Giovedì, 24 Luglio 2014 19:22

La multa del Garante della Privacy e la noncuranza del Comune

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"Se chiedo l'ISEE mi multa il Garante, se non lo chiedo arriva la Corte dei Conti, che paese è questo?".

Se lo chiedeva Massimo Cialente, non più tardi di qualche giorno fa. Nel pieno della bufera per la citazione della Corte dei Conti che accusa il primo cittadino, e con Cialente gli assessori Fabio Pelini e Alfredo Moroni oltre alla dirigente Patrizia Del Principe, di aver provocato al Comune dell'Aquila un danno erariale da quasi 12milioni di euro (11milioni e 871mila la cifra esatta) non dando esecuzione a due delibere, la 171 e la 172 del 2011, votate dal consiglio comunale per fissare i paletti dei pagamenti dei cosiddetti canoni di compartecipazione spettanti agli assegnatari degli appartamenti Case, Map, Fondo Immobiliare e affitto concordato, il sindaco ha denunciato che il Garante per la protezione dei dati personali ha multato il Comune dell'Aquila per aver richiesto l'ISEE nel discusso censimento della popolazione alloggiativa presso Case e Map.

In effetti, il Comune dell'Aquila è stato multato per 12mila euro. Tuttavia, non per aver richiesto l'ISEE agli assegnatari degli alloggi provvisori ma per aver "effettuato un trattamento dei dati personali fornendo agli interessati una informativa inidonea".

A farla breve, sono stati violati i codici 13 e 161 del Codice in materia di protezione dei dati personali. Altro che multa per aver chiesto l'ISEE.

Andiamo con ordine. All'indomani del censimento, un cittadino aquilano scrive al Garante della Privacy segnalando il trattamento illecito dei danni personali. Dunque, il Garante invita il Comune dell'Aquila a fornire "ogni informazione utile alla valutazione del caso".

La risposta lascia basiti: "...Si precisa che il modello per il censimento contiene l'informativa di cui all'articolo 13 del D.Lgs 196/03, pertanto l'interessato presso il quale sono stati raccolti i dati personali è stato previamente informato per iscritto...". Passa qualche giorno, e il Garante chiede ulteriori informazioni. Ancora più incredibile la risposta del Comune dell'Aquila: "Il modello sul censimento contestato indica che i dati personali raccolti saranno trattati, anche con strumenti informatici, nell'ambito esclusivo del procedimento per il quale la presente dichiarazione viene resa [...]. Il modello contestato è allegato alla Delibera 464 del 9 ottobre 2013 che autorizza il censimento... omissis... lo scrivente settore autorizzato alla raccolta dati poteva comunicare al cittadino l'informativa anche oralmente...".

Oralmente? E poi: come veniva comunicata l'informativa ai cittadini che hanno risposto online al censimento? La risposta del Comune dell'Aquila è quantomeno imbarazzante. Ed infatti, è arrivata la multa da 12mila euro. La raccolta dei dati personali non è stata effettuata come da norma. L'informativa era "inidonea e carente dei soggetti o delle categorie ai quali i dati avrebbero potuti essere comunicati, l'ambito di diffusione dei dati medesimi, ed i diritti di cui all'articolo 7 del Codice, in violazione di quanto previsto dall'articolo 13".

Ora, la città dell'Aquila ha di certo ben altri problemi. La multa del Garante della Privacy, però, emblematica della noncuranza con cui si sta gestendo la spinosa vicenda legata agli alloggi Case e Map. Ci domandiamo poi, cosa c'entri l'ISEE. Un'ultima domanda: chi pagherà la multa?

 

Ultima modifica il Venerdì, 25 Luglio 2014 01:27

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