giorni i criteri di classificazione acustica dei territori comunali e che i Comuni, entro 12 mesi dall'approvazione, provvedessero a suddividere il proprio territorio in zone acustiche omogenee". Ed in caso d'inadempienza, il provvedimento ha previsto, appunto, poteri sostitutivi in capo al Presidente della Regione, previa diffida, "mediante la nomina di un commissario ad acta".

Inutile dire che il Comune dell'Aquila non ha provveduto alla suddivisione del territorio in zone acustiche omogenee. "Tale situazione è per noi di grave pregiudizio - mettono nero su bianco i firmatari della diffida - poiché è prevedibile che l'approvazione del piano limiterebbe in modo consistente l'insediamento di attività rumorose nelle aree a vocazione residenziale, come il centro storico dell'Aquila, in cui è primaria necessità consentire a chi vi abita di godere del riposo e della quiete a cui ha diritto". 

Di qui la diffida inviata al Presidente della Giunta regionale con espressa avvertenza che, "decorsi 30 giorni senza che sia stato dato corso ai poteri sostitutivi, si adirà il Tribunale amministrativo regionale per ottenere la nomina di un commissario ad acta". 

Come non bastasse, i residenti hanno presentato una istanza al sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi affinché adotti "misure di contenimento degli orari dei locali posti su via Garibaldi, via Castello e nelle aree limitrofe in modo da renderli compatibili con il diritto al riposo ed alla quiete delle persone che vi abitano e di apprestare, nella medesima zona, adeguati spazi di sosta riservati ai residenti". 

Una istanza che, viene specificato, "va intesa come formale richiesta, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 1219 del Codice civile, del risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale a noi arrecato dalla mancata adozione, da parte del Comune, di misure volte ad evitare il prodursi nelle vicinanze delle nostre abitazioni di una situazione di degrado, disturbo della quiete e compromissione dell'igiene pubblica, che ha pregiudicato e pregiudica sia la qualità della nostra esistenza che la nostra salute psichica e fisica, oltre ad incidere sul nostro patrimonio, riducendo in modo consistentissimo il valore degli immobili di nostra proprietà".

Un richiamo nient'affatto casuale; nel marzo 2021, infatti, con sentenza 1261, il Comune di Torino è stato condannato dal Tribunale a pagare un risarcimento di quasi 1,2 milioni di euro a 29 residenti di San Salvario che, nel 2018, fecero fatto causa alla città "per non aver assunto le misure necessarie a contenere entro i limiti di legge i rumori notturni provocati dalla movida". Secondo il giudice, che ha basato il suo convincimento su rilevazioni eseguite in loco e sulle relazioni dell’Arpa, nel periodo tra il 2013 e il 2020 il Comune ha omesso di adottare provvedimenti idonei a contenere il fenomeno della movida, "violando così il diritto alla salute, al riposo e alla tranquillità notturna dei residenti".

In particolare, il consulente tecnico d’ufficio del Tribunale ha accertato l’ampio superamento dei limiti di legge nonché del limite differenziale del rumore notturno ed ha identificato l’origine principale dei rumori "nelle urla, negli schiamazzi e nel parlato ad alta voce che scaturisce dal flusso massiccio e costante di persone che transitano, stazionano e intralciano le vie e il largo Saluzzo e di avventori dei locali commerciali in genere". Di qui la condanna del Comune al ristoro del pregiudizio subito dai residenti.

A quanto si evince dall'istanza, il gruppo di residenti del centro storico dell'Aquila intende perseguire la stessa via giudiziaria. 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Giugno 2021 16:08

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