Mercoledì, 30 Giugno 2021 12:25

Servizi pubblici, sciopero dei sindacati: "Modificare art. 177 del Codice degli appalti"

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Le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno indetto per oggi, 30 giugno, lo Sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del settore ambientale, elettrico, gas e acqua; chiedono la correzione immediata dell'articolo 177 del Codice degli Appalti, una norma - spiegano i sindacati - che "mette a rischio posti di lavoro ed avvia la stagione del disfacimento dei comparti".

Di fatto "l’articolo obbliga le aziende concessionarie ad esternalizzare l’80% delle attività, anche nei casi in cui vengano svolte direttamente da personale interno, azzerando un servizio essenziale per le comunità locali che hanno già scelto, col referendum 2011, la gestione pubblica dei servizi", è stato ribadito stamane, nel corso di un presidio organizzato dalle organizzazioni sindacali davanti la Prefettura dell'Aquila.

La norma impatta pesantemente sui costi economici, obbligando le aziende a spezzettare rapidamente il servizio con gare al ribasso. "A rischio ci sono migliaia di posti di lavoro e l’applicazione dei contratti di settore. Una destrutturazione dell’intero comparto che, invece, negli anni ha visto crescere soggetti industriali capaci, con l’apporto fondamentale di professionalità importanti, di affrontare le sfide del futuro per garantire diritti ai cittadini ed alle lavoratrici ed ai lavoratori".

Ancora più assurda la previsione normativa in un comparto, quello dei servizi ambientali, che da sempre è a forte rischio di infiltrazioni malavitose; un rischio che aumenterebbe con la frantumazione dei servizi. "Il settore è stato fondamentale anche durante il lockdown ed ha permesso al Paese, nel momento più duro, di continuare a conferire rifiuti senza nessun rallentamento del servizio di raccolta e di pulizia delle città", hanno inteso ribadire i sindacati.

Di qui, la richiesta alla politica di intervenire immediatamente "per evitare che un settore strategico ed essenziale venga risucchiato nel vortice della 'privatizzazione selvaggia', trattandosi di un segmento del tessuto produttivo da sempre volano per lo sviluppo e oggi tra gli strumenti di modernizzazione del Paese come riconosce lo stesso PNRR nel processo della transizione ecologica. E’ tempo di favorire l’aggregazione aziendale ed impedire l’eccessiva frammentazione".

Al fianco delle organizzazioni sindacali il partito della Rifondazione comunista. "Sosteniamo lo sciopero nazionale per chiedere la modifica dell’articolo 177 del Codice degli appalti", si legge in una nota firmata da Maurizio Acerbo, segretario nazionale, e Antonello Patta, responsabile Lavoro. "Con l’entrata in vigore di questa norma, le aziende concessionarie sarebbero obbligate a esternalizzare, entro il 31 dicembre 2021, l’80% delle attività con gravissime ricadute immediate sui posti di lavoro, la destrutturazione dell’intero settore con conseguenze pesanti sui servizi essenziali forniti. I lavoratori verrebbero colpiti doppiamente pagando, da un lato, la perdita di posti di lavoro nelle aziende che vedrebbero ridimensionate le proprie attività e, dall’altro, gli effetti nefasti di uno spezzettamento che produrrebbe appalti al ribasso, lavoro precario e contratti pirata".

Si distruggerebbe un grande patrimonio di professionalità che durante il lockdown è stato decisivo per continuare a fornire servizi di qualità ai cittadini e si allargherebbe l’area del lavoro non tutelato, malpagato e spesso illegale. "Abbiamo sempre criticato la trasformazione delle aziende pubbliche in Spa, aziende di diritto privato soggette alle leggi del mercato in nome dell’efficienza; con la stessa forza ci opponiamo al tentativo di procedere a questa ulteriore privatizzazione selvaggia il cui unico scopo è garantire profitti sempre più alti e distruggere ancora di più i diritti dei lavoratori senza nessun riguardo per la qualità dei servizi. Ci uniamo ai sindacati del settore nel chiedere al governo e al parlamento una modifica immediata di questa norma. A dieci anni dal referendum invece di ripubblicizzare come avrebbe imposto il voto popolare la politica continua a lavorare per la consegna del settore dei servizi alla logica del capitalismo selvaggio". 

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