Ci sono voluti due anni di istruttoria per dare ragione a Paola Giuliani, dirigente del Settore ambiente e partecipate del Comune dell'Aquila, nella sua causa contro l'Ente e il sindaco Massimo Cialente, a proposito di un caso di "mobbing e demansionamento" di cui era stata vittima nel 2012.
La vicenda, raccontata nei giorni scorsi da L'Aquila Blog e finita persino sulle pagine di Repubblica, sta facendo molto discutere tra le stanze del Comune dell'Aquila, già duramente colpito dalla mancanza di personale e da un volume di lavoro straordinario dovuto alla gestione post-sisma.
I fatti hanno almeno apparentemente dell'incredibile: il 26 luglio 2012, durante un estivo e afoso consiglio comunale, i consiglieri patirono "la canicola" a causa dell'assenza delle bottiglie d'acqua di cui, come succede di consueto, è dotata ogni postazione. In base a un protocollo del segretario generale Carlo Pirozzolo, indirizzato al Sindaco, quella mancanza sarebbe stata responsabilità della dirigente Paola Giuliani. Dopo quell'informativa di Pirozzolo, Cialente inviò una nota urgente all'Ufficio provvedimenti disciplinari, per chiedere la sanzione per la dirigente.
Giuliani fu così sospesa per tre giorni, per aver causato un improbabile "disdoro" - termine arcaico che indica il disonore - per essere venuta meno alla "leale collaborazione con l'Ente".
"Si ritiene che l'episodio debba essere qualificato come una violazione degli obblighi di leale ed efficiente collaborazione con gli organi dell’amministrazione comunale - scrisse nel provvedimento disciplinare il collega di Giuliani e dirigente dell'avvocatura del Comune Domenico de Nardis - e si ritiene che nello specifico l'atteggiamento serbato in coincidenza dell'acclarata mancanza di acqua a disposizione del consiglio comunale è atto a denotare il venir meno agli obblighi del proprio ruolo e il disinteresse ad una esigenza reale e ad un diffuso disagio ampiamente avvertito dai consiglieri comunali".
Paola Giuliani si rivolse naturalmente al giudice del lavoro e alcuni giorni fa, dopo due anni di istruttoria da parte del Tribunale dell'Aquila, le è stata data ragione. Cialente è stato condannato a pagare duemila euro di multa: "E' del tutto pacifico che l'approvvigionamento di bottigliette d'acqua nel corso di una seduta del consiglio comunale non rientri tra le funzioni spettanti ad un dirigente", è scritto nella sentenza del giudice del lavoro.
La dirigente comunale è inoltre andata al contrattacco, denunciando il Comune dell'Aquila per mobbing e demansionamento. Nella sentenza si legge che "la progressiva dismissione da tutti i precedenti incarichi apicali si sia verificato un effettivo svuotamento dell'attività lavorativa della ricorrente, finalizzata all'emarginazione ed alla dequalificazione professionale della stessa dall'ambiente lavorativo". Anche in questo caso, l'Ente è stato condannato al pagamento di una sanzione di 10mila euro.
La vicenda ha così dell'incredibile che, in realtà, è davvero difficile pensare che possano partire provvedimenti disciplinari e denunce per una improbabile "mancata fornitura" di bottiglie d'acqua durante un estivo consiglio comunale. (m. fo.)