"La sinistra si è scavata la tomba con le sue mani quando ha cominciato a mettere da parte i temi dell'immigrazione e delle periferie, delegandoli a Salvini e accontentandosi dell'indignazione".
La denuncia è di Gamal Bouchaib, già consigliere straniero del Comune dell'Aquila, responsabile immigrazione di Sinistra Italiana. "Una volta, l’esplosione irresistibile delle contraddizioni capitalistiche di cui siamo testimoni in queste anni ci avrebbe perfino entusiasmato. Da Trump all’ultimo morto per fame nel Sahara, il sistema sta collassando su se stesso in un’orgia di individualismi ed egoismi per proteggere profitti e confini; in questo scenario, però, la sinistra semplicemente non c’è. Si limita al solidarismo delle dame di San Vincenzo".
Accoglienza non vorrà dire nulla se a muoversi saranno milioni di africani affamati da un Occidente padre e padrone; respingere non significherà nulla se non trasformare l'Italia e l'Europa in una Israele grande come un Continente, "circondato da muri da cui sparare a raffica in attesa che, come sempre, la demografia prevalga sulla demagogia".
L'Europa imploderà sul tema migranti, sostiene Gamal Bouchaib; "in Gran Bretagna, i laburisti di Jeremy Corbyn condividono le ansie dei conservatori riguardo agli effetti dell’immigrazione comunitaria sul mercato del lavoro; in Germania, i socialdemocratici hanno avallato ripetute restrizioni del diritto d’asilo, talvolta 'superando a destra' persino i cristiano-democratici. In Italia, il Partito Democratico si è fatto promotore di politiche di contrasto dell’immigrazione che, di fatto, hanno lasciato la gestione del fenomeno ai signori della guerra libici, una strategia condannata apertamente dal Consiglio d’Europa e da organizzazioni umanitarie come Amnesty International. Questo silenzio potrebbe rivelarsi fatale per la sinistra".
C’è però un rimedio, sostiene Bouchaib: "parlare di immigrazione. Parlarne tanto. E parlarne bene. Per farlo, però, è necessario che la sinistra italiana superi alcuni pregiudizi e tragga spunto dall’esperienza di altri paesi".
E dunque:
1) sull’immigrazione la sinistra deve agire e non più reagire. "Con l’eccezione di LEU, tutti i partiti italiani mettono al centro delle loro politiche sull’immigrazione questioni quali la riduzione dei flussi, la sicurezza e la lotta all’immigrazione irregolare, temi cari alla destra. Quando si parla di immigrazione si parla quasi esclusivamente di 'clandestini' e rifugiati. Questa visione, oltre a fare gioco alla destra populista, ignora la realtà dei fatti: richiedenti asilo e irregolari rappresentano solo una porzione minima della popolazione straniera in Italia. E’ necessario che la sinistra prenda atto – con orgoglio – che l’Italia è un paese di immigrazione. Ciò significa smettere di parlare del 'problema immigrazione' e iniziare a discutere attivamente di integrazione e diritti dei migranti";
2) diciamolo: senza immigrazione, l’Italia non può sopravvivere. "Uno studio di Bankitalia ha recentemente posto in evidenza che, senza l’apporto dei cittadini stranieri, tra vent’anni il 40% della popolazione si dovrà fare carico del restante 60%. Già oggi, l’economia nazionale non potrebbe funzionare senza i due milioni e mezzo di lavoratori e le circa 600.000 imprese gestite da stranieri. Senza l’apporto degli immigrati, il pil pro capite sarebbe sceso negli anni della crisi del 7,4% e non, come accaduto, del 4,8%. Questo significa che, senza immigrati, oggi tutti gli italiani sarebbero più poveri;
3) l’immigrazione non è una questione di bandiera. "È opinione comune che il tema immigrazione polarizzi fortemente l’elettorato. A parlare di immigrazione si rischia, dunque, di perdere voti. Una serie di sondaggi condotti dall’iniziativa 'More in Common' in vari paesi d’Europa, tuttavia, ha dimostrato che, posta di fronte a quesiti specifici, la maggioranza dei cittadini non ha un’opinione definita. La ragione: in media nei paesi dell’Europa occidentale solo il 20-25% della popolazione è nettamente contrario all’immigrazione. Una percentuale analoga di elettori è invece nettamente favorevole. La 'maggioranza silenziosa' è, quindi, suscettibile a mutamenti di opinione dovuti a fattori contestuali. Così alcuni elettori moderati si dicono favorevoli all’immigrazione quando essa beneficia l’economia. Altri, vicini alle comunità religiose, percepiscono l’accoglienza dei migranti come un dovere umanitario. Con un’adeguata comunicazione è dunque possibile – e auspicabile – spezzare l’assedio dei populisti a questi temi;
4) la sinistra deve aprire il dialogo a livello locale. "Da un sondaggio condotto alcuni anni fa in varie periferie disagiate d’Europa, laddove la destra populista fa incetta di voti, è emerso che se la popolazione locale viene coinvolta nelle politiche di accoglienza l’immigrazione è vista in modo nettamente più positivo. Una distribuzione dei migranti sul territorio, gestita in maniera autoritaria sulla base di quote rigide – come avviene di regola in Italia – provoca invece reazioni ostili. Alla radice del sentimento anti-immigrazione di alcune aree depresse non c’è dunque la 'guerra tra poveri', bensì un legittimo desiderio di partecipazione. I partiti della sinistra devono dunque aprire tavoli di discussione a livello locale in cui affrontare apertamente dubbi e insicurezze dei cittadini;
5) l’immigrazione riguarda tutti, quindi bisogna parlarne con tutti. "All’inizio degli anni 2000, all’apice di una grave crisi economica ed occupazionale, il governo tedesco iniziò a valutare l’opportunità di una legge quadro sull’immigrazione. Il primo passo fu convocare una commissione di esperti provenienti da tutti i settori cruciali della società: economia, impresa, sindacati, università, scuola, associazioni religiose e umanitarie. Grazie a questo approccio, la Germania è riuscita a creare un vasto fronte di sostegno alle politiche dell’integrazione, fronte che ha retto persino all’arrivo di più di un milione di richiedenti asilo. Su questo modello, le forze della sinistra potrebbero coinvolgere sindacati, imprenditori, esponenti del mondo cattolico e del terzo settore per creare una piattaforma su cui costruire progetti a livello locale e nazionale;
6) in ultimo, bisogna parlare di immigrazione nel modo giusto. "Stando ad un’indagine della commissione 'Jo Cox', più della metà degli italiani pensa che gli immigrati siano un 'peso' o una 'minaccia' per la società. Pochissimi italiani possono però dire di avere subito direttamente gli effetti negativi dell’immigrazione. La loro opinione sul tema deriva in larga misura dalle informazioni diffuse dai mass media. Il rapporto annuale dell’associazione 'Carta di Roma' ha messo in luce come la stragrande maggioranza dei servizi giornalistici sul tema dell’immigrazione siano affetti da sensazionalismo e facile allarmismo. E’ dunque necessario che la sinistra si impegni per sostenere un’informazione responsabile, criticando chi, per fare ascolti, suscita intenzionalmente un allarme sociale. Contemporaneamente è necessario rafforzare il lavoro delle redazioni che favoriscono un approccio plurale e approfondito al tema".