Mercoledì, 04 Dicembre 2013 17:22

“Sposati e sii sottomessa”: le pratiche estreme delle donne vere

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Se ti dicessero che nel 2011 è stato pubblicato, e recentemente persino ristampato, un libro intitolato “Sposati e sii sottomessa - pratica estrema per donne senza paura”? Dopo un’iniziale incredulità, sentiresti probabilmente la necessità di andare su internet in cerca di sarcasmo, per scoprire, invece, che è proprio come sospettavi. E i post, presenti nel blog dell’autrice Costanza Miriano, non farebbero che aumentare il tuo sconcerto.

“Con ‘Sposati e sii sottomessa’ ho cercato di diffondere tra le mie amiche quello che ricordo per prima a me stessa, e cioè che lo specifico della donna è l’accoglienza, la capacità di smussare e, di stare sotto, 'con l’intuizione - come scrive Joseph Ratzinger - che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione’”, spiega Miriano.

Il libro che ha fatto tanto scalpore in Spagna, dove è uscito in luglio nella versione “Cásate y se sumisa”, non sembra aver sconvolto più di tanto le donne e gli uomini del nostro Paese. C'è da chiedersi cos'altro serva, oltre all'associazione tra 'matrimonio' e ‘sottomissione’.

Ma andiamo con ordine. Pensiamo a nostra figlia, amica o sorella che abbia meno di 18 anni e il cui background culturale sia senz’altro volubile a quanti rivendicano ideologie che sembrano “rivoluzionarie”. Per lei, come per tante altre, affidarsi alle parole di questa autrice sarebbe come puntare l’orologio a cinquant’anni fa con una visibile differenza: 50 anni fa l’ideale di donna era sì la brava moglie e la premurosa madre, ma non le si chiedeva di avere una vita professionale perché era l’uomo che “portava i soldi a casa”.

Oggi la donna ambisce a trovare un ‘posto’ anche fuori dalle mura casalinghe ma capita ancora che, una volta tornata dalla sua famiglia, debba farsi carico di ogni cosa: madre, moglie, donna in carriera. E così accade che, invece di avere donne che ribadiscono la volontà di riappropriarsi - all’interno di un rapporto coniugale - della parità, nel libro leggiamo di una donna che propone esattamente il contrario, in perfetto stile cattolico. “Tutto il processo che si sono inventati di ‘liberazione’ della donna ‘uguagliandola’ all’uomo è un grande inganno, il grande inganno del mercato, al quale il femminismo si è prestato con un’infantilità non scusabile”, si legge nel blog della scrittrice.

Eppure questo anticonformismo può spingere verso una concezione della emancipazione come male che la società ha trainato con sé, nella modernità e nel capitalismo. Quest’idea che ci sembra così folle, in realtà ha già fatto il suo corso: è in quelle donne che incontriamo tutti i giorni per strada e che orientano la loro vita in base a canoni dettati dagli uomini. In questo, il “nuovo femminismo” non aiuta e non sembra essere la via ideale per una presa di coscienza delle barriere e dei pregiudizi che ancora bisogna abbattere. Non è necessario pensare alle violenze, casalinghe e non, basta volgere lo sguardo alle piccole cose, ai “particolari” che costruiscono, tassello dopo tassello, una mentalità retrograda.

Generazioni dopo generazioni, giovani donne hanno dovuto infatti “disimparare” regole e convenzioni che le madri le imponevano o facevano intendere; e purtroppo, la nostra generazione non sarà l’ultima a dover abbattere ancora un tassello. Pratiche “sotterranee” come questa sono ciò che resta di quel “femminismo sessantottino di piazza” che, apprezzato o meno, ha fatto sì che si raggiungessero le libertà di cui noi donne godiamo oggi: una reazione uguale e contraria a secoli di privazioni, niente di più. L’auspicio è che l'ex-giornalista di Rai Tre non pensi davvero che sia questa la strada giusta per far funzionare un rapporto e per mandare avanti una famiglia e che sia stata spinta unicamente da una buona idea di marketing.

E’ stata, in questo senso, un’ottima intuizione quella di far uscire il libro in Spagna, il Paese più liberale d’Europa. Inoltre sul blog dell’autrice è apparso, nel periodo clou delle polemiche, un post di Feliciana Merino, direttore del 'Centro di studi per la donna Maryam' e membro del consiglio direttivo della casa editrice Nuevo Inicio, (la stessa che ha proposto la ristampa del volume) in cui in sostanza prende le difese della scrittrice attaccando la stampa, accusata di essere stata spinta solo da una “golosa polemica”; eppure nel blog sono archiviati tutti gli articoli a riguardo e vengono spesso pubblicate interviste che non fanno altro che accrescere il fenomeno mediatico intorno a quello che vantano come un “caso letterario”.

In uno degli ultimi post, Costanza Miriano parla di strumentalizzazione del suo libro come pretesto delle femministe spagnole per scagliarsi contro la Spagna clericale e avanza anche una ipotesi: “se dovessero censurare me, andrebbero ritirate dal mercato tutte le copie in spagnolo della Bibbia, laddove parla di ‘marito capo della moglie’ o di sodomia come ‘passione infame’”.

Quello che forse la scrittrice non ricorda è che la Bibbia non è stato di certo scritta nel 2011. Ognuno alla fine fa ciò che vuole, fortunatamente, ma non basta scrivere un libro e dire “se volete non compratelo”: una scrittrice e giornalista dovrebbe sapere che le parole hanno un peso, non conta se siano state utilizzate per generare scalpore. Se le donne hanno lottato per far sì che le cose cambiassero, forse è perché quello che secondo l’apostolo Paolo sarebbe un “regalo” che loro spontaneamente fanno al loro uomo, sottomettendosi alla sua volontà, non è così “naturale” come vogliono farci credere.

Siamo d’accordo che la forza della donna non sta nella sua omologazione alla natura maschile ma proprio nella sua diversità: il rischio è che questa forza venga sfruttata dalla società. Il fatto che la donna abbia alcune capacità, non significa che debba sacrificare la propria vita per la realizzazione dell’altro e, che ne dicano, l’amore è un’altra cosa.

Ultima modifica il Lunedì, 09 Dicembre 2013 14:41

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