Sabato, 23 Giugno 2018 15:25

Gran Sasso, parlamentari boicottano incontro su messa in sicurezza acquifero

di 

Ieri sera, nessuno dei 21 parlamentari eletti in Abruzzo ha accettato di partecipare all'incontro sul problema della sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso organizzato dall'Osservatorio Indipendente sull'Acqua del Gran Sasso con il patrocinio dell'Amministrazione Provinciale di Teramo.

"È sconcertante che nessuno dei parlamentari abbia ritenuto utile confrontarsi su un tema che riguarda la vita di 700.000 abruzzesi", sottolineano WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d'Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI. "Tutti i deputati e i senatori eletti in Abruzzo hanno almeno una parte del territorio della loro circoscrizione che utilizza l'acqua dal Gran Sasso: dovrebbe essere un loro interesse primario occuparsi di un bene così importante per l'ambiente, la salute dei cittadini e lo sviluppo di un'intera regione".

Ieri sera, solo l'On. Valentina Corneli del Movimento 5 Stelle aveva annunciato la sua presenza, comunicando però a pochi minuti dall'inizio dell'incontro l'impossibilità a raggiungere Teramo a causa del blocco delle strade per il maltempo. "Da parte degli altri parlamentari risposte di circostanza e in diversi casi neppure quelle. La politica nazionale è stata una delle grandi assenti del dibattito dopo l'incidente dell'8 e 9 maggio 2017: i parlamentari eletti nella passata legislatura non hanno assunto nessun reale ruolo e sono mancate anche le più semplici iniziative. Se le assenze di ieri sera sono un segnale di quanto avverrà anche in questa legislatura, la situazione è veramente preoccupante".

I rappresentanti delle associazioni che formano l'Osservatorio e alcuni cittadini intervenuti hanno comunque tenuto una riunione nel corso della quale si è fatto il punto sulla situazione e si sono programmate prossime azioni. "Prima fra tutte, la partecipazione di una delegazione alla riunione della "Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso" che si terrà lunedì 25 giugno a L'Aquila. In questa riunione, dopo più un anno dall'ultimo incidente, dovrebbero essere presentati i progetti di messa in sicurezza richiesti all'Istituto di Fisica Nucleare e alla Strada dei Parchi. Fino ad ora la Regione si è sempre rifiutata di far partecipare come uditori i rappresentanti dell'Osservatorio alle riunioni della Commissione, nonostante la partecipazione dovrebbe essere garantita ai portatori di interesse riconosciuti dalla Costituzione. Lunedì, l'Osservatorio sarà fisicamente presente in Regione a L'Aquila con una propria delegazione e chiederà ancora una volta di poter partecipare non essendovi alcuna plausibile ragione a questo divieto di partecipazione".

Sarà inoltre di certo riproposto dall'Osservatorio il confronto con i parlamentari "perché fermamente convinti della necessità di portare a livello nazionale la problematica della sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso e perché non si ritiene che i massimi rappresentanti della collettività possano sottrarsi al confronto con i cittadini su un tema così importante".

Intanto stamane, a Pescara, gli attivisti della Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso hanno inscenato un sit-in davanti alla sede della Regione. "Non si può andare avanti con le omissioni sull'acqua bevuta dai cittadini, vogliamo che sia varata la Carta delle Aree di Salvaguardia dell'acqua per l'intero Abruzzo e che siano allontanate le sostanze pericolose dall'acquifero del Gran Sasso stoccate irregolarmente nei Laboratori", le richieste degli attivisti.

La redazione della Carta delle Aree di Salvaguardia è un obbligo per la Regione Abruzzo dal 2006. "Sono passati 12 anni e l'ente è ancora inadempiente, quando stiamo parlando del bene comune per eccellenza necessario per la vita. In realtà nel 2014 l'Ente d'Ambito, l'Ersi, ha affidato l'incarico ad uno studio che ha riconsegnato il lavoro che ora, almeno da ottobre 2017, giace nei cassetti della regione. Nelle aree perimetrate devono essere imposti dei vincoli di utilizzo del territorio, con limiti ad attività rischiose per la qualità dell'acqua, dalle cave alle industrie insalubri".

L'Abruzzo sta già scontando gravi problemi per la scorretta pianificazione delle attività umane, da Bussi al Gran Sasso. "Non si può perseverare con gli errori, come, ad esempio, localizzare una megacava da 2,7 milioni di mc e 20 ettari a poche centinaia di metri dalle Sorgenti del Pescara da cui sgorgano 7.000 litri di acqua purissima al secondo", sottolineano gli ambientalisti.

Giovedì scorso, grazie anche all'audizione del Forum H2O, il comitato VIA della Regione ha chiesto un approfondimento sul rischio idrogeologico dell'intervento ma in assenza delle Aree di Salvaguardia questo progetto surreale rischia di andare avanti. "Ancora più incredibile l'omissione circa l'allontanamento delle sostanze pericolose dall'acquifero del Gran Sasso. Come abbiamo dimostrato, le 1.000 tonnellate di acqua ragia e le 1.292 di trimetilbenzene sono state stoccate irregolarmente nei Laboratori. La legge (Art.94 del D.lgs.152/2006) prevede anche l'allontanamento di queste sostanze ma non viene applicata. In caso di grave incidente perderemmo per decenni l'acqua usata da 700.000 persone, comprendendo L'Aquila e tutto il teramano. La messa in sicurezza del sistema Gran Sasso deve passare intanto per il rispetto di questa legge. Non si può pensare di considerare l'acqua come un bene disponibile all'infinito, visto che già oggi il 50% delle falde abruzzesi è classificato in categoria 'scadente' per il livello di inquinamento raggiunto".

Ultima modifica il Sabato, 23 Giugno 2018 23:57

Articoli correlati (da tag)

Chiudi