Un incarico "provvisorio" che dura da più di un decennio. Ben ventotto proroghe, in media quasi una ogni quattro mesi. E' finita tra le notizie in primo piano de Il Corriere della Sera online la vicenda di Marcello Maranella, attuale direttore dell'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Maranella è un dipendente dell'Ente Parco che ottenne un incarico dirigenziale di tre mesi per "motivi di urgenza" il 1 giugno 2004. Da allora, proroghe su proroghe, fino ad arrivare ad oggi. A firmare l'ultima è Arturo Diaconale, attuale presidente dell'organo, il quale - secondo Il Corriere - deputerebbe quasi tutta la gestione dell'ente allo stesso Maranella: "Lui e il direttore - si legge sul quotidiano milanese - sostituiscono nei poteri il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco, scaduto nel 2007 e mai rinominato, e amministrano un’area protetta che copre tre regioni (Abruzzo, Lazio e Marche), cinque province (L’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno) e 44 comuni. Ma siccome Diaconale può garantire la sua presenza ad Assergi, sede del Parco, solo per un paio di giorni alla settimana, il vero deus ex machina dell’Ente è Maranella, finito nell’occhio del ciclone proprio a causa del suo eterno incarico".
Una classica storia all'italiana insomma. Anche se la querelle non riguarda solo le numerose proroghe, ma anche i requisiti di Maranella: secondo Bruno Dante, ex consigliere di Castel del Monte (L'Aquila), il dipendente teramano non sarebbe iscritto all'albo di idonei a svolgere il ruolo di direttore del Parco, come stabilito da un decreto del ministero dell'Ambiente. All'albo si accede mediante un concorso per titoli che Maranella, secondo Dante, non avrebbe mai affrontato.
Il protagonista della vicenda, dalle pagine de Il Corriere, si difende: "Le proroghe sono legittime e i miei diritti non me li tocca nessuno - evidenzia - lavoro tutti i santi giorni in silenzio e portando a casa con il personale i risultati, ben dieci milioni di euro di progetti europei per la biodiversità che hanno consentito di sopperire alla riduzione dei trasferimenti statali. Qui l’unico danneggiato sono io".