Non si placano le polemiche sul poligono di tiro a San Vittorino.
A pochi giorni dalla sentenza del Consiglio di Stato (prevista l'8 giugno), a cui il comune di Pizzoli e quello dell’Aquila si sono appellati in seguito alla bocciatura che il Tar ha inflitto a tutto l’iter autorizzativo che i due enti e la Regione avevano adottato per permettere l’apertura di un impianto a gestione privata a pochi passi dall’area archeologica di Amiternum, la vicenda è stata discussa venerdì scorso in commissione Garanzia del consiglio comunale.
Sono stati i consiglieri Paolo Romano (capogruppo di Italia Viva) e Antonio Nardantonio (Passo Possibile) a chiedere un confronto in merito.
Durante la seduta, sono stati auditi Fabrizio De Meo, presidente dell’associazione per la tutela di S. Vittorino Amiterno, l’assessore all’Ambiente e il dirigente dell’Avvocatura del Comune dell’Aquila, rispettivamente Fabrizio Taranta e Domenico de Nardis, e il sindaco di Pizzoli Gianni Anastasio.
La storia del poligono di tiro di S. Vittorino è piuttosto lunga e articolata: per ripercorrerla in tutta la sua complessità, rimandiamo agli approfondimenti che NewsTown ha pubblicato nei mesi scorsi (QUI e QUI).
A farla breve: non solo il Comune dell'Aquila non si è costituito per rivendicare l'uso civico di San Vittorino, ed è la prima volta nella storia che l'Ente non si batte al fianco dei cittadini che, d'altra parte, si 'difenderanno' dai soli dinanzi al Commissario degli Usi civici chiamato a dirimere la vicenda, ma ha aderito acriticamente alla convenzione stipulata dal Comune di Pizzoli - cui una lontana sentenza, risalente al 1988, riconosce la proprietà dei terreni - con la società sportiva Amiternum Academy che ha ottenuto l'affidamento di 9 ettari in località Colle Mauro ad un canone di 500 euro l'anno.
E come non bastasse, dinanzi al pronunciamento del Tar che ha giudicato illegittimo il provvedimento - banalmente, l'uso civico dovrebbe essere destinato ad attività agro-silvo-pastorali o ad altre attività d'interesse collettivo, e un poligono di tiro privato non rientra in queste fattispecie - l'amministrazione comunale dell'Aquila si è 'accodata' al ricorso in Consiglio di Stato presentato dal Comune di Pizzoli, che ha impegnato più di 10 mila euro a valere sul bilancio comunale, una somma che recupererebbe in vent'anni con l'affitto pagato dall'Amiternum Academy.
Pare incredibile, ma è andata così.
Sorvolando sulla presa di posizione dell'avvocato de Nardis che ha parlato di "sentenza sproporzionata" del Tar, in commissione Vigilanza l'assessore Taranta ha spiegato che "il Comune dell'Aquila ha deciso di riconoscere come valida l’ultima sentenza, risalente al 1988, che riconosceva la proprietà del sito in capo al Comune di Pizzoli, dopo aver constatato, tra l’altro, la correttezza con cui si era mossa l’associazione sportiva che gestisce il poligono nell’acquisizione di tutti i permessi necessari. Nel caso in cui il Commissario regionale degli usi civici dovesse attribuire la proprietà dei terreni al Comune dell’Aquila - ha aggiunto - sarà il consiglio comunale a decidere sia sulla destinazione d’uso che sul canone concessorio. Non c’è nessun automatismo sul rinnovo della convenzione allo stesso canone, non è vero che il Comune voglia scendere quei terreni. Non è detto che la convenzione continuerà alle stesse condizioni, sarà il consiglio a esprimersi su questo".
Tuttavia l'avvocato Fausto Corti, che ha curato il ricorso del Comitato per la tutela di San Vittorino Amiterno, in una nota a newstown ha tenuto a precisare che "l’assessore Taranta non ha detto la verità. Come emerge dalla delibera di n. 134/2020 - ha spiegato - la Giunta comunale ha già stabilito che, nel caso in cui verrà riconosciuta la titolarità sull'area del Comune dell’Aquila, la attuale concessione proseguirà in capo all'Amiternum Academy fino alla sua naturale conclusione, come peraltro formalizzato dalla intesa sottoscritta il 2 marzo 2020 dal sindaco Pierluigi Biondi".
L’assessore Taranta ha partecipato alla approvazione della delibera di Giunta n. 134/2020 - ha aggiunto Corti - sicché "sa perfettamente come stanno le cose, ma ha scelto consapevolmente di non dire la verità riferendo sulla vicenda in una sede istituzionale ai rappresentanti della nostra comunità. In una Città e in un Paese normale sarebbe egli stesso a trarne le debite conclusioni e togliere spontaneamente l’incomodo. Inutile dire che non accadrà".