La più grande opera pubblica del post-terremoto, un maxi progetto da 80 milioni di euro, l'unica vera innovazione pensata per la riqualificazione della città, rischia di restare incompiuta.
Parliamo dei sottoservizi che dovevano rappresentare il fiore all'occhiello di una ricostruzione smart e che rischiano, invece, per l'inerzia di questi anni, di diventare un ostacolo verso l'atteso ritorno ad una 'piena normalità'. Lo riconosce anche la stazione appaltante, la Gran Sasso Acqua che, in una relazione, ha messo nero su bianco che "il centro storico non è più disabitato", come all'epoca in cui l'opera era stata pensata, bensì "ripopolato e con numerose attività produttive che verrebbero danneggiate da ulteriori lavori di scavo".
Per questi motivi, si sta pensando di rimodulare il maxi progetto al ribasso; se ne parla da mesi, a bassa voce, ora l'ipotesi inizia a prendere corpo: l'idea è di optare, per ciò che attiene il secondo stralcio, suddiviso in cinque lotti, per le così dette polifere, rinunciando allo smart tunnel ispezionabile che si sta realizzando in centro storico, laddove previsto dal primo stralcio in fase di ultimazione.
Ciò consentirebbe, spiega la GSA, di portare le polifere anche in periferia. "E' arrivato il momento che la politica si concentri per risolvere definitivamente le problematiche del progetto iniziale, in particolare per il primo e secondo lotto del secondo stralcio, trovando soluzioni che possano mitigare la realizzazione delle opere", le parole alla Tgr Abruzzo del presidente della stazione appaltante Alessandro Piccinini.
Certo è che una eventuale rimodulazione del progetto aprirerebbe al rischio di contenziosi milionari con le imprese cui sono stati già aggiudicati i lavori del secondo stralcio. E significherebbe, come detto, rinunciare ad un'opera pubblica che avrebbe dovuto segnare un passo avanti decisivo verso una città davvero smart.
Resta da chiedersi che cosa abbia portato all'immobilismo degli ultimi anni, se è vero che i contratti per l'affidamento dei lavori del secondo stralcio sono stati firmati quasi 5 anni fa, tra l'ottobre 2016 e il gennaio 2017.
Ma qual è lo stato dell'arte?
Si è in attesa che venga completato il primo stralcio da 33 milioni di euro in centro storico che, di rinvio in rinvio (la fine dei lavori era attesa quasi 5 anni fa, ndr) è ad uno stato d'avanzamento del 98% stando, almeno, alla stazione appaltante; in realtà, sul sito di Asse Centrale è riportato uno stato d'avanzamento che si attesta al 93%, con 11.6 km realizzati sui 12.5 previsti.
Per il secondo stralcio, invece, che cuba complessivamente 48 milioni ed è stato suddiviso - come detto - in 5 lotti funzionali, siamo praticamente all'anno zero.
In particolare, il primo lotto del secondo stralcio - assegnato alle imprese aquilane Armido Frezza e Walter Frezza per 11,5 milioni di euro - riguarda il Quarto di San Pietro, dalla Fontana Luminosa a via Roma, passando per viale Duca degli Abruzzi e fino al Tribunale in via XX settembre; il secondo - aggiudicato all'emiliana Cons Coop in associazione d'impresa con la teramana Edilstrade Srl per 9,5 milioni - interessa il Quarto San Giovanni / San Marciano, da via XX settembre a via Sassa, passando per il quartiere di Fontesecco; il terzo lotto - andato per 6,5 milioni alla Porcinari Srl, famiglia storica di costruttori di Montorio al Vomano (Teramo), e all'aquilana Vittorini Emidio Srl - si concentra nel Quarto San Giorgio / Villa Comunale, da viale Collemaggio a Porta Napoli fino all'incrocio con Martini.
Gli ultimi due lotti, pur fuori le mura, causerebbero comunque dei disagi nell'accesso al cuore della città: parliamo del quarto lotto - assegnato alla Angelo De Cesaris Srl di Francavilla al Mare (Chieti) per 4,7 milioni - che interesserà via Strinella e del quinto lotto, quello più 'esiguo' dal punto di vista economico (3,5 milioni) e assegnato alla Framich di Catania, che insisterà su viale della Croce Rossa.
A che punto sono i lavori?
Il primo lotto non è ancora partito, sebbene l'apertura del cantiere fosse stimata a giugno 2021. A quanto si è detto nei mesi scorsi, una volta avviati i lavori durerebbero almeno 18 mesi; significa che se pure si partisse entro la fine dell'anno, non si concluderebbero prima della metà del 2023, e non stiamo considerando eventuali 'incidenti di percorso'.
Il secondo lotto, invece, è partito: sono stati ultimati i lavori in via Lupacchini, via dell'Addolorata, via San Pietro di Sassa; le opere sono in esecuzione in via Giorgetto. Sono in programmazione i cantieri in via Fontesecco e via Buccio da Ranallo. La durata dei lavori è stata stimata in 18 mesi: tuttavia, c'è l'incognita Ponte Belvedere. Se davvero entro la fine di settembre verrà avviato lo smontaggio della campata, a metà ottobre si dovrebbe arrivare allo smantellamento; poi inizierà la ricostruzione, con le opere che, da programma, dovrebbero concludersi in 200 giorni, circa 7 mesi. Insomma, non ci fossero intoppi si arriverebbe a giugno 2022. Fino ad allora, è difficile che si possano portare avanti i lavori dei sottoservizi nella zona di via Fontesecco: a dire che la stima di fine novembre 2022 per la chiusura dei cantieri del secondo lotto pare davvero improbabile.
Ci sono ritardi anche sul terzo lotto che, dalle ultime notizie fornite in sede di Commissione, doveva essere avviato nel giugno 2021. Non è andata così. Di nuovo, se pure si partisse entro la fine dell'anno bisognerebbe attendere almeno la primavera del 2023. E la stima è davvero ottimistica, visto il pregresso. Tra l'altro, difficilmente si potranno portare avanti i lavori in contemporanea considerato che ci sarebbero delle interferenze e che, comunque, la viabilità ne risentirebbe pesantemente.
Per il quarto e quinto lotto, invece, a quasi 5 anni dalla firma dei contratti con le imprese non è ancora definibile la data di inizio lavori.
E' per questi motivi che, oramai, sta prendendo piede l'ipotesi di rinunciare al secondo stralcio, realizzando polifere in luogo dei tunnel ispezionabili. Col rischio, come detto, di esporre la Gran Sasso Acqua al rischio di pesanti contenziosi.