Venerdì, 12 Novembre 2021 09:20

Delibera 58: casetta provvisoria su area bianca diventa definitiva

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Una recente delibera approvata dalla Giunta comunale, e poi passata all'unanimità in Commissione Territorio nella seduta del 10 novembre scorso, ha autorizzato la trasformazione in struttura di civile abitazione di una 'casetta' costruita nel 2009 in base alla famigerata delibera 58, votata dal Consiglio comunale il 25 maggio 2009 e revocata, poi, nel dicembre 2010, "il testo normativo peggiore che io abbia mai letto, non giustificabile col momento particolare in cui fu approvato, perché neanche in quei momenti gli organi pubblici possono perdere la testa" ebbe a dire Nicola Trifuoggi, già magistrato, vice sindaco del Comune dell'Aquila dal gennaio 2014 all'aprile 2017.

Di fatto, il proprietario dell'abitazione ha potuto avanzare richiesta in base della delibera sulle così dette 'aree bianche', quelle aree che avevano perso il vincolo posto dal Piano regolatore vigente e che sono state poi normate dall'amministrazione Cialente col provvedimento approvato dal Consiglio comunale nel 2015 e che prevede, all'articolo 27, "che la trasformazione dei manufatti, previsti per fronteggiare l'emergenza del sisma 2009, da temporanei in definitivi è ammessa per i proprietari che abbiano effettuato i lavori in applicazione e nei limiti stabiliti dalle deliberazioni del consiglio comunale numero 58 del 25 maggio 2009, numero 85 del 24 agosto 2009 e 145 del 20 dicembre 2010. A tal fine i proprietari possono utilizzare l'edificabilità riconosciuta nelle zone di cessione perequativa (aree bianche)".

"L'attuazione degli interventi - si legge in delibera - è subordinata all'approvazione di un planivolumetrico di coordinamento da parte della giunta comunale previo parere della commissione consiliare gestione del territorio". Parere che è arrivato nella seduta di mercoledì scorso. "Il progetto - leggiamo ancora - è riferito a una unità residenziale della superficie utile di 94,54 metri quadrati inferiore al massimo definito dalla delibera 58 del maggio 2009. La progettazione si compone di un unico elaborato contenente scheda dimensionale, planimetria area d'intervento oltre piante prospetti e sezioni dell'immobile oggetto di richiesta. Il fabbricato è già munito di allaccio alle reti gestite da Gran Sasso Acqua. Il progetto planivolumetrico non prevede interventi significativi sulla rete stradale comunale".

Insomma, almeno per le abitazioni provvisorie realizzate secondo il dettato normativo su 'aree bianche' c'è la possibilità di una trasformazione in struttura di civile abitazione. A quanto si è appreso in Commissione, ci sarebbero "altre due, forse tre" richieste di questo tipo; così almeno ha risposto l'assessore con delega all'urbanistica, Daniele Ferella, a precisa domanda del capogruppo di Italia Viva Paolo Romano.

Per ciò che attiene le altre abitazioni realizzate, invece, non si è fatto alcun passo avanti in questi anni; d'altra parte, la vicenda si potrà normare, in qualche modo, soltanto con l'approvazione del nuovo Piano regolatore generale che, tuttavia, è fermo al lavoro lasciato, oramai quattro anni e mezzo fa, dalla passata amministrazione.

Una pesante responsabilità per l'esecutivo Biondi che ha perso l'occasione di dotarsi di uno strumento pianificatorio fondamentale per disegnare lo sviluppo futuro della città. 

Tornando alle così dette 'casette' realizzate nel post terremoto, da tempo scriviamo che a dodici anni e mezzo dall'approvazione della delibera 58 non esiste ancora un censimento completo e consultabile; sappiamo, tuttavia, che per lo più sono abusive, costruite, cioé, senza rispettare il dettato normativo.

Dovrebbero essere, in totale, almeno 4.640, una città nella città; di queste, soltanto 1.140 sarebbero conformi ai requisiti formali previsti: le restanti 3.500 (circa) sarebbero, invece, completamente abusive.

La delibera prevedeva espressamente che le 'casette' rispondessero alle esigenze dei cittadini per un massimo di 3 anni, a meno che gli sfollati non fossero nell'impossibilità di rientrare nell'abitazione danneggiata; inoltre, andavano rispettati alcuni requisiti tecnici: i manufatti potevano essere realizzati in alcune zone e non in altre, dovevano essere antisismici, ma sarebbero pochissimi quelli autorizzati dal Genio civile, e dotati di scarichi, evidentemente, e anche su questo ci sono evidenze di 'casette' che ne sarebbero prive.

Non solo.

Ci sono cittadini che hanno edificato delle vere e proprie ville, a più piani, con garage e, in alcuni casi, persino la piscina. C'è chi ha recintato il manufatto, chi l'ha affittato, ci sono famiglie che l'hanno venduto. E' accaduto per le 'casette' costruite e mai denunciate al Comune dell'Aquila e anche per alcuni dei manufatti 'temporanei' la cui costruzione è stata effettivamente comunicata.

Sono notizie emerse più di cinque anni e mezzo fa, nel luglio 2016, in una Commissione 'Territorio'.

L'allora vicesindaco Trifuoggi aveva assicurato il pugno duro dell'amministrazione Cialente: "Non c'è altro modo di affrontare la questione se non in maniera uguale per tutti: il caso per caso, infatti, porta all'abuso. Dunque, l'intento della Giunta comunale è di far rispettare le normative vigenti, le ordinanze assunte dal Consiglio comunale, quelle emesse dagli uffici". In altre parole, le 3.500 'casette' provvisorie costruite senza alcuna comunicazione al Comune dell'Aquila sarebbero state abbattute, e così le abitazioni che, pur denunciate ai competenti uffici tecnici, non rispettavano il dettato della delibera 58.

Per i manufatti regolarmente denunciati, e costruiti in modo conforme alle norme, "si sarebbe potuto pensare ad una sanatoria", spiegò Trifuoggi. Tuttavia, si comprese presto che la posizione assunta dall'allora vicesindaco non era pienamente condivisa dalla maggioranza di centrosinistra, stante anche le imminenti elezioni amministrative che si sarebbero celebrate a maggio 2017. 

Vinse il centrodestra e, da allora, nulla si è mosso.

 

 

Ultima modifica il Sabato, 13 Novembre 2021 09:11

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