"Effettivamente il rischio esiste, anzi più che rischio mi sembra una certezza".
Anche l'assessore comunale alla Ricostruzione, Pietro Di Stefano, prende atto delle insidie contenute nel comma 6 dell'articolo 11 del decreto Enti locali sui limiti imposti subappalti. Un problema di cui NewsTown si è occupata ieri.
Il comma afferma che “fatto salvo quanto previsto dall'articolo 1656 del codice civile le imprese affidatarie possono ricorrere al subappalto per le lavorazioni della categoria prevalente nei limiti della quota parte del trenta per cento dei lavori”. Dopodiché precisa: “Sono nulle tutte le clausole che dispongano il subappalto dei lavori in misura superiore o ulteriori subappalti”.
Sono proprio queste ultime due parole a creare un'ambiguità che probabilmente potrà essere sciolta solo attraverso un intervento chiarificatore del ministero. Perché con una misura del genere diventerebbe difficile, se non impossibile, fare subappalti per le opere specialistiche e super-specialistiche. Il che equivale a dire che la ricostruzione subirebbe ulteriori, pesanti rallentamenti.
Non si sa a chi si deve l'aggiunta di una norma così restrittiva, qualcuno dice all'Anac di Raffaele Cantone. Si tratterebbe, se ciò fosse vero, del più tipico caso di eterogenesi dei fini: un provvedimento pensato per raggiungere determinati scopi finirebbe per produrre effetti esattamente contrari.
Di sicuro, come ha ammesso anche Stefania Pezzopane, il testo del decreto Enti locali convertito in legge ad agosto, pur con tutte le "migliorie" a cui è stato sottoposto nell'iter di conversione rispetto alla sua originaria versione, è molto diverso da quello che era stato elaborato all'Aquila nei vari tavoli tecnico-istituzionali.
"Questo è quello che succede" afferma anche Di Stefano "noi scriviamo le norme in modo serio e per questa si faceva riferimento a quanto già esiste nel codice dei contratti ovvero che è subappaltabile il 30% della categoria prevalente nonché quelle scorporabili che sono in genere le lavorazioni specialistiche. Quando passa per gli uffici romani che, tra l'altro non hanno conoscenza alcuna della materia, escono autentici mostri".
"Di legge in legge stiamo cumulando una serie di danni che bloccano la ricostruzione; alcuni sono stati fatti con la 134/2012 (legge Barca), altri con le leggi successive, faticosamente riparati ma ancora incompleti e senza senso logico, altri ancora nel decreto enti locali, come quello denunciato nell'articolo".