La storia che porterà al completo abbattimento del ponte Belvedere e alla sua ricostruzione è già costellata di numerosi retroscena che proveremo a spiegare nel modo più semplice possibile.
Nel giugno di quest’anno, il vice sindaco con delega alla ricostruzione pubblica Raffaele Daniele, appena dopo l’assegnazione dell’appalto ad un raggruppamento di imprese, si augurava che entro l’estate potessero iniziare i lavori di demolizione e che, entro maggio 2022, si potessero concludere le opere di ricostruzione; con questi presupposti, più che Belvedere avremmo potuto chiamarlo ponte dei Desideri.
Vediamo qual è, invece, la situazione attuale.
Ad oltre 5 mesi dall’assegnazione dell’appalto, a quanto è possibile vedere dall’esterno del cantiere, sono state rimosse le quattro travi che sorreggevano la carreggiata e sono in corso di svolgimento i lavori per il taglio del pilastro centrale.
La presenza dei vertici dell’amministrazione comunale al così detto 'svaro' delle travi, complici anche diverse conferenze stampa organizzate in loco, si potrebbe definire asfissiante; mancava solo che sindaco, vice sindaco e qualche dirigente, si facessero fotografare con il casco antinfortunistico in testa, ai comandi delle tre gru che hanno portato a terra i blocchi di cemento.
Ora proviamo a capire perché potrebbero esserci dei ritardi nei tempi imposti dalla concessione dell’appalto e perché si rischia di doverlo definire, piuttosto, ponte dei Sospiri.
Primo sospiro: lo strumento usato per la progettazione e realizzazione dell’opera è l'appalto integrato: la stazione appaltante ha proceduto con l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori sulla base del progetto definitivo. Il legislatore aveva consentito l’uso di questo strumento fino alla fine del 2020, prorogandolo poi di un anno con il Decreto semplificazioni, fino al 31 dicembre prossimo; viene dunque da chiedersi: lo strumento adottato per l’appalto era quello più utile per il tipo di lavoro da eseguire? I dirigenti che hanno seguito la vicenda si sono posti almeno il dubbio?
E ancora: il progetto esecutivo è stato depositato?
Secondo sospiro: dopo lo 'svaro' delle travi di sostegno della carreggiata, è possibile analizzare più a fondo lo stato di conservazione di alcuni manufatti in cemento che si pensava potessero, in parte, essere riutilizzati per la posa della nuova struttura; di nuovo, viene da chiedersi: sono state redatte perizie tecniche oppure relazioni che certifichino lo stato di conservazione di queste opere? La stazione appaltante ha ricevuto comunicazioni riguardo problematiche riscontrate in questi primi mesi di lavoro?
Considerato che l’appalto integrato prevede la realizzazione dell’opera 'a corpo', chi si accollerebbe le spese per eventuali modifiche non previste o prevedibili?
Terzo sospiro: la tipologia scelta è quella di un ponte strallato che risulta essere un ponte di tipo 'sospeso', nel quale l'impalcato è retto da una serie di cavi (gli stralli) ancorati a piloni (o torri) di sostegno. Ebbene: ad oggi, ancora non si conosce la lunghezza esatta della carreggiata: c'è chi dice 180 metri, chi dice 210 metri. Sembra di rivedere Verdone quando, in una scena del film 'Bianco Rosso e Verdone', parlando della nonna diceva: "E allungaje 'e gambe, aristendije 'e gambe, aritiraje 'e gambe, aricoprije 'e gambe... io jee tajerei quee gambe!"; nel nostro caso si potrebbe parasafrare così: "E allungaje er ponte, aristendije er ponte, aritiraje er ponte, aricoprije er ponte... io jee... (fate voi)".
Nel frattempo, la cera si consuma ed il ponte non cammina.
*Grande Mago, giornalista