"Desta preoccupazione il progetto sul quale è stato posto l'accento alcune settimane fa dalla Deputazione di Storia Patria negli Abruzzi e dalla locale sezione di "Italia Nostra". Vale a dire il paventato ampliamento del complesso dell'ex monastero agostiniano, più noto come ex sede della Prefettura. Tale progetto prevederebbe di fatto un estensione del complesso verso sud-ovest che andrebbe a cancellare lo spazio di piazza Santa Maria di Bagno".
E' la denuncia dell'Archeclub dell'Aquila, che fa riferimento al paventato ampliamento del palazzo simbolo nelle ore immediatamente successive al terremoto del 2009, nella direzione di via San Francesco di Paola, all'Aquila.
"L'auspicio è che ci sia la possibilità di un dialogo aperto con la città, come dovrebbe essere consuetudine in ogni progetto riguardante spazi ed edifici pubblici che caratterizzano e definiscono l'aspetto e la memoria consolidata della città stessa", conclude l'associazione aquilana.
La nota completa di Archeoclub L'Aquila
La notizia di questi giorni riguardante la pedonalizzazione di viale Michele Jacobucci e la 'riconnessione' del palazzo dell'Emiciclo ai giardini può essere letta in modo positivo perché va a riqualificare uno spazio importante della città di L'Aquila. Tale intervento sembra infatti richiamare l'intento originario con cui venne realizzato il Palazzo dell'Esposizione (oggi noto come "l'Emiciclo"), già Ospizio di San Michele dei Cappuccini, ossia un'ampia esedra in stretta relazione con i giardini pubblici a fondale monumentale del lato est dell'area.
L'auspicio è che l'intervento avvenga nella tutela e nell'arricchimento del verde pubblico esistente.
Desta invece preoccupazione il progetto sul quale è stato posto l'accento alcune settimane fa dalla Deputazione di Storia Patria negli Abruzzi e dalla locale sezione di "Italia Nostra". Vale a dire il paventato ampliamento del complesso dell'ex monastero agostiniano, più noto come ex sede della Prefettura. Tale progetto prevederebbe di fatto un estensione del complesso verso sud-ovest che andrebbe a cancellare lo spazio di piazza Santa Maria di Bagno nel quale, tra l'altro, sorgeva in passato l'omonima chiesa allineata all'asse di via San Francesco di Paola all'incrocio con la via al Campo di Fossa. L'ampliamento chiuderebbe quindi l'accesso immediato all'asse rettilineo di via Campo di Fossa.
Tale ipotesi suscita perplessità per due ragioni: da un lato l'intervento andrebbe ad alterare una porzione della maglia urbana angioina così come in gran parte conservatasi nei secoli, anche in occasione delle precedenti ricostruzioni della città; dall'altro andrebbe a privare quel settore urbano di un importante - seppur piccolo - spazio aperto di raccolta, rilevante quindi ai fini della sicurezza in caso di emergenza.
Sarebbe invece auspicabile che la piccola piazza venisse riqualificata nel rispetto del suo assetto attuale, per esempio con destinazione ad area verde.
Il dibattito su specifici progetti come quello in questione, ripropone la necessità dell'apposizione di un vincolo paesaggistico sul centro storico, come proposto già in altre occasioni; tale vincolo potrebbe fornire indirizzi generali di riferimento applicabili poi nello specifico dei singoli interventi architettonici e urbanistici.
L'auspicio è che anche nel caso in questione di piazza Santa Maria di Bagno ci sia la possibilità di un dialogo aperto con la città, come dovrebbe essere consuetudine in ogni progetto riguardante spazi ed edifici pubblici che caratterizzano e definiscono l'aspetto e la memoria consolidata della città stessa.