Venerdì, 25 Settembre 2015 12:24

Accord Phoenix, altra interrogazione parlamentare su compagine societaria

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Altro capitolo, nella vicenda Accord Phoenix.

A seguito dell'interrogazione parlamentare presentata da alcuni senatori al Ministero dell'Economia e delle Finanze, e il botta e risposta tra il sindaco Massimo Cialente e uno dei senatori firmatari, Aldo Di Biagio (Alleanza Popolare), è arrivata notizia di un'altra interrogazione, a risposta orale, presentata dalla stesso Di Biagio e dal collega Gianpiero Dalla Zuanna (Partito Democratico) e sempre al Mef.

Stavolta, i senatori non si concentrano sul trattamento dei rifiuti e su quanto ne consegue, piuttosto sulla struttura societaria della Accord Phoenix. "L'atto 3-02196 a prima firma degli interroganti - si legge nella interrogazione - sottopone tra gli altri, al ministro in indirizzo, alcuni quesiti relativi ad un progetto della società Accord Phoenix relativo alla realizzazione di uno stabilimento nell'ex polo elettronico de L'Aquila operante nel comparto del trattamento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), che prevede un investimento complessivo di 35,8 milioni di euro, di cui 10,7 autorizzati da Invitalia nel luglio 2015 a seguito di una istruttoria".

Ebbene, i senatori sottolineano "la penuria di informazioni correlate al profilo societario della azienda proponente del progetto" che ha gli interroganti "ad un approfondimento che ha comportato l'emersione di alcuni profili di criticità meritevoli degli opportuni approfondimenti da parte del ministero in indirizzo, in ragione del notevole coinvolgimento di Invitalia nelle dinamiche di sviluppo del progetto medesimo". 

Quali, in particolare? "Risulta agli interroganti - leggiamo ancora dalla interrogazione - che l'azienda straniera, la Accord Phoenix, sia soltanto l'anello terminale di una catena ben più lunga e complessa, a cui farebbe capo uno studio commerciale con sede a Milano da cui sarebbe poi stata attivata una struttura societaria frammentata in molteplici 'scatole cinesi' al fine di disperderne la identificazione e poter giungere alla progettualità finanziabile di cui al presente e al precedente atto di sindacato ispettivo". Inoltre, stando a quanto a conoscenza dei senatori Di Biagio e Dalla Zuanna, "nelle intenzioni dello studio commerciale milanese, originario step del percorso di progettualità industriale, vi era quella di creare un'occasione di business che potesse contare sulla legittimazione di risorse di derivazione statale, strutturando - intorno a questa originaria mission - un progetto che, solo sulla carta, avrebbe dovuto contare su un cospicuo ammontare di investimento in un'area, tra le altre cose, destinataria di specifiche misure volte alla ripresa delle attività produttive".

A supporto di tale orientamento alla costituzione di una società ad hoc al fine di proporre un progetto di così ampio respiro "vi sarebbe stata, stando a quanto risulta agli interroganti, una preventiva conoscenza da parte della stessa Invitalia, agenzia del Ministero in indirizzo, del progetto medesimo prima della elaborazione e presentazione dello stesso nelle varie sedi competenti". 

A tal proposito, i senatori sottolineano che il riconoscimento al progetto dell'Accord Phoenix dei fondi che afferiscono al plafond previsto dalla delibera Cipe n. 135 per la ripresa delle attività produttive nella zona del cratere, all'indomani del sisma abruzzese del 2009, "avrebbe dovuto fondarsi sulla sussistenza di determinati prerequisiti che al momento della presentazione del progetto dell'impianto, come è evidenziato anche dalla stampa, non sussistevano, per fare un semplice esempio, la società nel 2013 deteneva come capitale netto il solo capitale sociale pari a 10mila euro, pertanto si farebbe non poca fatica a comprendere su quali basi sia stata valutata e successivamente accertata la sostenibilità economico-finanziaria della società destinataria di un finanziamento così cospicuo". E risulta ancora ai senatori che "malgrado la sussistenza di un progetto riconosciuto e finanziato in capo alla suddetta società, questa dovrebbe versare una sorta di 'buonuscita' alla società occupante l'area di destinazione del nuovo impianto quasi a voler confermare l'esistenza di un malcelato sistema di interessi multilivello".

Insomma, i senatori interroganti sembrano convinti che la nascente società costituitasi per accedere a fondi statali, avrebbe inteso sovrafatturare l'ammontare degli investimenti dichiarati, al fine di rendere - per certi aspetti - proporzionato l'ammontare delle risorse previste dal contratto di sviluppo firmato a luglio con Invitalia. "La mancanza di chiarezza circa la proprietà reale della citata azienda promotrice del progetto, che continua a sussistere, in assenza di una puntuale dichiarazione da parte della società protagonista delle dinamiche industriali citate, nonché delle istituzioni che hanno provveduto a supportare l'attuazione del progetto, ed il proliferare di interventi della stampa secondo cui i 'reali proprietari della Accord' sono 'schermati da un trust a Cipro e a Londra' amplifica i dubbi che sussistono intorno al progetto stesso e rende maggiormente urgente, che il Ministero in indirizzo, riferisca circa lo stato attuale delle cose". 

La battaglia parlamentare continua. 

Ultima modifica il Venerdì, 25 Settembre 2015 12:50

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