Lunedì, 06 Gennaio 2014 10:20

Porta Barete, Ciccozzi revoca la firma: "Non esiste bellezza senza sicurezza"

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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Antonello Ciccozzi docente di antropologia culturale presso l'Università degli Studi dell'Aquila, inizialmente tra i 39 firmatari del documento a favore della proposta di Mosignor Antonini sulla riqualificazione dell'area di Porta Barete. Il fronte degli studiosi ora scende quindi a 38.

La nota di Ciccozzi:

"Avendo approfondito una serie di elementi emersi dal dibattito pubblico, sento la necessità di revocare il sostegno personale che ho inizialmente accordato alla proposta di "innovazione antichizzante" di porta Barete: pur ritenendola ancora per certi versi condivisibile, ho realizzato che essa costituisce un momento di un progetto complessivo che reputo ispirato a ideali pericolosi".

"A un primo sguardo m'era parsa una soluzione sufficientemente accettabile di riqualificazione del patrimonio storico-artistico-architettonico, inserita entro una visione articolata e organica di ricostruzione capace di restituire un'idea complessiva di città (cosa che mi è sembrata un passo avanti rispetto alle carenze delle proposte istituzionali). Rivedendo meglio la questione sono emerse delle perplessità. Il problema non è tanto che la comoda e nefasta retorica del "com'era dov'era", più che essere superata, finisce per implodere in un "come fu" votato all'innovazione antichizzante (che può essere comunque una scelta con aspetti di legittimità), o che in queste operazioni si avvertono, al solito, dei preoccupanti sentori di ambiguità in cui il valore della patrimonializzazione culturale minaccia di farsi veicolo di torbidi interessi politico-economici".

"Quello che proprio non mi sembra il caso di condividere è il diktat generale proposto da mons. Antonini nella sua idea complessiva di città: che la ricostruzione debba avvenire nell'imperio di un cosiddetto "canone supremo della bellezza". Senza stare a discutere circa un certo dozzinale assolutismo con cui è oggettivato e quindi imposto un principio complesso come il concetto di bellezza, personalmente non mi pare accettabile che, nel discorso del monsignore, questo valore finisca con il sussumere completamente quello della sicurezza. Se proprio ci si vuol mettere a cercare princìpi superiori, a mio parere, in una città ad altissimo rischio sismico il valore supremo della ricostruzione non può che essere quello della sicurezza sismica: L'Aquila deve essere rifondata a partire da un principio inderogabile di massima riduzione della vulnerabilità strutturale del tessuto urbano".

"L'unica certezza che abbiamo è che prima o poi L'Aquila sarà aggredita da un nuovo terremoto distruttivo. Quest'acquisizione rimanda a un onere verso i posteri, che è quello di diminuire la loro esposizione al rischio di crolli. Il 6 aprile 2009 ci sono stati 309 morti, forse sarebbero stati 3mila se il terremoto fosse avvenuto di giorno, o 30.000 se fosse durato qualche secondo in più (visto che gran parte delle abitazioni, dopo mezzo minuto di scuotimento, erano giunte alla soglia del crollo). Non possiamo permetterci il lusso miope rimuovere quest'aspetto della questione; e, se penso a questo, l'idea di guidare la ricostruzione a partire dal "canone supremo della bellezza" lascia intravedere tutta la sua elementare pericolosità. Quando arriverà il prossimo terremoto non potremo ripararci sotto un'apparenza di qualità che senza resistenza si rivelerebbe ingannevole".

"Per come la vedo, prima rifare il maquillage alle nostre chiese, magari pensando che questo le possa meglio attrezzare per la salvezza celeste delle anime, bisogna pensare alla salvezza terrena dei corpi di chi vive e vivrà in questa città. Per questo, a voler ridurre la questione all'osso, prima d'innovare in nostri già pericolosi monumenti con merli, pietre ed effetti medievalizzanti vari, mi preoccuperei che questi elementi non cadano in testa a qualcuno, insieme al resto. Non sarebbe affatto bello. E in questo senso si capisce che all'Aquila non esiste bellezza senza sicurezza. Anzi, che in questa città la sicurezza è bellezza; che nella ricerca di canoni supremi il Monsignore inverte delle priorità".

"Certo, poi mi rendo conto che, in teoria, gl'interventi proposti dal Prelato potrebbero anche trovare modo di realizzarsi nel rispetto di criteri di sicurezza sismica; ma il non aver posto questo valore come inderogabile, anzi l'averlo escluso del tutto dalla visione di città proposta, configura di per sé un quadro non condivisibile di preoccupante leggerezza nei confronti di un aspetto fondamentale. È una questione di princìpi e di priorità".

"Con questo non voglio affermare che, facendoci atterrire dalla paura del prossimo terremoto, dovremmo rinunciare tout court all'emotività dell'abitare che viene dall'estetica della pietra: voglio dire che dobbiamo comprendere l'ambivalenza della pietra, il suo veicolare insieme bellezza e pericolosità, per governare la relazione futura tra il corpo della città e quello dei cittadini. La pietra può essere sicura come il cemento armato, mi dicono i tecnici, ma a patto di trattarla a partire dal valore della sicurezza (e rendere sicura la pietra costa). Concludo specificando che ritengo comunque l'iniziativa di mons. Antonini un fatto complessivamente positivo: si può condividere o no, ma si tratta di una proposta di alto profilo che suggerisce la possibilità di elevare il dibattito sulla ricostruzione – che sarà molto più lunga di quanto promesso nei proclami dei politici – al livello che la città meriterebbe".

 

I residenti Via Roma 207: Assessore Moroni non ci ha mai convocato per il 7 gennaio

I residenti di via Roma 207, la palazzina più coinvolta finora nel progetto di Porta Barete, in una nota, ci tengono a precisare che non hanno ricevuto per il 7 gennaio alcun invito da parte dell'Assessore alle Opere pubbliche del Comune dell'Aquila, Alfredo Moroni.

"Apprendiamo sabato 4 gennaio dalla stampa on line - specificano gli inquilini - di essere stati convocati dall'amministrazione comunale per un incontro previsto per il 7. Essendo sabato, uffici chiusi, e non avendo ricevuto alcuna comunicazione, rispondiamo anche noi sulla stampa. Leggiamo che il palazzo "resterà lì" (assicura l'Assessore), unici problemi la cessione di una "porzione di terreno" e "il livello di accesso allo stabile" che "dovrebbe scendere". Siamo esterrefatti da quanto sta accadendo: chiediamo di sapere quali altri condomini in ricostruzione nelle adiacenze delle mura urbiche siano stati convocati, perché cominciamo a pensare che ci sia un intento persecutorio nei confronti del condominio di via Roma 207 da parte dell'amministrazione comunale.

"Infatti - prosegue il Comitato di inquilini - nel video che tanto piace all'assessore Moroni (da noi ritenuto un'operazione propagandistica priva delle più elementari cognizioni tecniche e architettonico/urbanistiche) appaiono vari edifici snaturati (o addirittura assenti!) rispetto a quanto esistente, ma Moroni non parla di altre convocazioni, solo del civico 207. Come pure non ci sembra che Moroni abbia pubblicamente convocato gli altri condomini in ricostruzione nelle adiacenze delle mura e delle porte urbiche (quelle esistenti!) sparsi in tutta la città. Come già chiesto più volte, torniamo a chiedere a questa amministrazione qual è l'idea per il recupero dell'intera cinta muraria, ritenendo che un qualunque progetto (ad ora inesistente) non possa limitarsi ad una sola porzione di pochi metri e solo all'interno della cinta muraria. Attendiamo una risposta".

"Leggiamo (sempre sulla stampa) - concludono da Via Roma - della convocazione di nostri "rappresentanti legali": saremo sottoposti a processo? In caso un legale non sia disponibile, visti i giorni di festa e la mancata convocazione, saremo forniti di un legale d'ufficio? Da questa amministrazione, evidentemente, come cittadini, dobbiamo difenderci".

Ultima modifica il Lunedì, 06 Gennaio 2014 11:06

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