Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha un nuovo consiglio direttivo.
Finisce la vacatio durata otto anni e iniziata nel 2007, quando l'ente venne commissariato e, in qualità di commissario, venne chiamato Arturo Diaconale (giornalista, direttore dell'Opionione delle libertà, quotidiano liberale di area berlusconiana), poi confermato presidente nel 2010.
Il nuovo consiglio - composto da Stefano Allavena, Graziano Ciapanna, Paolo Costanzi, Piero Genovesi, Maurizio Pelosi, Stefano Petrucci e Paolo Salvatore – si è riunito per la prima volta ieri mattina nella sala consiliare della sede del Parco, a Assergi.
Presenti, alla conferenza stampa di presentazione, lo stesso Diaconale (il cui mandato scadrà peraltro l'estate prossima) e la direttrice ad interim, Silvia De Paulis.
Con l'insediamento del nuovo consiglio torna a posto uno dei tasselli della struttura di governo dell'ente. Che tuttavia aspetta ancora la nomina del nuovo direttore, il successore di Marcello Maranella, “mister 28 proroghe”.
La vicenda di Maranella era finita, l'estate scorsa, anche sul Corriere della Sera, che se ne era occupato con due lunghi articoli, uno dei quali firmato da una delle penne di punta del giornale, Sergio Rizzo (clicca qui per scaricarli).
Nominato direttore nel 2004 con una procedura d'urgenza, Maranella sarebbe dovuto rimanere in carica solo qualche mese, il tempo di espletare la procedura prevista dalla legge per l'individuazione del direttore di ruolo. Un incarico per il quale Maranella non aveva nemmeno i requisiti, non essendo iscritto all'apposito albo ministeriale.
Come succede spesso in Italia, il provvisorio diventa definitivo o quasi. Di proroga in proroga (dalle delibere ne risultano appunto 28) la reggenza Maranella è durata dieci anni, fino allo scorso novembre, quando il suo mandato è scaduto e gli è subentrata, con un incarico pro tempore, Silvia De Paulis.
La selezione per la scelta del nuovo direttore è già partita. Nella riunione di ieri mattina, i nuovi consiglieri avrebbero dovuto nominare la commissione che si occuperà della valutazione dei curricula dei candidati.
La legge prevede infatti che il Parco selezioni tre nomi da sottoporre poi, per l'approvazione definitiva, al ministero dell'Ambiente. Ma la nomina della commissione è slittata e così, per qualche mese, a svolgere le funzioni direttoriali rimarrà la De Paulis. Un'altra proroga.
In due lustri di permanenza, Maranella ha percepito uno stipendio di 83mila euro l'anno, al quale si è aggiunto un ulteriore compenso di 60mila euro (sempre annui), figurante, nei bilanci, nella lista delle uscite per la retribuzione degli incarichi di consulenza e collaborazione affidati a soggetti esterni.
Il compenso di Maranella è una delle tante anomalie riscontrate dalla Comunità del Parco (l'assemblea formata, tra gli altri, dai sindaci dei 44 Comuni che rientrano nell'area protetta) in sede di elaborazione del parere obbligatorio sul bilancio di previsione del 2015.
Un bilancio che l'assemblea, presieduta dal sindaco di Calascio Antonio Matarelli, non ha firmato, definendolo "assolutamente negativo" sia dal punto di vista "politico che programmatico".
Parole pesanti, che avevano innescato una polemica a distanza tra lo stesso Matarelli e il presidente Diaconale. Una querelle passata un po' in sordina sugli organi di stampa, eccezion fatta per Il fatto teramano, che ne aveva dato notizia lo scorso novembre.
Cosa scrivono i sindaci? Anzitutto contestano le linee strategiche e le spese eccessive sostenute dal Parco per pagare gli stipendi del personale: "A fronte di una spesa corrente di 6,7 milioni" si legge nel documento "sono destinati al personale ben 3,5 milioni (più del 50% del bilancio, ndr)".
"L’organico del Parco" continua la relazione "è sovradimensionato rispetto alle funzioni da svolgere. Infatti, a fronte di una dotazione organica determinata in 35 unità lavorative, oggi ne risultano in servizio esattamente il doppio: 1 direttore, 5 dirigenti di area C e 64 di area A e B. Oltre ai 10 dipendenti della Forestale comandati a prestare servizio nel Parco".
E, "malgrado quest'importante dotazone organica", "è scandaloso" si legge poco più avanti "che si debba far ricorso ogni anno a personale esterno per prestazioni di routine, come contare i cinghiali (un'attività costata un milione e 300mila euro, ndr)”.
Una pratica, quella delle spese allegre per consulenze esterne affidate troppo disinvoltamente, che nessuno si è sentito in dovere di arginare: sul bilancio ne risultano, solo nel primo semestre del 2014, ben 105, a fronte delle 64 firmate dal Parco Nazionale d'Abruzzo e delle 28 attribuite dal Parco della Maiella.
105 consulenze esterne, stipulate, come detto, per la conta dei cinghiali, oppure per la contabilizzazione di progetti e la loro divulgazione sui giornali.
“È evidente" prosegue la relazione "che se il Parco spende gran parte delle sue risorse per dipendenti, consulenti, avvocati e cinghiali non ha i soldi per comprare il carburante per i mezzi in dotazione! (…) Nulla è stato previsto per il completamento delle opere in corso nei vari Comuni del Parco per il triennio 2015-2017".
Anche perché, sul versante delle entrate, gli unici soldi che arrivano sono i trasferimenti dello Stato. Il Parco fa poco o niente per diversificare le sue fonti di finanziamento. Un caso emblematico: la vendita dei gadget, dei souvenir e del merchandising disponibile nei punti informativi frutta, ogni anno, solo 15mila euro. Il che vuol dire circa 10 euro di utile al giorno. Peccato, però, che per tenere in vita gli infopoint, il Parco ne spenda giornalmente 170.
Molte di queste anomalie erano state riscontrate anche da un'ispezione ordinata dal ministero dell'Economia nel 2013. Una relazione sulla quale non è mai stata fatta chiarezza, di cui hanno dato notizia solo alcune testate giornalistiche teramane (ll mensile Per te e il sito I due punti) e il cui contenuto non è mai stato divulgato.