Brutta tegola per l'amministrazione Biondi.
In un parere, svelato stamane dal quotidiano Il Centro, l'Anac - autorità nazionale anticorruzione - ha stigmatizzato le modalità con cui è stato affidato l'appalto per la realizzazione del parco urbano di piazza d'Armi a valle del concorso internazionale di progettazione vinto da Modostudio che, per la stesura del progetto definitivo, consegnato oramai nel lontano 2014, aveva collaborato con l’artista spagnolo Cova Rios.
Stando all'autorità, il primo progetto esecutivo redatto dalla ditta che si è aggiudicata la gara, la Rialto costruzioni spa, presentava modifiche sostanziali rispetto al definitivo, con un aumento dei costi considerevole, da poco più di 10 milioni a 15 milioni e mezzo circa, che avrebbe dovuto indurre il Comune a non dare il via libera; anzi, il Rup - sottolinea l'Anac - avrebbe dovuto procedere con la risoluzione del contratto "per grave inadempimento e gravi irregolarità". Al contrario, si è data la possibilità all'impresa di presentare un secondo progetto esecutivo, oltre i termini indicati nella gara. E l'importo dei lavori è schizzato a quasi 23 milioni.
Non solo.
Anac ha messo in evidenza anche la mancata previsione della procedura preventiva per la bonifica dei suoli; il parco, infatti, dovrebbe sorgere nell'area di un ex deposito carburanti per il rifornimento di mezzi militari e di un deposito temporaneo di macerie del sisma. In questo senso, "la possibile contaminazione dell'area non avrebbe consentito di attestare la realizzabilità del progetto. A tal riguardo si rileva che nessuna indicazione circa la disposta caratterizzazione dei suoli risulta contenuta nel verbale di verifica del progetto definitivo che risale al 2014. Anche nel verbale di validazione del progetto definitivo del 3 settembre 2014 non si fa menzione alla problematica inerente alla presenza di possibili siti contaminati".
Un bel guaio, se è vero, tra l'altro, che la Rialto costruzioni spa è in concordato preventivo da febbraio 2019.
Come non bastasse, "risulta ancora in corso la procedura di verifica della progettazione esecutiva", rispetto al secondo progetto presentato, "peraltro da parte di una diversa società verificatrice" sottolinea l'Anac; che bacchetta il Comune: "parrebbe connotato da anomalia l'operato dell'ente, laddove, a seguito del giudizio di non conformità espresso dalla prima società incaricata della verifica, ha ritenuto di proseguire l'iter richiedendo all'impresa appaltatrice una revisione progettuale e procedendo con una nuova procedura per l'individuazione di un nuovo soggetto incaricato della verifica con notevole allungamento dei tempi".
A fine 2021, la Giunta comunale ha nominato un collegio consultivo tecnico per esaminare la situazione complessiva della documentazione relativa al Parco urbano di piazza d’Armi; il provvedimento - è stato spiegato in un comunicato diffuso alla stampa - ha lo scopo di accelerare il più possibile l’avvio dei lavori. “Questo organismo – hanno chiarito il sindaco Pierluigi Biondi e l’assessore alla Ricostruzione dei beni pubblici, il vice sindaco Raffaele Daniele – avrà il compito di effettuare un esame approfondito della vicenda, risolvendo rapidamente ogni questione di natura tecnica, con lo scopo di dare il via ai lavori quanto prima possibile superando una stasi durata fin troppo. Stiamo dando tante risposte concrete alla città in tutti i settori, anche nel quadro di una ricostruzione pubblica letteralmente paralizzata fino a cinque anni fa, e intendiamo proseguire su questa strada anche per una realizzazione sollecita, corretta ed efficace del Parco urbano di piazza d’Armi”.
La ricostruzione di una vicenda spinosa
Frutto del primo concorso internazionale di progettazione post sisma bandito dal Comune dell’Aquila per un importo a base d’asta di 18 milioni e 600 mila euro, il progetto prevedeva di realizzare un auditorium di 900 posti a più livelli con parcheggio interrato, un’area giochi, un’area sportiva e una grande piazza, il tutto immerso nel verde del parco.
A vincere il concorso internazionale di progettazione era stato Modostudio che, per la stesura del progetto definitivo, consegnato nel 2014, aveva collaborato con l’artista spagnolo Cova Rios.
Il progetto definitivo di Modostudio, per 18 milioni di euro circa, è stato messo a gara e, come noto, ad aggiudicarsi l’appalto integrato è stata la società Rialto costruzioni spa di San Tamaro (Caserta) che ha sottoscritto il contratto ad inizio del giugno 2016 ed aveva 45 giorni di tempo per redigere la progettazione esecutiva e, dunque, avviare i lavori.
Qui si annida la prima anomalia: la Rialto Costruzioni spa, infatti, ha applicato un ribasso d’asta del 60.53% che, in effetti, non prometteva nulla di buono; d’altra parte, le imprese classificatesi al secondo e terzo posto avevano presentato offerte simili, con ribassi in linea con la società aggiudicataria.
Si sarebbe potuto annullare la gara? Col senno di poi, difficile a dirsi.
Va detto che sul procedimento è stato aperto un fascicolo dall’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, al fine di valutare la congruità dell’offerta che, tuttavia, non è stata giudicata anomala rispetto ai valori standard di mercato.
Sta di fatto che la Rialto Costruzioni ha depositato un progetto esecutivo – e siamo alla seconda anomalia - che presentava considerevoli modifiche rispetto al progetto definitivo e che, tra l’altro, prevedeva varianti in aumento per circa 5 milioni; un progetto che è stato giudicato non conforme dalla società PCQ di Ancona, incaricata della verifica di congruità.
A quel punto, il responsabile unico del procedimento – nel settembre 2018 – ha invitato la società a presentare un progetto che rispettasse le pesanti prescrizioni messe nero su bianco dalla PCQ di Ancona; così è andata: a gennaio 2019, la Rialto Costruzioni ha presentato il nuovo progetto esecutivo dell’intervento, rielaborato in forma di variante al progetto definitivo, accogliendo le indicazioni della società di verifica e con aumento dei costi che, da 5 milioni, è sceso a circa 2.7 milioni rispetto all’aggiudicazione.
Tuttavia, non sono stati chiariti i motivi della variante rispetto al progetto definitivo che, pure, era stato messo a gara col contratto che prevedeva, espressamente, che l’importo restasse “fisso e invariabile” fatte salve alcune problematiche oggettive previste dal codice che non emergono, però, dalla determinazioni assunte dall’Ente; d’altra parte, è aumentato in modo sensibile il costo della manodopera – da 4.1 a 5.3 milioni – e non si tratta di una problematica non prevedibile inizialmente.
Per evitare di spendere inutilmente ulteriori fondi per la validazione (la prima è costata circa 18mila euro), comunque, il Rup ha inteso, questa volta, ottenere prima i pareri dovuti indicendo la conferenza dei servizi che, in effetti, ha concluso positivamente l’iter di valutazione del progetto. Tuttavia, i pareri favorevoli del Ministero dell’Interno, del Disability manager del Comune dell’Aquila e dei Vigili del fuoco contenevano prescrizioni stringenti che si sarebbero dovute verificate dopo la dichiarazione di agibilità delle strutture; non solo, il settore ‘Ricostruzione beni pubblici’ ha avanzato delle obiezioni in merito ad alcune aree non rientranti nel progetto su cui, ora, insistono installazioni provvisorie e che si presentano in stato di degrado.
Il 2 dicembre 2019, dunque, è stato pubblicato il bando per la validazione del progetto. Nel frattempo, però, ed ecco la terza anomalia, la Rialto Costruzioni spa è andata in concordato preventivo, rendendo ancora più intricata la vicenda; la società è stata esclusa da altre gare d’appalto, anche all’Aquila; tuttavia, l’aggiudicazione dei lavori per il parco urbano di Piazza d’Armi è intervenuta prima della procedura di concordato che pesa come una spada di Damocle sull’amministrazione.
Il vice sindaco Raffaele Daniele qualche giorno dopo, in Commissione, spiegò di aver agito come un buon padre di famiglia: “abbiamo deciso di salvare l’opera”, sottolineò; “d’altra parte, se avessimo annullato l’iter amministrativo avremmo dovuto riconoscere il 10% dei compensi previsti alla società aggiudicataria e ci saremmo esposti a possibili ricorsi delle altre imprese che hanno risposto al bando di gara, con possibili ripercussioni dal punto di vista economico configurabili come danno all’erario. Aggiungo che la legge non equipara il concordato preventivo al fallimento: per esempio, la ditta che sta realizzando i sottoservizi era in concordato preventivo, e così quella che ha ricostruito i 201 appartamenti di Pettino".
Sono passati due anni, da allora; nel frattempo, a settembre 2020 lo studio di architettura e ingegneria MarkStudio ha firmato il contratto per la Direzione lavori e coordinamento della sicurezza. Oggi è arrivata la notizia della costituzione di un collegio consultivo tecnico.