Il Comune dell'Aquila segna un altro punto a proprio favore nella lotta ai morosi.
Il Tribunale del capoluogo ha infatti respinto un ricorso presentato da un cittadino, assegnatario di uno degli appartamenti del Progetto Case, al quale lo stesso Comune aveva disattivato l'erogazione del gas in seguito al mancato pagamento delle bollette.
Si tratta di un verdetto destinato a fare giurisprudenza, perché sancisce, di fatto, la correttezza e la legittimità dell'operato dell'amministrazione comunale che, negli ultimi mesi, ha deciso di usare il pugno duro nei confronti degli assegnatari di Case e map che non stanno pagando le utenze o i canoni di compartecipazione.
Vediamo meglio, nel dettaglio, cosa ha stabilito l'ordinanza firmata dal giudice Roberto Ferrari.
Il ricorso respinto era stato presentato da un privato che, contestando i criteri di calcolo e ripartizione dei consumi di gas per riscaldamento e acqua calda (basati sulla metratura degli appartamenti), si era rifiutato di pagare le bollette fatturate dal Comune e riferite al periodo agosto 2011-marzo 2013.
L'uomo aveva potuto beneficiare anche di una rateizzazione ma, ciò nonostante, aveva continuato a non pagare, ignorando anche i ripetuti solleciti di pagamento.
Dinanzi a questa prolungata situazione di morosità, il Comune ha deciso, poche settimane fa, di mettere le saracinesche al rubinetto del gas.
Di qui l'esposto, presentato dall'uomo (rappresentato dall'avvocato Fausto Corti) invocando il principio della tutela possessoria.
Le azioni di tutela possessoria sono previste dall'ordinamento giuridico italiano a tutela del possesso di un bene "dallo spoglio o da molestie o turbative che provengono da terzi".
"La necessità di tutela", spiegano i manuali di diritto, "risponde a un'esigenza di ordine pubblico, quella di tutelare una situazione apparente, che parte dal presupposto che il possessore di un bene ne ha il legittimo godimento".
Nel caso specifico, il giudice del Tribunale dell'Aquila ha però stabilito che questo principio non poteva essere invocato dall'assegnatario, dando ragione alla linea difensiva sostenuta dagli avvocati del Comune dell'Aquila (Andrea Liberatore e Raffaella Durante), secondo i quali la tutela possessoria era inammissibile dal momento che il progetto Case è un bene di proprietà del Comune e dunque tra assegnatari e alloggi “manca una relazione di possesso qualificato, sussistendo unvece un rapporto di tipo concessorio”, rientrante peraltro in un regime di diritto pubblico e non privato.
La tutela possessoria era stata chiesta dal ricorrente in base al ragionamento secondo cui interrompere la fornitura del gas significa, di fatto, impedire agli assegnatari delle Case di godere di un bene spettante loro per legge in virtù della loro condizione di sfollati.
Ma evidentemente anche qui il giudice ha dato ragione a quanto sostenuto dagli avvocati del Comune, secondo i quali “la fornitura di gas non è connessa o coessenziale con la concessione dell'alloggio e presuppone un diverso nesso giuridico”.
Dopo la sentenza che aveva riconosciuto come legittimi i criteri usati per calcolare la ripartizione dei consumi delle piastre del progetto Case, con questa ordinanza del tribunale il Comune aggiunge un altro tassello favorevole alla linea di condotta scelta nei confronti dei morosi.
La precisazione dell'avvocato Corti
In merito all'articolo, l'avvocato del ricorrente, Fausto Corti, precisa quanto segue: "Non è corretto, però. Il Tribunale si è pronunciato solo sul rito, ritenendo non perseguibile l'azione possessoria, non sulla legittimità del distacco che deve ancora essere vagliata, anche in sede penale".