L’ultimo rapporto della Direzione Investigativa Antimafia, pur riferendosi al primo semestre 2021, fornisce elementi che confermano una situazione nient'affatto tranquilla per ciò che attiene le infiltrazioni delle mafie e del malaffare nel tessuto economico di Abruzzo e Molise.
A dirlo è Francesco Spina della segreteria regionale Cgil Abruzzo e Molise.
Fino a non molti anni fa, l’immagine relativamente tranquilla di queste due regioni trasmetteva l’impressione che ci trovassimo di fronte ad isole felici o poco pervase da fenomeni mafiosi. A torto, si è sempre cercato di dire che tutto sommato i segnali e gli eventi, che pur ci sono stati, erano marginali rispetto al resto del Paese. Al contrario, "temi come il riciclaggio e il reinvestimento in settori commerciali, immobiliari, del turismo o l’usura sono sempre più frequenti e preoccupanti".
L’analisi della Direzione Investigativa Antimafia mette in risalto come l’Abruzzo e il Molise, già in uno stato di preoccupante crisi economica, vivano ormai un crescendo di azioni e di infiltrazioni malavitose sempre più estese nel tessuto produttivo e sociale secondo le indagini e le inchieste. "Un problema che con la pandemia si è acuito ancora di più - sottolinea Spina - interessando diversi settori, dal turismo alla ristorazione, dalla sanità ai rifiuti, dagli appalti all'energia fino alla grande finanza. A tutto questo occorre aggiungere altri due fattori: il primo riguarda l’ulteriore crisi che si sta determinando per le famiglie e le imprese dovute all’aumento delle materie prime, dell’inflazione e del caro bollette che potrebbe far espandere gli interessi economici delle mafie, la seconda attiene, invece, alle ingenti somme destinate agli appalti legati ai fondi PNNR che saranno spesi".
Occorre vigilare su possibili interessi delle mafie e soprattutto avere la capacità di cogliere le opportunità per tutti i territori, specie quelli delle aree interne, di programmare e spendere i finanziamenti europei creando occupazione e lavoro, affinché l’economia produttiva sana sia sostenuta e crei benessere sociale che contrasta il malaffare. "E’ paradossale il mancato utilizzo dei fondi che lo stesso PNNR mette a disposizione sul reimpiego dei beni confiscati alle mafie. Tranne qualche rara eccezione - continua Spina - nelle nostre regioni il bando dedicato alla valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie non ha trovato riscontro. L’Avviso dispone di una dotazione finanziaria di 250 milioni di euro per la realizzazione di progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), ma sono talmente poche le richieste che l'Agenzia per la Coesione territoriale ha prorogato i termini di scadenza, già previsti a febbraio, a fine marzo e poi di nuovo al 22 aprile".
Eppure, sono molteplici i beni confiscati tra Abruzzo e Molise.
"La legalità è un bene troppo prezioso che non possiamo perdere. Bisogna impegnarsi per battere i pericoli di infiltrazioni mafiose e di corruzione, serve che ci sia una idea complessiva di contrasto alla povertà e rilancio economico sociale delle nostre regioni. Se non saremo in grado di programmare, avere una visione di sviluppo, costruire un agire comune, per creare lavoro e bloccare da un lato la probabile desertificazione delle attività produttive e dall’altro lo spopolamento a partire dai giovani, anche tutte le risorse disponibili per i prossimi anni dalla programmazione ordinaria e straordinaria Europea o non saranno spese o saranno investite con logiche vecchie e senza costrutto. Oggi più che mai c’è urgente bisogno di unire le forze istituzionali, del partenariato sociale e di tutti coloro che operano nel campo sociale per costruire certezze e non promesse a partire dal lavoro e dal rispetto della legalità".