"Abbiamo ribadito la nostra contrarietà all'intesa sull'opera, come avevamo già dichiarato nella delibera del luglio scorso. Continuiamo a ritenere necessaria l'istituzione di un tavolo con il Ministero e la stessa ditta Snam per individuare soluzioni alternative a quelle oggi in atto".
A dirlo l'assessore regionale Mario Mazzocca, a margine della conferenza dei servizi convocata a Roma, ieri l'altro. Sul tavolo il progetto del metanodotto Snam: un serpentone di acciaio lungo quasi 700km che, nelle intenzioni, attraverserebbe la dorsale appenninica, da Brindisi fino a Minerbio, tagliando per oltre 100km la Regione Abruzzo, in zona altamente sismica. Come non bastasse, a Sulmona la Snam intende istallare una centrale di compressione a gas a servizio del metanodotto.
Un progetto strategico, per il Governo Italiano. La rete Snam, infatti, si allaccerebbe al Tap, il gasdotto trans-Adriatico che dovrebbe connettere Italia e Grecia attraverso l'Albania, pensato per portare in Europa gas naturale dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, chissà, del Medio Oriente. Una infrastruttura fortemente voluta dall'Europa, in un momento di forte criticità nei rapporti con la Russia. Evidentemente, il Tap senza la Rete Snam non avrebbe alcun senso.
Dunque, le pressioni sul Governo Renzi che ha ribadito "la priorità della realizzazione, in tempi ragionevoli, della infrastruttura energetica che dovrà essere realizzata perché dobbiamo servire il nostro Paese e l'Europa attraverso le opere di adduzione e di trasporto del gas proveniente dall'est europeo". Parole di Giovanni Legnini, oggi vicepresidente del Csm, all'epoca sottosegretario all'Economia.
"La nostra posizione non è un 'no' a qualsiasi infrastruttura energetica", ha sottolineato il presidente Luciano D'Alfonso. "La Regione dice no a questa attuale allocazione, ma siamo pronti ad entrare nel merito, con il governo e con la Snam, per cercare di trovare soluzioni alternative che rispettino i beni irripetibili del nostro ambiente e del nostro territorio".
Una posizione ribadita dall'assessore Mario Mazzocca al tavolo romano. Tre le questioni pregiudiziali sollevate. Innanzitutto, il 'no' ad un procedimento amministrativo in assenza della V.A.S.. "Non possiamo avallare tout court un procedimento amministrativo in assenza della V.A.S. e della V.I.A unica", ha sottolineato. "Crediamo che le opere rispondenti a una finalità unitaria, come i cinque tratti dell'unico gasdotto 'Rete Adriatica' seppur realizzate in tempi e procedure diversi, assurgono in realtà al livello di programmi o piani; ragion per cui l'opera andrebbe assoggettata nel suo complesso a una preventiva procedura di Valutazione Ambientale Strategica. L'opera, inoltre, dato il suo carattere di decisa unitarietà, va sottoposta ad una procedura di V.I.A. unica e non a cinque procedure V.I.A. separate, come è avvenuto".
Si tratta di un modus operandi confermato anche dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, in effetti, in base al quale non risulta accettabile che un progetto complesso venga artificialmente ed arbitrariamente suddiviso in varie parti. Dunque, alla luce dell'avvenuta approvazione dell'emendamento sulle procedure che disciplinano gli atti successivi al diniego dell'intesa, per l'assessore è doveroso presentare una più che opportuna richiesta di sospensione della decisione di cui alla Conferenza dei Servizi. "A tal proposito sottolineiamo, infatti - ha spiegato Mazzocca - che l'approvazione dell'emendamento di cui sopra esplica la propria piena efficacia ed operatività quanto meno fino alla eventuale pronuncia della Corte Costituzionale (in caso di impugnativa da parte del Governo entro 60 gg)".
Come lascia intendere la scelta del nome (Rete Adriatica), i corridoi di passaggio del gasdotto erano stati individuati lungo la costa. Oggi, il progetto prevede - al contrario - soltanto un tratto di lungomare. Da Biccari (Foggia) in poi, le difficoltà geologiche e un elevato grado di urbanizzazione della costa hanno imposto la scelta di un tracciato più interno. Appunto, sulle montagne molisane fino ad arrivare in Abruzzo e, di qui, su per Foligno fino in provincia di Bologna. "Finora sono state fatte valutazioni superficiali in merito alle possibili alternative al progetto presentato dalla Snam", ha però incalzato Mazzocca.
"Il tracciato della 'Rete Adriatica' non sembra aver incontrato ostacoli fino a Biccari (FG). Successivamente, la scelta del corridoio è stata condizionata dall'impossibilità di trovare una via percorribile, che da Biccari si spingesse in prossimità della fascia costiera, risalendo verso nord, in direzione di Pescara, per 'criticità geologiche'; criticità, individuate per lo più 'nel tratto Biccari-San Salvo', che non sembrano trovare rispondenza alcuna con la realtà: infatti - ha spiegato l'assessore regionale - la Rete Nazionale Gasdotti include previsioni relative a gasdotti di altra società lungo proprio quel percorso che la Snam non ha evidentemente considerato all'epoca della progettazione della 'Rete Adriatica'".
Il mancato approfondimento di una possibile e reale alternativa di un percorso in prossimità della fascia interna della linea di costa (dorsale adriatica) ha evidentemente influenzato anche il comportamento della Commissione V.I.A. che si è limitata a prendere in esame esclusivamente il tracciato proposto sulla dorsale appenninica, vale a dire proprio la soluzione che presenta le più elevate criticità sul piano ambientale, idrogeologico e, soprattutto, sismico.
"In definitiva - ha concluso l'Assessore Mazzocca - continuiamo a ricercare una possibile condivisione con il Governo riguardo ad una soluzione alternativa che scongiuri la realizzazione della centrale SNAM a Sulmona (12 ettari o qualcosa come 25 campi di calcio) in un sito ad alta valenza storico-architettonico-ambientale ubicato fra la Badia Morronese e l'Eremo Celestiniano, oltre che connotato da un elevato grado di ricettività tellurica. Ora la palla passa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l'avvio della procedura decisoria entro la fine di gennaio e l'assunzione della competente decisione finale. Mi auguro che in questa sede si possa trovare un accordo su di una soluzione alternativa; in mancanza la PCM potrebbe avocare a sé il procedimento e decidere in maniera monocratica anche in presenza del diniego della Regione. Sarebbe un caso più unico che raro".
Più unico che raro certo, ma comunque possibile. La Presidenza del Consiglio dei Ministri avrà 60 giorni di tempo per decidere. L'Abruzzo, però, gioca un ruolo determinante per la realizzazione dell'opera sul percorso dorsale individuato dalla Snam. I motivi sono soprattutto economici: tra Campochiaro (in provincia di Campobasso) e Sulmona esiste già un tratto del gasdotto Transmed che ha suggerito di sfruttarne il corridoio. Un gasdotto costa circa 2 milioni di euro per ogni chilometro, sfruttare il tunnel abruzzo-molisano vorrebbe dire risparmiare almeno 50 milioni. Ecco perché, per Snam, è cruciale l'Abruzzo interno. Ecco perché la società intende localizzare la centrale di compressione proprio a Sulmona. Nonostante si tratti di una zona a forte rischio sismico e di grande pregio ambientale. Il metanodotto, infatti, taglierebbe 3 parchi nazionali, un parco regionale e oltre 20 siti di rilevanza comunitaria.
Sarà difficile, dunque, che la Snam accetti la proposta di modificare il percorso del metanodotto e, così, di realizzare altrove la centrale di compressione. Sta di fatto che Regione Abruzzo continua a lavorare per trovate un'alternativa possibile: ci sarebbero già 5 soluzioni, tra le altre la realizzazione della centrale a Cupello, poco meno di 5mila abitanti in provincia di Chieti, a 9 km dal mare, tra le valli del fiume Sinello e del Trigno.
Come detto, difficile che la Snam accetti l'alternativa proposta. Anche fosse, però, la popolazione di Cupello è già sul piede di guerra: "No alla centrale: chiediamo a gran voce trasparenza e partecipazione", si legge in una nota firmata da Rifondazione Comunista, dall'associazione Cupello Bene Comune e dal Movimento 5 Stelle.
"Chiederemo lumi sulla questione all'Amministrazione comunale tramite un'interrogazione in questi giorni e riteniamo necessaria un'assemblea pubblica da svolgersi al fine di confrontarsi con i cittadini. Ci chiediamo quanto debba sopportare questo territorio, a livello di inquinamento dell'aria e del terreno e come si possano coniugare questi tipi di impianto con la valutazione dei prodotti DOP, con lo sviluppo agroalimentare e la vocazione turistica dei borghi del Medio Vastese, un settore in crescita negli ultimi anni anche grazie alla istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina e della Riserva di Punta Aderci".
Grazie al decreto Sblocca Italia, si ricorda nella nota, "il PD ha reso possibile anche questo, cioè la possibilità di non coinvolgere enti locali e popolazioni per progetti di interesse strategico, ma ci sentiamo in dovere di pretendere un confronto così come lo hanno preteso prima di noi i cittadini di Sulmona. E' una battaglia che continueremo a portare avanti, cercando di allargare ulteriormente il fronte del 'no'. Su di noi grava già il peso di una centrale turbogas a Gissi, della Laterlite a Lentella, delle fabbriche chimiche della zona, la Stogit a Montalfano e l'ombra di un inceneritore per il Consorzio Civeta, oltre che del progetto in itinere della Vallecena s.r.l., relativamente ad un impianto per rifiuti speciali. Crediamo sia davvero troppo, crediamo che vada fatta una scelta ponderata".