C'è anche Pescara nella lista delle città italiane in cui, stamane, sono stati eseguiti 18 decreti di perquisizione nei confronti di attivisti No vax e No Green pass affiliati al noto canale Telegram 'Basta Dittatura'; il canale era già stato oggetto di un provvedimento giudiziario di sequestro nonché della decisione di chiusura da parte della stessa società, in considerazione della gravità dei contenuti pubblicati.
L'indagine è stata condotta dalla polizia di Torino, insieme ai Compartimenti di Polizia Postale e delle Digos territoriali, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.
Le città coinvolte, oltre Pescara, sono Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino, Varese.
Tra i materiali ritrovati e sequestrati dalla polizia una tanica da 5 litri di acido cloridrico a Palermo, una balestra, alcune baionette e un vecchio fucile a Brescia, a Cremona alcuni coltelli e a Siena un documento storico riconducibile al nazifascismo. Sono stati inoltre sequestrati diversi supporti informatici che saranno analizzati quanto prima per la prosecuzione delle indagini.
Le complesse attività che ne sono conseguite, svolte congiuntamente dalla Polizia Postale e dalla Digos di Torino, sono state condotte per diverse settimane monitorando h 24 il canale divenuto polo principale nell'organizzazione di proteste violente su tutto il territorio nazionale. 'Basta Dittatura' negli scorsi mesi aveva raccolto decine di migliaia di iscritti, risultando essere il nodo di collegamento con tutti i principali spazi web di protesta, caratterizzata da un persistente incitamento all'odio ed alla commissione di gravi delitti; la propagazione virale dei messaggi ha determinato inoltre consistenti disagi nella gestione dell'ordine e sicurezza pubblica delle piazze.
Gli indagati avevano partecipato alla chat, istigando sistematicamente all'utilizzo delle armi ed a compiere gravi atti illeciti contro le più alte cariche istituzionali, tra cui il Presidente del Consiglio Mario Draghi; obiettivi ricorrenti sono stati inoltre le forze dell'ordine, medici, scienziati, giornalisti e altri personaggi pubblici accusati di "asservimento" e di "collaborazionismo" con la "dittatura" in atto. Presa costantemente di mira con pesanti insulti anche tutta quella parte di popolazione che, vaccinandosi e osservando le regole di protezione personale, ha accettato di rendersi "schiava" dello Stato.
Molti dei perquisiti risultavano già noti alle forze di polizia, sia per aver aderito a posizioni estremiste sia per precedenti reati quali resistenza a pubblico ufficiale, furto, rapina, estorsione ed in materia di stupefacenti. Tra gli indagati figurano però anche soggetti incensurati caduti nella spirale dell'odio online.
I contenuti e i toni sono risultati esasperati, con riferimenti espliciti a "impiccagioni", "fucilazioni", "gambizzazioni", oltre ad allusioni dirette a "nuove marce su Roma" ed al terrorismo; tra gli identificati anche soggetti che avevano promosso blocchi autostradali e ferroviari nonché attivisti resisi protagonisti di aggressioni di piazza alle forze dell'ordine impiegate per i servizi di Ordine Pubblico.
Le responsabilità dei 18 indagati verranno approfondite dall'Autorità Giudiziaria competente che ha ravvisato nei loro confronti reati come istigazione a delinquere con l'aggravante del ricorso a strumenti telematici ed istigazione a disobbedire le leggi.