Lunedì, 16 Novembre 2015 18:01

Lo sviluppo del Gran Sasso d’Italia: si poteva fare ma si è scelto di non fare

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Riceviamo e pubblichiamo da Sergio Iovenitti - Sono passati 18 mesi dal maggio dell’anno scorso in cui in un’affollatissima conferenza stampa all’Hotel Castello diversi politici aquilani lanciavano un grido di preoccupazione per il progetto generale di sviluppo del Gran Sasso e paventavano la chiusura della stazione sciistica di Campo Imperatore: lavori mai partiti.

Eppure numerosi interventi potevano essere dal 2004 incardinati nella programmazione e realizzati, sinergicamente con l’Ente Parco, esistendo la pianificazione dell’area Scindarella-Monte Cristo approvata dalla Regione Abruzzo e dall’Ente Parco.

Il Progetto Scindarella-Montecristo, già dal 2003/2004, pianificava nuovi impianti sciistici per collegare Scindarella, Fossa Paganica e Montecristo, la realizzazione di un parcheggio presso i ruderi di Sant’Egidio ed interventi nell’ambito di Valle Fredda.

Progetto che, seppur datato, non esclude la possibilità di ricavare parcheggi interrati a Campo Imperatore per evitare la sosta selvaggia nel periodo estivo o per realizzare piste da fondo che collegano la piana di Campo Imperatore con Castel del Monte o la stazione di Monte Cristo-Fossa Paganica come permetterebbe il recupero dei manufatti oggi presenti nella zona o la manutenzione della sentieristica alpina, parapendio, snowpark, e percorsi di collegamento con bike, a basso impatto ambientale e a basso costo, proposti dall’Associazione GranSasso AnnoZero, organizzatrice di due edizioni del Festival della Montagna.

Il Gran Sasso, “montagna tra due mari”, è esposto ai venti di qualsiasi direzione. Molto spesso, capita di avere condizioni di cielo perfettamente limpido sia in città che in montagna e non poter usufruire degli impianti sciistici (durante la stagione invernale) che restano inevitabilmente chiusi a causa del vento forte per cui necessiterebbe valutare se è conveniente investire i circa 40 milioni di euro quasi interamente per “opere invernali” con costi spropositati per progettazioni, direzioni lavori e responsabilità sulla sicurezza o al contrario sarebbe opportuno sostenere prima di tutto il turismo estivo in cui la montagna è frequentata da numerosissime persone che cercato refrigerio, aria fresca e pulita facendo footing, semplici passeggiate, trekking o arrampicate in alta quota.

Poi alla beffa il danno perché esiste il pericolo concreto di perdere il finanziamento FAS 2007-2013 se non si assegneranno i lavori entro l’anno, quando, invece, una parte di tali risorse potevano, da anni, essere già state spese per realizzare progetti conciliabili con l’ambiente, la manutenzione e ammodernamento dell’albergo e ostello di Campo Imperatore come pure sostituire la seggiovia le Fontari immaginato nel progetto del 2004 che prevedeva peraltro pure tollerabili modifiche dell’impianto di risalita.

Ciò nonostante nei giorni scorsi si è parlato di un accordo con le associazioni ambientaliste per uscire da questa situazione di stallo in cui si è venuta a trovarsi la politica aquilana. La Treccani definisce l’accordo quando c’è “incontro di volontà per cui due o più persone convengono di seguire un determinato comportamento nel reciproco interesse, per raggiungere un fine comune o per compiere insieme un’azione o un’impresa”.

Nella circostanza la partecipazione di Stefano Allavena (LIPU) all’incontro, esperto del settore ed ex Direttore del Parco Gran Sasso e Monti della Laga, è servita, forse, per far comprendere agli intervenuti che per sviluppare il Gran Sasso non c’è necessità di alcun accordo con gli ambientalisti ma occorre solo tener conto degli indirizzi che il Consiglio Regionale nel 2004 ha dato, approvando il progetto speciale territoriale (PST) Scindarella-Monte Cristo, e rispettare le direttive UE e la legge delle aree protette.

In ultimo la rinuncia a spostare la seggiovia delle Fontari. Non si tratta né di un accordo né un cedimento agli ambientalisti bensì la consapevolezza acquisita dai presenti che la Giunta regionale, recependo nel 2009 il D.M. Ambiente n. 184/2007, ha escluso la possibilità di realizzare nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci ad eccezione di quelli previsti negli strumenti di pianificazione generale facendo salvi gli interventi di sostituzione e ammodernamento anche tecnologico e modesti ampliamenti del demanio sciabile che non comportino un aumento dell’impatto in relazione agli obiettivi di conservazione della ZPS “a condizione che sia conseguita la positiva Valutazione di Incidenza dei singoli progetti […].

Il ritorno al vecchio tracciato costringerà il Comune ad un nuovo bando pubblico per assicurare trasparenza e rispetto delle norme contenute nel codice degli appalti di lavori pubblici dal momento che si cambiano le condizioni iniziali dell’opera da realizzare.

Sergio Iovenitti

 

 

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