E’ l’ennesima storia di una riconversione fallita. Siamo a Gissi, 3mila anime in provincia di Chieti: fino al novembre 2011, qui si producevano le calze del famoso marchio Golden Lady. Poi, all’improvviso, i cancelli si chiudono. I macchinari, portati via senza far troppo rumore, vengono spediti in Serbia. Lì la mano d’opera costa molto meno: un bel guadagno per la società di Nerino Grassi, che decide di lasciare a casa 400 tra lavoratrici, in grande maggioranza, e lavoratori.
Quella appena trascorsa è stata una notte ricca di tensione per i lavoratori che presidiano oramai da due settimane lo stabilimento, con punte di 100-150 persone al giorno. Dopo che il Giudice del Tribunale di Vasto aveva emesso l'ordinanza per il sequestro conservativo dei beni presenti all’interno del capannone, intorno alle tre di questa notte sono stati apposti i sigilli a una parte del materiale, dopo ore di attesa da parte di lavoratrici, lavoratori e sindacati presenti nella fabbrica. L'ufficiale giudiziario - nel frattempo - stilava l'inventario del materiale rimanente nei capannoni. E' stato sequestrato materiale per un valore complessivo di 540 mila euro corrispondente all'ammontare degli stipendi finora non versati ai 230 lavoratori dello stabilimento.
“L’ufficiale giudiziario è andato via alle tre di questa notte riscontrando che Silda Invest (una delle due aziende subentrate alla ex Golden Lady n.d.r.) – spiega Giuseppe Rucci, segretario provinciale filatem Chieti della Cgil - non risulta avere intestato nulla a suo carico e sta venendo fuori che Silda lavora in conto terzisti per Del Gatto, che sta in quota di maggioranza nella Silda”.
"Di conseguenza - spiega Rucci - non è possibile fare ulteriori sequestri, perché c’è poca chiarezza e le carte sono state rimandate al giudice. Sarà lui a pronunciarsi sulle obiezioni che arrivano da parte dell’azienda e degli avvocati degli operai".
Come era successo già nella prima mattina di sabato scorso, quando il titolare alla guida di un tir ha tentato di forzare il blocco dei lavoratori per prelevare il materiale, questa mattina alle quattro il proprietario dell'azienda Silda SpA ha tentato di far uscire dalla struttura il materiale che non era stato messo sotto sequestro, ma l'opposizione dei lavoratori lo ha fatto desistere. Tuttavia lo stress, la stanchezza e la rabbia erano così diffusi tra i presidianti, che in mattinata, poco prima delle cinque, è giunta un’ambulanza di fronte lo stabilimento per soccorrere una donna che si era sentita male. "Non si può pensare che, nel 2013, mamme con bambini siano costrette a difendere il proprio posto di lavoro in questo modo”, ha commentato Giuseppe Rucci.
Affianco all'azienda Silda SpA giace la sua gemella New Trade, anche'essa nata dalla fine della Golden Lady. La New Trade aveva inizialmente assunto 115 operai, tutti licenziati in pochi mesi. Attualmente sono quattro gli operai che ancora lavorano nell'azienda. Questi, nei giorni della tensione di Gissi, sono stati messi in ferie.
La storia di queste lavoratrici e lavoratori oggi è agli sgoccioli. Lo stillicidio non è finito. I 230 lavoratori della Silda SpA, da un paio di settimane tutti in mobilità, attendono ancora che si riapra la loro partita iniziata nel 2012.
La vicenda è stata ricostruita da Carmine Tomeo sul blog http://postillanea.blogspot.it. A maggio dello scorso anno c'è stata l’attesa riconversione: nello stabilimento di Gissi sono subentrati la Silda Invest SpA e la New Trade Srl. La Golden Lady favorisce l’operazione versando alla Silda 10.800 euro per ogni lavoratore assunto (in realtà, l’incentivo all’uscita volontaria che era già stato offerto ai dipendenti), ed affidando gratuitamente il capannone alla New Trade per sette anni.
Il patron Grassi tenta di evitare, così, che il suo marchio sia associato ad una evidente operazione di speculazione economica. Poco più di un anno dopo, però, le lavoratrici e i lavoratori vivono giornate disperate. Se fino al maggio dello scorso anno, infatti, avevano il sostegno della cassa integrazione ed anche l’incentivo all’uscita volontaria di 10.800 euro, ora sono stati costretti ad iscriversi alle liste di mobilità per non perdere anche l’ultimo ammortizzatore sociale.
Resta solo questo di una riconversione spericolata e su cui la politica regionale dovrebbe iniziare seriamente ad interrogarsi.
I 400 dipendenti della ex Golden Lady hanno lavorato duramente, in questi mesi, a ritmi massacranti al limite dello sfruttamento, per salvare il loro posto di lavoro. Non è servito a niente. Nessuna protezione, stipendi non versati, fino al sequestro dei materiali della New Trade per mano della Guardia Forestale. Intanto, la Silda iniziava a mostrare tutte le sue fragilità: non solo ha smesso da tempo di pagare i compensi dovuti ai lavoratori, ma ha accumulato sempre maggiori debiti con i fornitori. Fino al licenziamento di 160 lavoratrici, comunicato il 12 luglio scorso, per l’assenza di garanzie sulla formazione “on the job”.
È possibile che al momento della riconversione, sottoscritta negli uffici del Mise il 29 maggio 2012, nessuno si sia accorto della inaffidabilità del progetto presentato dalle società? Perché nessuno ha monitorato il rispetto degli accordi di riconversione? E ancora, i soldi che la Silda ha ricevuto da Golden Lady, i 10.800 euro che ogni dipendente sacrificò per comprarsi un nuovo posto di lavoro, che fine hanno fatto? Si tratta di circa 2,5 milioni di euro che nessuno sa dire a quale titolo siano stati offerti alla Silda, in che voce di bilancio sono finiti e come sono stati impiegati.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno presidiato per giorni lo stabilimento, evitando che i titolari della Silda prelevassero materiali e macchinari. "Il presidio è l'unico modo per rimettere in moto tutta la vertenza: il fallimento della riconversione ex Golden Lady è sotto gli occhi di tutti" hanno raccontato le operaie "Dal 15 luglio, la Silda ha licenziato tutti, ovvero le 160 persone che erano rimaste sulle 220 che inizialmente erano state riassorbite".
Stiamo preparando un esposto particolare alla magistratura. Al di là, però, di quello che deciderà la giustizia, per noi la battaglia continua perché la golden ladt aveva promesso che i 300 lavoratori sarebbero rimasti.
"La vicenda Golden Lady sta assumendo sempre più caratteri di estrema gravità. - ha spiegato Rucci - Occorre fare chiarezza sulla fallita riconversione industriale, chiedere una nuova interlocuzione con l'azienda Golden Lady e riaprire il tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico”, ha promesso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini: “Su questi obiettivi, ho assunto impegni con una delegazione di lavoratori che stanno presidiando lo stabilimento".
L’incontro si terrà oggi, nelle stanze del ministero dello Sviluppo economico (Mise), alle ore 16. "Auspichiamo che anche il Ministero prenda atto della follia di questa riconversione, che si è rivelata un bluff": ha commentato Giuseppe Rucci, segretario provinciale filatem Chieti della Cgil.
Aspettando l'incontro al Ministero di oggi, la tensione in Val Sinello rimane altissima.