"Il Governo afferma ostinatamente la volontà di una ripresa della scuola in presenza dal prossimo 10 gennaio, nonostante i dati di questi giorni sulla contagiosità e sulla diffusione del virus, elementi che stanno mettendo in grande difficoltà le strutture sanitarie, a partire dalla possibilità di effettuare i tamponi a chi ne ha la necessità. Per sapere che cosa succederà lunedì prossimo, quando le scuole riapriranno i battenti, non bisogna essere Nostradamus. Passeranno pochi giorni ed il contagio nelle scuole, specialmente nell’Infanzia e nella Primaria dove gli alunni non vaccinati sono quasi la totalità, costringerà molte classi alla quarantena".
A dirlo è il prof. Claudio Di Cesare, coordinatore provinciale del sindacato autonomo della scuola 'Gilda degli Insegnanti'.
"La didattica non si fa tenendo aperto il cancello ma garantendo un lavoro continuativo e sereno in aula tra docenti ed alunni. Se il personale ed i ragazzi cominciano a non andare in classe, diventa inutile dire che le scuole sono aperte quando in realtà non funzionano: diventa solamente uno slogan vuoto ed oltretutto pericoloso per la salute degli alunni e delle loro famiglie. Da sempre sosteniamo, come Sindacato composto da soli docenti, che la vera scuola sia quella in presenza, laddove, però, sia in sicurezza. In questo anno e mezzo non si è fatto nulla per evitare che ci fossero affollamenti nei mezzi di trasporto per gli alunni della Secondaria. Allo stesso modo non è stato fatto nulla per ridurre il numero di alunni per classe o per aumentare in modo significativo l’organico dei docenti. Così come le aule non sono state attrezzate con i sanificatori di ambiente: per capire quanto sia grave la situazione all’interno di ogni Istituto scolastico, si tenga conto che, ad oggi, l’unico strumento consigliato dal Ministero è quello di 'tenere la finestra aperta durante le lezioni anche durante il periodo invernale'".
I Sindacati della Funzione Pubblica hanno giustamente chiesto ed ottenuto lo smart working per i lavoratori "e noi sappiamo che un ufficio della Pubblica Amministrazione è certamente un luogo meno rischioso di un'aula scolastica", aggiunge Di Cesare. "Come sindacato di coloro che vivono l’ambiente scolastico tutti i giorni, ci riteniamo in dovere di criticare la retorica efficientista del Governo a scapito della sicurezza del personale della scuola e degli stessi alunni. Il Governo chiede di garantire la scuola in presenza in luoghi dove il distanziamento è insufficiente per la scienza epidemiologica (ma sufficiente per l'Amministrazione scolastica per motivi intuibili) e dove la maggior parte di alunni e studenti non è vaccinata".
In particolare le classi fino alla prima Media sono ad altissimo rischio, data l'età degli utenti e l'orario delle scuole a tempo pieno. "Sappiamo che i maggiori contagi si registrano attualmente nella fascia 5-11 anni, che pochissimi sono i bambini vaccinati, che quelli dell'infanzia sono esonerati dall'uso della mascherina, che quelli della Primaria indossano le chirurgiche che nulla o quasi fanno contro Omicron e che comunque spesso e volentieri se le tolgono: per mangiare, per giocare, per soffiarsi i nasi colanti o semplicemente perché è molto complicato tenerle per 8 ore consecutive. Inviterei il Premier, il Ministro all'Istruzione, il Ministro alla Salute a visitare una classe di Infanzia o Primaria al tempo della pandemia, magari durante la mensa scolastica, giusto per capire meglio".
Dunque, l'affondo di Di Cesare: "Dobbiamo dire con molta chiarezza che il personale scolastico non può essere la carne da macello della Pubblica Amministrazione. Personale che, con l'eccezione dei docenti dell'Infanzia che pagano il 'privilegio' con un'esposizione ad altissimo rischio di contagio, non è ritenuto neanche degno di ricevere dal proprio datore di lavoro la fornitura dell'unico presidio di sicurezza, che è la mascherina Ffp2, limitata a chi ha alunni che non possono indossare alcun presidio. Così i docenti e gli Ata in prima linea dovranno acquistarsele con una spesa media mensile di 15 euro, cifra comunque superiore ai 12 euro lordi di aumenti contrattuali con cui il Ministro avevano pensato di retribuire la 'dedizione professionale'. La verità è che, nel momento della ripresa economica, non può venir meno quella che è diventata la principale funzione della scuola, cioè il babysitting di Stato. Almeno lo si dica".