Mercoledì, 03 Aprile 2019 23:25

L’Aquila del terremoto, ‘il più grande set d’Europa’ tra il 2009 e 2010

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IL 2009 - “Ascolti record in tutte le edizioni del tg1 nella giornata del terremoto in Abruzzo. Il tg1 ha registrato uno share intorno al 30% nelle edizioni delle 6 e 30, delle 7.00 e delle 8.00 con un picco del 43 e 1% nell’edizione delle 9.30. La straordinaria delle 11, durata oltre un’ora, ha realizzato uno share del 33% e l’edizione delle 13.30 il 32 e 4, con 5,7 milioni di ascoltatori. La straordinaria dalle 15.00 alle 16.00 ha avuto un ascolto del 21%. L’edizione principale delle 20.00 è confermata leader dell’informazione con uno share del 33 e 9% e con un ascolto medio di 8,7 milioni di ascoltatori e picchi di quasi 10 milioni. Lo speciale TG1 “Porta a porta”, condotto da Bruno Vespa con David Sassoli inviato sulle zone del disastro, ha avuto uno share del 27% e una media di 6,7 milioni di ascoltatori. Record anche per l’edizione on line del TG1 che raccoglie le offerte di aiuto e volontariato. IL TG1 è presente in Abruzzo con 8 inviati e 9 operatori dall’alba di lunedì (6 aprile 2009 ndr)”Questo virgolettato è testualmente cosa dice la giornalista, di cui non ho trascritto il nome all’epoca, all’apertura dell'edizione del telegiornale della prima rete alle 13.30 il 7 aprile 2009.

REGISTI E MACERIE - Poi: i primi interventi al confine tra racconto giornalistico e cinematografico vengono promossi da uno dei maggiori quotidiani italiani La Repubblica, che chiama a raccolta Mimmo Calopresti, Francesca Comencini, Ferzan Ozpetek, Michele Placido e Paolo Sorrentino, per girare alcuni cortometraggi per il “format” intitolato “Cinque registi tra le macerie”. Le riprese si svolgono nei giorni immediatamente dopo il terremoto e ogni regista dà il suo contributo per far conoscere ciò che è accaduto a L'Aquila, ai paesi circostanti, ai suoi cittadini. È ancora tutto intriso di urgenza, con gli sguardi impressionistici di chi non può avere avuto il tempo di indagare, ma ha voluto prestare il proprio “nome” per lasciare una testimonianza.

DICECHE - Seguendo invece la reazione della città terremotata, in termini di produzione audiovisiva, significativo è il blog diceche.com di Antonio Fruci, Francesco Paolucci e Mauro Montarsi che utilizzano l'ironia, per quanto possibile, per raccontare ciò che li circonda. L'obiettivo di diceche.com è di alleggerire il “morale delle truppe”, di tratteggiare e sdrammatizzare il “personaggio” del terremotato mediatizzato che si affaccia all’orizzonte dei palinsesti e del web e allo stesso tempo di stigmatizzare l'approccio dei media. Un'intuizione felice, rivolta soprattutto ai più giovani costretti ad affrontare mesi di disorientamento spaziale e identitario; diceche.com ironizza proprio su quell'identità sismica provvisoria che il terremoto aveva assegnato agli aquilani e che si sarebbe sedimentata, nel tempo, in forme e appartenenze differenti, lasciandosi alle spalle il naturale affratellamento immediatamente successivo allo shock.

WEB, SCUOLE, FILM, FESTIVAL, G8 - Dal web arriva anche la serie From Zero che documenta la vita nelle tendopoli, ideata da Stefano Strocchi per Croce Rossa, che così descrive il progetto: “Abbiamo girato con tre troupe guidate da tre registi. Dal 29 agosto ai primi di dicembre siamo stati in Abruzzo in 'continuato', dal 15 settembre sul sito viene inserito un episodio al giorno. I protagonisti inizialmente erano sei, sono poi diventati dodici. Siamo poi tornati qualche giorno fa per chiudere tutte le storie: con l'episodio della vigilia di Natale, che vedrà protagonista Nicoletta (una delle più cliccate!), avremo portato a termine il progetto. Tutti hanno mutato la loro situazione rispetto all'estate, non sempre - purtroppo - in meglio” (cinefestival.blogosfere.it). Una dichiarazione che ben rappresenta le priorità di un percorso produttivo/distributivo seppure a sostegno di un territorio in cerca di aiuto.

A L'Aquila la presenza di una scuola di cinema, l'Accademia dell'Immagine, con i suoi allievi, favorisce la produzione di alcuni cortometraggi (L'essenziale è invisibile agli occhi con Regina Orioli e Corrado Fortuna e Immota manet con la voce di Filippo Timi) con l'apporto di docenti e professionisti, restituendo in questi brevi racconti i sentimenti contrastanti e complementari di speranza e disillusione verso il futuro.

Il cortometraggio realizzato da Dino Viani, Canto 6409, viene presentato al festival di Cannes e racconta la situazione degli “sfollati” ospitati nelle strutture alberghiere delle località balneari abruzzesi, privi delle proprie abitazioni. Nel 2009 vedono la luce anche due lungometraggi sul terremoto dell'Aquila. Uno interamente girato all'interno della tendopoli di Collemaggio e diretto da Emiliano Dante (Into the blue), sguardo accurato e dubbioso; l'altro, L'Aquila bella mé di Pietro Pelliccione e Mauro Rubeo, documenta lo smarrimento, la rabbia e i tentativi di riorganizzazione, tra aprile e settembre 2009, da parte dei cittadini colpiti dal terremoto.

Alla decisione del Governo Berlusconi di spostare il summit del G8 a L'Aquila dall'isola della Maddalena è dedicato Le crepe nel G8, prodotto da ActionAid e, nel settembre del 2009, va in onda un corretto reportage giornalistico di Presa diretta, trasmissione televisiva di Rai3, che riassume cinque mesi di vita post sismica, con gli alloggi di emergenza voluti dal Governo Berlusconi quasi in via di assegnazione ad una parte di cittadini. Anche la forma del videoclip interviene a raccontare e solidarizzare con L'Aquila, grazie alla cantante aquilana Simona Molinari con il suo Nell'aria e il brano Domani, interpretato da molti artisti italiani.

CONCLUSIONE 2009 - Dopo il 6 aprile, fino a fine anno, L'Aquila si ritrova anche in moltissime altre tracce di video ‘amatoriali’, impossibili da censire. Le immagini dell’Aquila viste nel 2009 inevitabilmente rinviano all’immediatezza del dolore, la morte di 309 persone aleggia con la sua carica di rabbia e prostrazione. Il luogo della catastrofe è il luogo della precarietà e della frammentazione, l'enormità dell'evento, l’incredulità dei testimoni è palpabile nelle interviste, ma allo stesso tempo iniziano ad emergere i temi della protesta e della denuncia che prenderanno corpo più decisamente nel 2010 con l’esigenza di riaffermazione dell'identità di un luogo distrutto, con la denuncia dei disagi e delle procedure della fase emergenziale, con l'esortazione ad intraprendere battaglie di tutela per il territorio e per i cittadini.

IL 2010 - Il 2010 sarà l’anno dell’abbondanza con la circolazione di numerose produzioni, alcune delle quali orientate ad un maggiore approfondimento. Tra queste la più nota al pubblico è forse il film di Sabina Guzzanti Draquila, l’Italia che trema sul “sistema Protezione civile” e sulle attività specifiche svolte a L'Aquila su mandato del Governo Berlusconi (allestimento delle tendopoli, prima assistenza, spostamento del summit G8 dalla Maddalena, gestione della costruzione di alloggi provvisori per i cittadini sfollati) e sulle altre competenze nel capitolo dei “Grandi eventi” e delle emergenze in Italia. “Sabina Guzzanti […] non offre grandi rivelazioni ma sostiene con sintetica chiarezza e grande efficacia tre proprie convinzioni: per Berlusconi, il terremoto è stata un'occasione irripetibile per riprendersi da una situazione personale spinosa; più che in altri casi, la Protezione civile e i «poteri speciali all'uomo speciale» Guido Bertolaso hanno dimostrato di essere il braccio operativo del presidente del Consiglio; i cittadini aquilani non son mai stati consultati sul destino proprio e della propria città e ancora oggi patiscono” (Lietta Tornabuoni, La Stampa). Ma Draquila non è l'unico lungometraggio su L'Aquila e soprattutto non è l'unico che si concentra sul tema della gestione del terremoto da parte del Governo italiano, premier Silvio Berlusconi, attraverso lo strumento della Protezione civile, con a capo Guido Bertolaso.

Alberto Puliafito firma sull'argomento Comando e controllo, inserendo, come Guzzanti, L'Aquila nel panorama della gestione non trasparente delle emergenze in Italia. Sempre Puliafito realizza Yes We Camp un reportage sui movimenti cittadini nati a L'Aquila dopo il 2009 per affermare alcune battaglie per il monitoraggio dei processi di ricostruzione e di disgregazione sociale.

LE RISATE E I SOLDI - Nel febbraio del 2010 la diffusione da parte degli organi di stampa della telefonata, intercettata nell'ambito di un'inchiesta sul G8, tra Francesco Piscicelli e suo cognato Pierfrancesco Gagliardi, scatena una importante protesta nella città dell'Aquila. Nella telefonata i due soggetti si compiacevano che il terremoto dell'Aquila potesse rappresentare per loro fonte di guadagno, le loro parole dopo 10 mesi dal terremoto piombano su una città ancora completamente invasa dalle macerie, chiusa e con cittadini sradicati. La rabbia esplode e una serie di manifestazioni mobiliteranno molte persone a sgombrare dalle macerie, più o meno simbolicamente e con mezzi di fortuna e “carriole”, alcune zone del centro dell'Aquila. Ju tarramutu di Paolo Pisanelli tratta anche questa vicenda in un film fatto di testimonianze e partecipazione alla materia narrata, dopo i 15 mesi di riprese sul campo “Pisanelli...non solo filma e documenta, ma si concede anche il lusso di ricostruire, inventare, coinvolgendo nel “gioco del cinema”, coloro che hanno deciso di abitare il suo film” (Giona A. Nazzaro, Micromega).

Anche Diego Bianchi parla di rabbia, di rassegnazione, di carriole e di risate, in un reportage andato in onda per la Rai e disponibile anche on line per il format ideato dallo stesso Bianchi, Tolleranza Zoro.

Il regista aquilano Luca Cococcetta firma invece Radici – L’Aquila di cemento guardando al futuro della ricostruzione di una città e ai rischi urbanistici e sociali delle scelte che essa comporta. Sempre da L'Aquila Gabriele Sabatino Nardis realizza una documentazione di un anno di vita tra i disagi delle persone travolte dal terremoto. Action Aid nel 2010 torna ad occuparsi dello spostamento del G8 da La Maddalena a L'Aquila con le nove puntate dell'inchiesta L'Aquila a pezzi, per la regia di Cecilia Mastrantonio e Sebastiano Tecchio. È sempre il modello dell'inchiesta a dare forma a Colpa Nostra, diretto da Walter Nanni e Giuseppe Caporale, che ripercorre le responsabilità politiche nella gestione del territorio abruzzese e quindi anche dell'Aquila post sisma.

Ciò che invece si poteva fare prima e non è stato fatto è il tema di Sangue e cemento (Gruppo Zero), uno sguardo retrospettivo sulla scarsa cultura della prevenzione e sulla poca informazione sul rischio sismico in Italia e a L'Aquila. Dal 6 aprile fino al G8 è la parabola temporale che traccia Uscita di sicurezza, di Giuseppe Bianchi, incrociando le vite do un parroco, un fotoreporter, una coppia e alcuni membri dei comitati cittadini. Il lavoro prende ispirazione dall'omonimo testo di Ignazio Silone.

FINZIONI - Nel 2010 altre rappresentazioni della realtà aquilana scelgono chiavi di lettura differenti, un esempio è La città invisibile, un lungometraggio di finzione diretto da Giuseppe Tandoi con protagonisti due studenti universitari determinati a non interrompere il proprio percorso di vita nella città terremotata. Una produzione dai toni completamente diversi, restando nell'ambito della finzione, è Il giorno della Shoah, di Pasquale Squitieri trasmesso sulla Rete 4 di Mediaset, con Claudia Cardinale e Giorgio Albertazzi, nei ruoli di Alberto e Ester che nel 2009 vanno a L'Aquila in cerca di una famiglia del posto.

CULTURA - Su L'Aquila si susseguono testimonianze, interpretazioni, appelli. Per la rinascita del teatro L'Aquila: la cultura rinascente, di Lourenco De Almeida si affida ai volti e alle parole di Gigi Proietti, Piera Degli Esposti, Mascia Musy e molti altri. L'Aquila Fenice e Minimondi con Voci per uscire dal silenzio di Francesco Paolucci proseguono nel ribadire la necessità della ripresa culturale del capoluogo abruzzese raccogliendo le adesioni di, tra gli altri, Mario Monicelli, Mimmo Calopresti, Dacia Maraini, Gherardo Colombo, Marino Sinibaldi, Valentino Parlato. Il fotografo Mario Dondero è invece il Virgilio di Macerie di Paolo Serbandini e Giovanna Massimetti.

Tra i cortometraggi ancora una produzione “scolastica” dell'Accademia dell'Immagine, del Centro Sperimentale di Cinematografia e di CO2 Onlus con la supervisione alla regia di Gianfranco Rosi e Stephen Natanson, dal titolo L'Aquila. Un anno dopo. Il regista Giancarlo Planta, invece, con Tornando a L'Aquila, dove aveva girato Angelus Hiroshimae prima del terremoto, ripercorre i “set” da lui conosciuti e ormai distrutti. Il corto I giganti dell'Aquila di Francesco Maria Artale ruota intorno alle voci e ai volti dei giocatori della prima squadra di rugby della città. Ad una riflessione urbanistica e al rapporto essere umano/città è dedicato il lavoro di Sue Alice Okukubo e Eduard Zorzenoni, dal titolo The wounded brick coinvolgendo il parere di alcuni “esperti” come Vittorio Gregotti, Stefano Boeri, Lorenzo Romito, Vezio de Lucia, Friedrich von Borries, Hartmut Häussermann, Gottfried Böhm, Pauhof Architects, Harry Glück.

MUSICA - Il capitolo dei video musicali dedicati a L'Aquila non è privo di testimonianze nemmeno nel 2010, sono più di uno i videoclip firmati da musicisti noti nel panorama nazionale e da band locali. La comunità del capoluogo abruzzese nel 2010 viene chiamata a partecipare ad un canto liberatorio nel video Doma' (coordinatori Andrea Angelosante, Francesco Paolucci, Ivan Aquilio e Mauro Montarsi), adattamento di Domani dedicato a L'Aquila. Donna d'Onna è un brano dedicato al paese di Onna da Gianna Nannini, Giorgia, Laura Pausini, Giorgia, Fiorella Mannoia, il cui videoclip è estratto dal concerto tenuto a Milano, Stadio di San Siro, con la regia di Gaetano Morbioli.

CONCLUSIONI PROVVISORIE - Il 2010 potrebbe essere definito l’anno della rabbia che esplode dopo lo stordimento della catastrofe. Una rabbia fisiologica per una condizione di disagio imposta da una natura incontenibile, una rabbia anche alimentata da chi trovava modo di speculare sulla tragedia. La denuncia attraverso le immagini ha aiutato a sfogare il senso di frustrazione, permettendo che quel che accadeva all’Aquila travalicasse i confini locali. Allo stesso tempo però una narrazione più conciliante viene trasmessa da alcune emittenti televisive, per far sì che L’Aquila appaia un problema risolto o ben governato, nell’ottica di un ampliamento del consenso dell’opinione pubblica per una classe politica e dirigente in eterna campagna elettorale.

La giornalista Maria Luisa Busi inviata a L’Aquila, a febbraio 2010, nel corso una contestazione nei confronti del Tg1, così si espresse: «Capisco la situazione e capisco gli aquilani. Posso dire che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere dell'informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto dopo il terremoto. Posso solo dire che quello che ho visto all'Aquila in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita». Qualche tempo dopo la giornalista interruppe il suo rapporto di lavoro con il Tg1 e queste sono le sue dichiarazioni in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia del 2012: «L'Aquila è stato il luogo deputato alla propaganda, una sorta di esperimento, è diventato un nuovo luogo metapolitico, perfetto per rappresentare il populismo mediatico che nasconde e camuffa, che racconta ma non racconta…Il populismo mediatico si è concentrato a L'Aquila, laboratorio dell'efficienza di questa rappresentazione, del suo perfezionamento. Si è stati talmente bravi a far credere che tutto vada bene che poi la gente ci ha creduto, e non solo gli italiani ma anche all'estero l'immagine del miracolo aquilano ha funzionato…Non c'è niente di più volgare e pornografico di approfittare dell'immagine di un luogo di morte».

Ultima modifica il Venerdì, 05 Aprile 2019 10:49

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