Una democrazia in cui si riconoscano le libertà classiche senza che vengano fatti valere anche i diritti sociali non è una vera democrazia.
E' questa la tesi di fondo esposta da Piero Calamandrei nel libro L'avvenire dei diritti di libertà, appena pubblicato dall'editore Galaad.
Il volume è stato presentato all'Aquila, all'interno di un'iniziativa organizzata dalla Coalizione sociale, da Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale all'Università di Teramo, autore anche della prefazione.
"La tesi di Calamandrei" spiega Di Salvatore "è che non basta proclamare le libertà classiche. Bisogna riconoscere anche i diritti sociali perché solo se godono dei diritti sociali le persone sono in condizione di esercitare le libertà. Solo se posso sfamarmi, essere curato se sto male, avere un lavoro, potrò esercitare le libertà classiche per costruire la comunità politica".
Calamandrei - giurista, scrittore, docente universitario, esponente di Giustizia e Libertà, fondatore del Parito d'Azione e padre costituente - scrisse i saggi raccolti nel libro all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondialee e del crollo del fascismo, ponendosi una serie di problemi molto attuali: "Ad esempio" afferma Di Salavatore "si chiede come tutelare le libertà da tentazioni autoritarie, come attuarle, che ruolo deve assegnare alla Corte costituzionale, se affidarsi a una tutela sovranazionale dei diritti cioè a un diritto europeo. Calamandrei osserva che il riconoscimento dei diritti sociali è condizionato dalla disponibilità economica. Per poter avere un ospedale, ad esempio, e far sì non venga chiuso, come accade oggi, c'è bisogno di una serie di condizioni, tra cui la disponibilità economica dello Stato, che però oggi è incisa dagli atti della governance economica europea".
Una delle ragioni all'origine della fortuna dei movimenti, dei partiti e dei leader populisti di oggi, è proprio la mancata attuazione del disegno di Calamandrei sui diritti sociali: "La crisi economica che incide sui diritti sociali" spiega Di Salvatore "fa sì che la gente sia sempre più arrabbiata. La mancata rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale fa sì che ci si affidi al pensiero populista e che si attui una polarizzazione della politica, nell'illusione che possa essere qualcuno a salvarci. E' più facile parlare alla pancia dei cittadini che alla testa e al cuore".
"Oggi gli italiani" osserva Di Salvatore "hanno forse poco a cuore la libertà perché pensano che il valore fondamentale sia quello della democrazia, nell'illusione che poter dire sempre la propria, anche attraverso i social, equivalga a partecipare al gioco democratico. In realtà nel rapporto libertà/democrazia deve sempre prevalare la libertà. Io i miei diritti li esercito a prescindere da quello che pensa la maggioranza. La democrazia è decisione della maggioranza ma i diritti sono soprattutto garanzia della minoranza: garanzia di parlare anche contro quello che pensa il governo di turno ad esempio".