Giovedì, 29 Marzo 2018 16:16

La lotta per il ripristino delle autonomie comunali: il libro di Cavalieri e Panone tra i finalisti del Premio Città di Siena

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Il gruppo scrittori senesi ha comunicato a Walter Cavalieri e Claudio Panone, autori del volume “La lotta per il ripristino delle autonomie comunali soppresse dal fascismo. Il caso Paganica. Proposte per il futuro del territorio aquilano”, recentemente presentato a Paganica, che l’opera è tra le finaliste della III edizione del Premio Letterario Città di Siena nella Sezione Editi Saggi.

La cerimonia di premiazione si terrà il 25 maggio presso l’Università per Stranieri a Siena.

L'opera di ricerca storica, fondata su un gran numero di documenti d'archivio, ripercorre tutte le iniziative messe in atto nei decenni scorsi per il recupero delle antiche municipalità sacrificate nel 1927 al progetto della "Grande Aquila" voluto da Adelchi Serena, con particolare riguardo al caso di Paganica. I cittadini di Paganica non ricordano con gioia quel 1927, anno V dell’era fascista, quando il podestà aquilano Adelchi Serena, vedendo l’egemonia dell’Aquila in ambito regionale minata dalla perdita dei territori sottratti dalla sua provincia per la nascita delle province di Pescara e Rieti (volute dai due potenti gerarchi Acerbo e Potenziani), volle approfittare, a suo modo, del Regio Decreto numero 1564 del 29 luglio dello stesso anno.

Il podestà fece affiggere, il 5 settembre 1927, il manifesto che annunciava agli aquilani la modifica del territorio comunale con l’annessione di Arischia, Bagno, Camarda, Lucoli, Paganica, Preturo, Roio, Sassa e la frazione San Vittorino del Comune di Pizzoli. Con questo decreto sparivano dalla scena amministrativa realtà umane e sociali che molto avevano combattuto per affermare la propria identità; il sacrificio di sette comuni (Lucoli sarà reintegrato nel 1947) si consumava per le ambizioni del regime che voleva creare “a futura e perenne memoria, la Grande città - capoluogo degli Abruzzi”.

I Comuni cercarono di opporsi all’aggregazione ma Adelchi Serena minacciò podestà e fasci dei Comuni interessati. Le proteste più dure si ebbero a Paganica, Lucoli ed Arischia: il podestà di Paganica, Alessandro Vivio e lo storico Gioacchino Volpe cercarono di opporsi ma il direttorio del fascio di Paganica, tramite il suo segretario espresse un parere favorevole allo smantellamento del Comune.

Con la creazione della “Grande Aquila” si voleva dare esecuzione all’ambiziosa vasta operazione di trasformazione urbanistica e di sviluppo turistico della città. Il complessivo impegno finanziario, sostenuto per questo piano di radicale trasformazione dell’impianto urbano della città e di crescita turistica, comportò una gravosa esposizione debitoria dell’Amministrazione podestarile. Intenso e sistematico fu, di conseguenza, il prelievo di risorse che si verificò nei centri aggregati: gli ex Comuni vennero sottoposti a pesanti tributi sui terreni, elevati di 4-5 volte rispetto ai carichi di tassazione applicati dalle precedenti amministrazioni autonome. Questa intensa pressione dette luogo ad accesissime proteste in tutti i centri annessi, come la generale sollevazione avvenuta nel 1930. Ma i moti più veementi furono registrati proprio a Paganica, nel 1934, dove gli abitanti ingaggiarono scontri con la forza pubblica intervenuta a punire i riottosi alle imposizioni fiscali.

Alla fine dell’estate dello stesso anno si costituì a Paganica un Movimento autonomistico la cui opera di repressione fu coordinata dal podestà dell’Aquila Giallorenzo Centi Colella, uomo di fiducia e successore di Serena alla massima carica cittadina.

Dal punto di vista amministrativo i Comuni aggregati furono enormemente trascurati: non fu attuata la minima strategia di interventi che potessero favorire prospettive, se non di crescita, almeno di mantenimento ed iniziò subito una progressiva demolizione delle identità e delle dignità degli ex Comuni con soppressione di tutti gli Uffici del Dazio e di Conciliazione; a Paganica fu soppressa anche la Pretura.

Terminata la seconda guerra mondiale, con la sconfitta del fascismo e della monarchia e l’avvento della Repubblica, il tarlo autonomista riemerse: nel 1945 si formò il “Gruppo di agitazione per l’autonomia di Paganica”. L’iniziativa fu fatta fallire nel 1948 dal potere politico (da un deputato aquilano) nonostante la favorevole delibera della Deputazione Provinciale. In questo periodo solo Lucoli riuscì a riappropriarsi della propria autonomia comunale. Così pure non ebbe l’esito sperato l’iniziativa del 1951. In seguito, paradossalmente però, proprio l’istituzione dei Consigli di Circoscrizione e le loro difficoltà, per non dire impossibilità a gestire i tanti problemi delle frazioni, fece riemergere una diffusa voglia, tra i semplici cittadini, di una gestione autonoma e nel 1987 si formò il “Comitato per la ricostituzione del soppresso Comune di Paganica”. Il 18 dicembre 1992 la Corte Costituzionale disse no all’ennesimo tentativo della ricostituzione dei Comuni di Arischia e Paganica, sempre per condizionamenti della politica aquilana! Una sezione del libro è poi dedicata all'attualità del terremoto e della ricostruzione post-sisma, senza trascurare gli aspetti ambigui e discutibili legati soprattutto all'abbandono dei centri minori. Infine, alcune considerazioni e proposte degne di dibattito riguardano un possibile nuovo assetto amministrativo fondato sulle aggregazioni di Comuni in entità comprensoriali.

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