"Sono da sempre impegnato per la difesa dell'acqua dalle istanze privatrizzatrici di lobby come Federutility e, per questo, farò sentire la mia voce di dissenso in seno all'amministrazione. Il Comune ha probabilmente assicurato il patrocinio senza averne valutato pienamente le conseguenze".
Parole dell'assessore Fabio Pelini che, nella mattinata di ieri, aveva partecipato alla conferenza stampa del 'Foro Italiano dei Movimenti per l'Acqua' che ha deciso di contestare il 'Festival' organizzato in città da Federutility. "La Federazione ha difeso e portato avanti le spinte privatizzatrici del servizio idrico, ha rappresentato gli interessi di gestori che non hanno sinora mai applicato quanto deciso dai cittadini e sono i primi protagonisti dello sperpero dell'acqua in tutta Italia, Abruzzo compreso", la denuncia dei movimenti.
Peccato che stamane, a presenziare la conferenza stampa di presentazione dell'evento, sia stato il vice sindaco, Roberto Riga: "Non ho nulla da rispondere all'assessore Pelini. Non posso che ribadire la posizione già assunta dal Sindaco che ha valutato in termini positivi l'iniziativa, decidendo di sostenerla. Non ci confrontiamo sul dibattito tra privatizzatori e movimenti, non si parlerà di questo: il Festival dell'Acqua vuole mettere a confronto tutte le potenzialità che ci sono su tutto quello che si muove intorno all'acqua, per tutelare questo bene comune nell'interesse dei cittadini aquilani, nel nostro caso, e italiani più in generale. Sarà anche occasione per ragionare su di una norma che possa garantire agli enti locali un ruolo da protagonista in questo senso. Credo sia utile trovare momenti di confronto piuttosto che di scontro".
Una proposta, in realtà, è già arrivata dal Foro dell'Acqua: "Il Comune dell'Aquila dimostri di voler perseguire le indicazioni emerse dallo straordinario successo referendario del giugno 2011 ripubblicizzando la Gran Sasso Acque che, vogliamo ricordarlo, pur essendo a totale capitale pubblico, è comunque una Spa. Per ripubblicizzazione - ha chiarito il portavoce abruzzese, Renato Di Nicola - intendiamo l'affidamento della gestione ad un soggetto di diritto pubblico, ad una azienda speciale".
Una proposta che, evidentemente, Federutility non ha alcun interesse a sostenere: "Rispettiamo l'esito del referendum, chi afferma il contrario dice il falso", sottolinea a NewsTown Mauro D'Ascenzi. "La Federazione non ha preso posizione perché ha, al suo interno, persone che la pensavano in maniera diversa sui quesiti votati nel giugno 2011: questo non vuol dire, però, che difendiamo le spinte privatrizzatrici. Anzi. La vittoria referendaria ha permesso la creazione dell'Autority dell'energia, per regolare le tariffe. Erano decenni che come Federazione, e soprattutto per l'acqua, chiedevamo fosse istituita una autorità di controllo del nostro lavoro. Il referendum, in questo senso, non ha fatto altro che aiutarci. Ora, l'esito referendario ha stabilito che non è obbligatorio privatizzare la gestione dell'acqua e che, in Italia, è possibile praticare le tre forme di gestione previste dalle normative europee: la gestione pubbblica, privata e mista. Questo ha stabilito il referendum e Federutility è assolutamente in linea. Aggiungo che in realtà, la nostra azienda, rappresenta per lo più le gestioni pubbliche, come la Gran Sasso Acque".
Società per azioni, l'abbiamo detto, e non una azienda speciale come chiedono i Movimenti per l'acqua. Questione di interpretazioni: a sentire Federutility, il referendum avrebbe semplicemente stabilito che non è obbligatorio privatizzare la gestione dell'acqua. In realtà, però, a giugno del 2011 è accaduto altro: 27milioni di italiani hanno votato 'Si' perché l'acqua non fosse privatizzata, la gestione rimanesse pubblica e non si permettesse a nessuno di fare profitto sull'acqua. Un indirizzo politico chiaro, che non può essere disconosciuto.
Come mai, dunque, Federutility ha deciso di presentare una memoria "ad opponendum" al ricorso presentato dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e da Federconsumatori presso il Tar della Lombardia, relativamente al nuovo metodo tariffario del servizio idrico approvato dalla AEEG che è in palese violazione del secondo quesito referendario? "Non si può pensare che c'è qualcuno che è depositario del giusto e che, quindi, può presentare ricorsi, e che al contrario chiunque abbia una obiezione rispetto a quel ricorso sia il diavolo", risponde D'Ascenzi. "Ci sono evidentemente delle posizioni diverse. La questione della tariffa è molto complicata perché l'esito referendario ha abrogato solo parte del dispositivo precedente. Quel che resta dice che la tariffa deve coprire tutti i costi reali tra cui anche la remunerazione del capitale, riconoscendo gli oneri finanziari. Se passiamo dai principi alla loro reale applicazione non si possono non riscontrare dei problemi: c'è chi offre una interpretazione e chi ne suggerisce un'altra. Mi sembra sia parte della discussione: il Forum invoca la democrazia nell'acqua ma sono davvero poco democratici nei nostri confronti".
In altre parole, i principi sanciti da 27milioni di italiani sarebbero di difficile applicazione pratica. Perché sia tanto complicato rendere esecutiva la volontà popolare, fare in modo che l'acqua resti un bene comune, gestito da aziende speciali totalmente pubbliche senza scopo di profitto, resta francamente un mistero. Evidentemente è il popolo dell'acqua a non capire, se è vero che la posizione del Governo Letta, in tal senso, è abbastanza chiara. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Michele Fina, già assessore della Provincia dell'Aquila tra il 2004 e il 2010, oggi capo segreteria del ministero dell'ambiente guidato da Andrea Orlando: ha annunciato la presenza del Ministro al Festival dell'Acqua e svelato qualcosa di più anche delle iniziative che l'esecutivo intende sostenere nei prossimi mesi. "Sono qui per rinnovare il mio apprezzamento all'iniziativa di Federutility, per ringraziarvi di aver costruito un appuntamento di seria riflessione e di confronto. Il dibattito aiuta a fare passi avanti. La risorsa acqua ha bisogno di trovare nella classe dirigente del paese attenzione e impegno perché si passi da alcune indicazioni generali, da alcune parole d'ordine, alla concretezza delle scelte. Ci sono evidentemente delle differenze".
"C'è stato il referendum, e adesso?", si chiede Fina. "Che cosa si fa? Abbiamo l'esigenza di definire alcuni aspetti normativi. Abbiamo bisogno di tutelare il bene, risparmiando e rendendo il servizio sempre più efficiente".
Eccola, di nuovo, l'esigenza di rendere applicabili i principi sanciti dal referendum. Ecco anche la soluzione: il piano 'Destinazione Italia', presentato dal Governo, prevede un corposo piano di svendita e privatizzazione delle aziende pubbliche nazionali e dei servizi pubblici locali. Una chiara violazione politica dell'esito referendario.
"Dietro questo Festival", denunciano i Movimenti per l'acqua, "si cela una sorta di 'water common washing' con l'ingiustificata appropriazione da parte di Federutility del tema dell'acqua bene comune, esclusivamente finalizzata alla creazione di una propria immagine positiva o, per meglio dire, di una immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti della mercificazione di tale bene". E se avessero ragione?