Giovedì, 19 Agosto 2021 15:22

Pazienti in intensiva al covid hospital di Pescara: è scontro tra Biondi e Albani

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Sono 11 i pazienti ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali abruzzesi per complicanze dovute all'infezione da covid-19: di questi, 10 non sono vaccinati; il degente che ha ricevuto le dosi di siero presentava un quadro clinico assai compresso prima di contrarre il virus.

In queste ore, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi ha proposto di razionalizzare i ricoveri ad alta intensità di cure concentrandoli nel Covid Hospital di Pescara, per ottimizzare le prestazioni sanitarie nei presidi ospedalieri presenti nei territori. "Una gestione ‘polverizzata’ delle ospedalizzazioni richiederebbe molto più personale che non concentrando le attività in unico presidio – ha spiegato il primo cittadino – Per questa ragione, in un momento in cui l’incidenza nelle terapie intensive di malati da coronavirus è bassa ritengo che questi vadano concentrati e dirottati nell’hub regionale di riferimento per questa patologia".

Una proposta condivisa da Pierluigi Cosenza, direttore dell'Agenzia sanitaria regionale: "Ne stiamo discutendo con l’assessore Nicoletta Verì e con il capo Dipartimento Claudio D’Amario; la Regione rappresenta la terzietà e guarda solo all’efficienza del sistema sanitario. Con due casi in terapia intensiva per ogni Asl è assurdo pensare di mobilitare un numero importante di anestesisti e infermieri in ogni presidio: significherebbe interrompere l’attività ordinaria e non è un lusso che possiamo permetterci. I pazienti gravi Covid vanno concentrati innanzitutto al Covid Hospital di Pescara, per il quale è stato fatto un investimento molto importante. Deve restare aperto e funzionare a regime. Non si tratta di valutazioni campanilistiche ma di semplice management sanitario. Semmai si può valutare di inviare personale a supporto dell’attività a Pescara".

D'altra parte, il covid hospital di Pescara, inaugurato a maggio scorso, è stato realizzato proprio come hub di riferimento regionale per la gestione dell'emergenza sanitaria: è costato quasi 11 milioni di euro, 7 destinati dal Dipartimento nazionale di Protezione civile e 3 dalla Banca d'Italia.

Lapidaria, però, è arrivata la risposta del dottor Alberto Albani, referente regionale per le maxi emergenze sanitarie: "Non si può fare", le sue parole. "Dirottare tutti gli anestesisti sul Covid Hospital si tradurrebbe in una riduzione di interventi. Non si può interrompere l'attività routinaria dell’ospedale migliore d'Abruzzo, dati alla mano. Il mutuo soccorso interviene quando una Asl non ce la fa più, ma non è questo il caso. Ho già risposto all’appello per vie istituzionali: non è possibile".

Una presa di posizione che ha fatto infuriare il sindaco dell'Aquila: "È giunta l'ora che Alberto Albani, coordinatore della struttura per l'emergenza sanitaria, chiarisca una volta per tutte se lavora per tutelare gli interessi generali della comunità abruzzese o quelli particolari della sua Asl di appartenenza, cioè quella di Pescara", l'affondo del sindaco dell'Aquila; "in questo secondo caso, chiedo all'assessore regionale Nicoletta Verì di rimuoverlo dal suo incarico, considerato anche che si tratta di un mandato fiduciario assegnato dalla precedente giunta guidata da Luciano D'Alfonso".

Albani, di fatto - sottolinea Biondi - si sostituisce, in un colpo solo e senza averne alcun titolo, all'assessore alla Sanità, al capo Dipartimento regionale, al direttore dell'Agenzia sanitaria e al manager della Asl di Pescara, con affermazioni gravissime come 'non si può bloccare l'attività ordinaria del miglior ospedale d'Abruzzo, dati alla mano' o indicando strategie di gestione della eventuale 'quarta ondata' che competono ad altri organi. Allora chiedo al 'plenipotenziario' Albani: a cosa è servito realizzare il Covid hospital di Pescara se non è punto di riferimento regionale costante, tanto più quando la situazione dei ricoveri non è critica? Sulla base di quali dati definisce l'ospedale 'Santo Spirito' il migliore d'Abruzzo? Perché all'Aquila o nelle aree interne si possono sospendere le prestazioni ordinarie e da altre parti no?".

Non è alimentando sterili campanilismi o chiudendosi a riccio nei propri egoismi che si fa un buon servizio agli abruzzesi, aggiunge Biondi. "Immaginiamo cosa sarebbe accaduto durante la prima ondata della primavera 2020 se L'Aquila si fosse rifiutata di accogliere pazienti dalle altre Asl: complessivamente sono stati occupate diverse decine di posti di terapia intensiva del G8 per persone che, altrimenti, sarebbero dovute andare fuori regione. La richiesta non nasce da un capriccio personale ma da un’istanza che arriva dai territori: molti servizi sono stati sospesi a causa dell’emergenza sanitaria e c’è necessità che vengano ripristinati. Nel giorno dell’inaugurazione del complesso pescarese lo stesso Albani salutava l’evento che avrebbe consentito di ripristinare la normale attività del Santo Spirito. In molti altri nosocomi ciò non è ancora avvenuto e, con l’attuale dispersione di operatori impegnati con i pazienti affetti da coronavirus, non è chiaro quando potrà accadere. Non possiamo permettere che pazienti con altre patologie continuino ad attendere, magari alimentando la mobilità passiva, per ottenere cure che se differite potrebbero generare complicanze e aggravamenti che appesantirebbero l’intero sistema sanitario regionale".

Ultima modifica il Venerdì, 20 Agosto 2021 11:12

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