Una cinquantina tra cittadini, studenti universitari e delle scuole hanno partecipato ieri a una manifestazione di riappropriazione delle piazze nel centro storico dell'Aquila, promossa dal collettivo universitario Link e dall'Unione degli studenti (Uds).
Tre piazze (Regina Margherita, Santa Maria Paganica e piazza Palazzo) nelle quali si sono letti ad alta voce dei passi di Le città invisibili di Italo Calvino. Un'iniziativa nata dal desiderio di rendersi "meno invisibili" e pronti a riconquistarsi - con forme alternative alle classiche - la strada, gli spazi dispersi di un centro e di una città dalle caratteristiche notoriamente peculiari come è L'Aquila oggi. Una generazione di invisibili che vive in un posto suo malgrado unico, peraltro divenuto tale nel periodo buio delle crisi identitarie, e delle politiche economiche e sociali, le quali vanno innegabilmente a influenzare la quotidianità delle ruote più giovani del carro.
Coraggio. La sensazione è stata di avere di fronte persone di coraggio che, armate di libro e megafono, leggevano amplificate dal vuoto roboante del vuoto centro storico aquilano. Ci vuole coraggio a organizzare una manifestazione, nel giovedì palcoscenico del (pienamente legittimo) bivacco serale, e nei mesi in cui sembra che L'Aquila, in qualche modo, si stia rendendo conto di essere tornata a una seppur lenta ma reale normalità.
Ce ne voleva negli anni scorsi, quando l'eccezionalità della vita portò a una risposta intensa della parte attiva aquilana, ma di coraggio ce ne vuole soprattutto oggi. Partendo (quasi) da zero e tentando di crescere, all'interno di un contesto territoriale e spaziale spiazzante, e in un'ottica nazionale che proietta il triste deserto dello spontaneismo movimentista.
Le donne e gli uomini che ieri hanno affrontato il freddo e il vuoto cosmico dei palazzi vecchi e nuovi - di fronte ai quali non ha senso neanche intonare il classico Scendi giù, scendi giù, manifesta pure tu - hanno avuto coraggio.
"E' solo l'inizio, da domani partiremo con una campagna di lungo respiro, per fondare un senso nuovo della parola partecipazione, da ormai troppo tempo interpretata in modo sbagliato dalla politica, e ingiustamente calata dall'alto", hanno detto, sottolineando come "tramite l'immaginazione si possa cambiare, mentre si sta già cambiando".
Un nuovo modo di intendere le relazioni sociali, le dimensioni spaziali, i rapporti, la politica e anche il passato, il presente e il futuro del comprensorio aquilano. In un territorio dove i giovani e i giovanissimi, assieme ai migranti e agli anziani, rappresentano la fascia che con maggiori difficoltà riesce a vivere la quotidianità. Basti pensare ai tanti problemi legati a servizi di base, come la mobilità.
In una città che molto più della media nella provincia italiana ha visto negli ultimi sette anni l'attivismo politico di parti importanti della popolazione, l'upgrade di energie fresche e il coraggio delle azioni non può che essere nuova necessaria linfa vitale.