Martedì, 10 Marzo 2015 21:20

Assistenza popolazione, addio a contributi: i problemi nel garantire equità

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"Si può dire che a fine mese si chiuderà una fase, quella dell'assistenza alla popolazione onerosa. Dal 1° aprile, le uniche forme assistenziali che rimarranno sono gli appartamenti del progetto Case e Map".

Parole dell'assessore Fabio Pelini, nella conferenza di metà mandato convocata ad inizio marzo per tracciare un quadro riepilogativo del lavoro svolto dal settore dell'assistenza alla popolazione.

Un annuncio che ha scatenato non pochi malumori. Si tratta di "una decisione senza ritorno", ha sottolineato qualche giorno dopo il sindaco Massimo Cialente, rispondendo così alle polemiche sollevate dai cittadini che, fino ad oggi, hanno goduto dei contributi onerosi. "Mettiamoci nei panni della collettività nazionale - ha incalzato il primo cittadino - Si è sborsato oltre 1miliardo di euro per realizzare il progetto C.a.s.e. e i Map. Ora che sono liberi, è impensabile che ci siano altre forme di assistenza".

Un ragionamento che non fa una piega. Va bene togliere CAS, affitti concordati e fondo immobiliare, a sei anni dal terremoto. Il problema è che andrebbe fatto con criterio, creando meno disagi possibili alle cittadinanza.

Quanti sono i nuclei familiari che beneficiano del Cas e a cui saranno proposti gli appartamenti del progetto Case? Complessivamente, dovrebbero essere circa 450, poco più di 1000 persone. E quanti sono gli alloggi del progetto Case attualmente disponibili? Meno di 70, stando agli ultimi report dell'assistenza alla popolazione sarebbero 63.

Dunque, che fine faranno i 380 nuclei familiari che non potranno fruire degli alloggi del Case? E che non possono tornare a casa, non per colpa loro? "Se più di 70 nuclei accetteranno di andare nei Progetti Case, il Comune dell'Aquila, non avendo quel numero di alloggi a disposizione, si troverà costretto a una proroga del Cas", sottolinea il gruppo d'opposizione di Appello per L'Aquila. "Lo dice un principio base di equità e, visto che tutti hanno gli stessi diritti, la legge stessa. Checché ne dicano Sindaco e Assessore competente".

Altro che decisione senza ritorno, verrebbe da dire. Ma come è possibile che l'amministrazione non abbia fatto dei conti che paiono semplicissimi? In realtà, l'esperienza racconta che - fino ad ora - soltanto il 10% circa dei nuclei familiari che usufruivano del contributo di autonoma sistemazione hanno accettato di trasferirsi in un progetto Case.

La stragrande maggioranza dei nuclei familiari, infatti, preferisce perdere l'assistenza pur dovuta, rinunciando all'alloggio nelle new town. Per svariati motivi: in particolare, per i problemi di costruzione emersi negli ultimi mesi, per le 'salate' bollette che gli assegnatari sono costretti a pagare, perché non vogliono ritrovarsi dinanzi all'ennesimo trasloco, per la difficoltà di sistemare altrove i mobili che hanno portato con sé al momento di affittare l'appartamento. Inoltre, c'è pochissimo preavviso e poco tempo, dunque, per organizzarsi.

Insomma, la speranza dell'amministrazione è che almeno 380 nuclei familiari su 450 accettino di perdere il Cas, senza richiedere un posto cui hanno diritto nei progetti Case. E se così non fosse? Il Contributo andrà necessariamente prorogato.

C'è un altro problema, però: poniamo che 90 nuclei familiari accettino il trasferimento in un alloggio provvisorio. Come deciderà, il Comune dell'Aquila, chi dovrà traslocare nel Case e chi, invece, potrà restare nell'appartamento in affitto, con il contributo dello Stato?

Un'altra considerazione riguarda la settantina di famiglie attualmente residenti nel Fondo immobiliare. "Sono le più penalizzate - denuncia Appello per L'Aquila - in quanto dovranno comunque lasciare l’alloggio del Fondo anche volendo pagare interamente l’affitto nell’appartamento dove attualmente risiedono. Infatti, il Fondo proprietario non intende affittarli. Una situazione di disagio per i cittadini francamente inaccettabile".

In altre parole, a differenza dei nuclei familiari che percepiscono il Cas o che sono in affitto concordato, e che dunque possono almeno scegliere se accettare il progetto Case o rinunciare all'assistenza, i cittadini aquilani residenti nel Fondo immobiliare non hanno scelta. Dovranno accettare l'alloggio provvisorio, se disponibile. Altrimenti, dovranno trovarsi comunque un'altra sistemazione. Con tutto quello che ne consegue.

"L’Amministrazione si deve far carico di questa situazione - sottolinea il gruppo consiliare che esprime il consigliere Ettore Di Cesare - facendo da tramite tra cittadini e Fondo immobiliare per concordare la loro permanenza negli appartamenti con fitto equo a carico totalmente dei cittadini senza alcun onore per l’Amministrazione. Sarebbe infatti veramente grave se le famiglie fossero costrette a lasciare quegli alloggi visto che l’operazione Fondo immobiliare fu, all’indomani del sisma, la ciambella di salvataggio di costruttori in difficoltà e banche loro creditrici. Il tutto pagato profumatamente dallo Stato. Oggi a 5 anni di distanza, il risultato di un regalo da decine di milioni di euro a banche e costruttori non può essere lo sfratto di decine famiglie pronte a pagare per intero un giusto fitto".

Dunque, l'affondo: "Il Sindaco si muova in fretta in questa direzione, non c’è più tempo da perdere".

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Marzo 2015 23:18

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