La Corte d'Appello dell'Aquila ha confermato oggi pomeriggio tutte le condanne a carico dei quattro imputati finiti sotto processo per il crollo della Casa dello Studente, avvenuto il 6 aprile 2009 in occasione della violenta scossa di terremoto che provocò la morte di 309 persone e la distruzione della città.
Nel crollo persero la vita otto universitari. In primo grado, nel febbraio di due anni fa, erano stati condannati a 4 anni di reclusione, per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni, Tancredi Rossicone, Berardino Pace e Pietro Centofanti, ovvero i tecnici autori dei lavori di restauro effettuati nel corso del 2000 nella Casa dello Studente.
Pietro Sebastiani, tecnico dell'Azienda per il diritto allo studio (Adsu) che gestiva la struttura, era stato invece condannato alla pena due anni e sei mesi di reclusione.
Il Pg, Alberto Sgambati, nella precedente udienza aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
Gli imputati sono stati assolti dalla Corte dalla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
La scorsa settimana era deceduto l'ingegnere aquilano Claudio Botta, il tecnico che progettò l'edificio. Aveva 95 anni. Era uscito dal processo a causa di una malattia.
"E' una sentenza per noi molto importante" commenta Antonietta Centofanti a NewsTown, presidente del comitato dei familiari delle vittime della Casa "che lancia un messaggio chiaro: non si può impunemente non rispettare le regole se ciò provoca la morte di qualcuno. Natualmente per noi non cambia niente, questa sentenza non ci risarcisce della perdita che abbiamo subito. Ma è una sentenza importante soprattutto guardando al futuro, è un piccolo mattoncino di civiltà, nella speranza che nessun altro debba trovarsi nelle situazioni di sofferenza in cui ci siamo trovati noi. E' importante che sia stato messo un punto, che non si sia verificato ciò che è accaduto in molti processi recenti, dove la sentenza di appello ha ribaltato quella di primo grado. In questo senso c'era un po' di preoccupazione invece è andato tutto bene. Bene tra virgolette, perché ci rimane un buco enorme dentro al cuore".