"Il nostro grido di dolore non può rimanere inascoltato: chiediamo di conoscere lo stato di risoluzione di questa gravissima problematica che non può essere ricondotta al rischio di impresa perché ci si è trovati a fronteggiare una situazione straordinaria, con un aumento esponenziale dei prezzi, carenza di materiali e di attrezzature quali fenomeni tipici dell’economia di guerra".
Si legge in una lettera aperta, l'ennesima, che l'Ance Abruzzo ha inviato in queste ore a Carlo Presenti, Coordinatore della Struttura di Missione per la ricostruzione del cratere 2009.
La richiesta al governo è chiara: l'adeguamento dei contributi, come già accaduto nel cratere 2016, altrimenti i processi di ricostruzione potrebbero fermarsi.
"Le nostre imprese continuano ad invocare una soluzione praticabile per riequilibrare i contratti ed evitare il default, il tessuto sociale reclama l’avanzamento della ricostruzione e l’avvio dei lavori", scrive il presidente di Ance Abruzzo Antonio D'Intino. "Il Governo deve intervenire tempestivamente ed indicare, chiaramente, il percorso che si sta percorrendo per limitare i danni e stimolare il riavvio del processo di ricostruzione. Le imprese hanno bisogno di certezze per programmare gli interventi altrimenti distoglieranno le energie dal cratere 2009, con ripercussioni in termini di contenziosi oltre che di abbandono dei lavori".
Uno scenario che non possiamo accettare, prosegue D'Intino: "ci sentiamo responsabili ma non siamo disponibili a fare da capro espiatorio perché reclamiamo un ruolo attivo nel processo a patto che venga riconosciuta la nostra dignità di impresa. Attendiamo fiduciosi riscontri positivi per il bene comune".